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Luciana Lamorgese. Un ministro in corto circuito

Il consiglio provinciale sulla sicurezza di Milano si è svolto in prefettura, come ogni lunedì. Anche il ministro dell’interno Luciana Lamorgese ha partecipato. Tema del tavolo di confronto operativo delle autorità che si occupano della sicurezza a Milano e provincia sono i fatti venuti alla luce sui giornali e nelle chat dei social network fra capodanno e questa stessa mattina. Il ministro ha dovuto affrontare i giornalisti specializzati in cronaca nera proprio la mattina dell’arresto di altri due ragazzini nordafricani, di cui uno di 16 anni e approdato clandestinamente a Lampedusa.

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Ha iniziato tentando di declassare a normalità i fatti di capodanno di piazza Duomo compiuti da bande di ragazzini marocchini e bande di ragazzini egiziani con un “anche gli italiani compiono violenze sessuali.” Le prime parole del ministro riguardavano un corto circuito di comunicazione, ma non intendeva questo.

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Il Corto circuito di Luciana Lamorgese

Si sa che la conferenza stampa di un ministro che corre in una città dove sono successi dei fatti gravi come quelli del capodanno in piazza Duomo per partecipare ad un vertice sulla sicurezza ha più valenza politica che amministrativa e Luciana Lamorgese la conosciamo da tempo. Inizia qualunque discorso dando la colpa agli italiani e alla polizia, anche quando fa il ministro dell’interno e il capo della polizia è lei.

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Il corto circuito cui si riferiva era quello accaduto, secondo lei, tra una sua lettera circolare che imponeva alle forze dell’ordine di usare il “pugno duro” contro i manifestanti, e il “pugno duro” che ha tenuto la polizia di stato con le cariche nei confronti degli studenti che manifestavano a Milano, lo scorso 5 gennaio per Lorenzo Parelli, un ragazzo 18 anni morto per un infortunio sul lavoro mentre era in stage a Udine. Un manifestante era rimasto ferito alla testa durante una carica della polizia.

La polizia, da quanto capito dal discorso di Luciana Lamorgese, non aveva bene interpretato la sua circolare sul pugno duro con i manifestanti. Il sospetto, tanto palese da essere negato immediatamente dallo stesso ministro, è che il ministro intendesse che il pugno duro andava usato contro le manifestazioni dei no vax, e non contro quelle degli studenti. La sensazione ispirata dalle parole di Luciana Lamorgese è che la sua interpretazione della circolare ministeriale sia stata ampiamente contestata dai partecipanti al vertice, tanto da farla parlare di corto circuito comunicativo. E’ stata molto al di sotto dei suoi soliti toni.

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Gli sguardi che le ha rivolto il sindaco in alcuni momenti , erano così eloquenti da far capire che durante il vertice devono essere volati, civilmente, molti stracci e che Luciana Lamorgese, ministro o no, abbia dovuto prendersi le sue responsabilità evitando di accollarle in toto alla polizia. E’ stato, in un certo senso, divertente sentire Luciana Lamorgese chiedere maggiori tutele per i manifestanti, però non ha aggiunto che se la polizia non le applica solo ai manifestanti che piacciono a lei si va in corto circuito, ma ho il fortissimo dubbio che la pensi così.

198 poliziotti neo assunti in più a giugno per cercare di risolvere una situazione che ne richiederebbe almeno un migliaio in più, esperti ed ora

luciana lamorgese,beppe sala. Luciana Lamorgese. Un ministro in corto circuito - 08/02/2022

Il ministro pensava di presentare ai giornalisti i nuovi apporti di uomini per la polizia di Stato di Milano come conquista per migliorare la sicurezza cittadina, e sostenere il sindaco Sala, finito in un tritacarne mediatico per i fatti di piazza Duomo a capodanno. Non ha raggiunto il suo scopo perchè questa mattina si è diffusa la notizia dell’arresto di altri 2 violentatori della notte di capodanno. 2 ragazzini egiziani di cui uno, di 16 anni, arrivato lo scorso agosto a Lampedusa, non accompagnato e clandestino.

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I giornalisti

Tra le tante cose che la pandemia ha decimato devono esserci anche i giornalisti di sinistra perchè in questa conferenza stampa, cosa piuttosto rara fino al 2019, non c’era nessuno disponibile a reggere il sacco al ministro e al sindaco. Il ministro Lamorgese e il sindaco Beppe Sala sono stati messi davanti alla realtà dei fatti. I problemi di criminalità di Milano si riferiscono oggi ai soprusi dei ragazzini di Marocco ed Egitto, che quando sono italiani, sono immigrati da Marocco ed Egitto di seconda generazione.

Beppe Sala ha tentato di ribaltare le cose approfittando di un errore di una giornalista, che nella sua domanda ha indicato Baggio come quartiere malfamato invece della vicina San Siro ( tra piazza Segesta e la famigerata piazza Selinunte). Un errore comprensibile, dato che anche Baggio, nel passato, aveva la sua bella reputazione, che è stata ora ampiamente superata da quella di altri quartieri e vie. Il sindaco Beppe Sala si è fortemente ribellato e ha difeso strenuamente la reputazione del quartiere di Baggio, cercando di estendere la difesa a tutta la città. Non ce la ha fatta.

La prevenzione e l’educazione

Le domande dei giornalisti vertevano tutte sui fatti della notte di capodanno e sui responsabili. Sindaco e ministro dell’interno hanno parlato di solidarietà nei confronti dei ragazzi immigrati, di disagio giovanile, di necessità di fare prevenzione investendo sull’educazione dei ragazzi collaborando con le famiglie. Non li ha aiutati la consapevolezza che tutti in sala stampa sapevano degli arresti dei rapper che creavano loro stessi il disagio giovanile, rapinando e picchiando coetanei e ragazzini e sparandosi in strada per vendetta e per la divisione delle commesse discografiche.

Secondo Luciana Lamorgese gli atteggiamenti violenti dei ragazzi sono dovuti alla mancanza di rapporti sociali e alla DAD che ha creato solitudine. E’ una teoria. I giovani hanno sofferto moltissimo per gli effetti delle restrizioni imposte per combattere la pandemia. Non si capisce però perchè solo i giovani marocchini ed egiziani abbiano trasformato la solitudine creata dalla DAD in azioni violente, rapine e stupri di gruppo. Gli altri italiani ed extracomunitari, come cinesi e africani, non lo hanno fatto. La DAD non sembra influire in modo particolare neppure sui giovani latinos delle pandillas, di cui conosciamo gli atti terrificanti.

La politica

Il tentativo di ascrivere alla contrapposizione politica il tritacarne mediatico in cui è finito il sindaco non è ben riuscito. Beppe Sala ha dato la colpa al viceministro on Alessandro Morelli e all’assessore regionale alla sicurezza Riccardo de Corato. I loro nomi aleggiavano sulle sue labbra. Non li ha nominati ma li ha descritti benissimo. Si è lamentato che Alessandro Morelli gli avesse dato la responsabilità di quanto succede. In consiglio comunale le opposizioni hanno chiesto le dimissioni dell’assessore alla sicurezza Marco Granelli.

Secondo Beppe Sala c’è un gap fra la realtà e quello che la destra enfatizza e cita il fatto che gli omicidi volontari in città sono pochi. In effetti sono circa una decina all’anno, comprendendo anche il femminicidio (l’ex delitto d’onore). Dalla stampa è stato fatto notare che il problema di Milano non sono certo gli omicidi volontari (meno male) ma è quella che si può definire microcriminalità diffusa, furti, rapine circolazione della droga, violenza, risse, pull up.

Però il sindaco è convinto così, da la colpa ai socialmedia, e alle chat che diffondono video ( si riferisce in particolar modo alla chat telegram milanobelladadio, welcome to favelas, risse italiane e altre), anche se non appena il ministro Luciana Lamorgese accenna a citare la differenza fra sicurezza percepita e sicurezza reale, la ferma con lo sguardo. Beppe Sala dice di essere rinfrancato dal fatto che ai nuovi agenti di polizia locale, di aggiungeranno i 198 nuovi poliziotti.

Guai in arrivo per la provincia di Milano

Ho posto una domanda al ministro . “Quando con questi nuovi arrivi di poliziotti la sicurezza di Milano migliorerà, succederà come succede sempre, cioè che i problemi di violenza di questi ragazzini si sposteranno nei comuni della provincia di Milano. Avete previsto nel vertice dell iniziative per prevenire il fenomeno?” il ministro mi ha risposto che si tratta di nuove assunzioni, non che sposteranno i poliziotti dalla provincia a MIlano.

Una domanda semplice, ma molto provocatoria. Il ministro con la sua risposta ha svicolato, ma nel farlo mi ha dato alcune conferme. La prima è che non sa un tubo di ciò che succede a Milano e che non gli interessa se non dal punto di vista politico. E’ venuta a Milano per confortare e appoggiare Beppe Sala, non per studiare delle soluzioni ai problemi di criminalità che hanno investito la città.

Infatti ci sono solo due modi per risolvere la situazione: o eliminare il problema mandando via da Milano i delinquenti oppure destinare a Milano un numero di poliziotti doppio rispetto al numero di delinquenti. Cioè, o li elimini o li contieni. L’allontanamento dei delinquenti da Milano causerà sicuramente una ricaduta degli stessi problemi sui comuni della Provincia e il numero di nuovi poliziotti non basta per contenere i delinquenti. Beppe Sala è anche il sindaco della città metropolitana.

La seconda conferma: ha risposto che si tratta di nuove assunzioni non di spostare personale dalla provincia verso Milano. Non era questa la domanda ma l’informazione data mi ha convinto che è proprio ciò che intende fare e che al ministro Luciana Lamorgese non importa nulla del milione di persone che vive nei comuni della provincia di Milano. Lo scopo della visita a Milano era solo politico. Appoggiare Beppe Sala.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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