In gita a veder le Palme in piazza Duomo
Fermo restando che Milano era è e sarà sempre una grande Milano, oggi rimango allibita nel vedere deturpato il salotto buono di Milano : ovvero Piazza Duomo.
Com’è possibile permettere che Piazza Duomo venga “violentata” da manie radical chic? O meglio, da manie modaiole sinistroidi, e sostituire piante autoctone e in sintonia con il paesaggio con banane, palme e baobab? E il tutto per accontentare una catena di intrattenimento internazionale!
Dov’è finito il rispetto e l’ammirazione per i nostri avi che per secoli, con la Fabbrica del Duomo hanno reso grande Milano e il suo simbolo, il “Dom”?
Milanesi, Lombardi svegliamoci e diciamo basta!
Io rivoglio la Milano da bere, dove svettavano la pubblicità dell’Alemagna e del Campari.
Amo la Milano capitale d’Europa e del Mondo che parli tante lingue, ma che su tutte si torni a parlare l’italiano e il lombardo.
Rivoglio l’osso buco e le Madonne che brillano
Rivoglio la Milano degli ambulanti “terun” che negli anni sono diventati di Milano parte integrante. Belli i ristoranti di sushi, ma Rivoglio la trattoria del “Meglio” in via Morgagni dove si mangiavano ossi buchi con risotto e cotoletta, Rivoglio le “Pizzerie Bella Napoli” e meno Kebab. Rivoglio la Milano della vera fiera degli Obei/Obei, non il Suck Arabo dei nostri giorni. Vorrei tornare a sentire il profumo del panettone, delle caldarroste e non di strane spezie.
Vorrei tornare in un bar e ordinare spuma e gazzosa e non intrugli mitteleuropei.
Vorrei risentire le musiche di casa nostra. Che non parlano di scimmie che danzano, ma di “Madonne” che brillano. Sentire ancora l’armonia del saluto al ghisa o all’ofellet. Voglio che alla prima della Scala si canti Verdi, Puccini e Rossini.
Ma vorrei soprattutto che quei tutti, quando ripartiranno, rimpiangano in cuor loro di non essere cittadini di Milano. Un po’ milanesi e un po’ lombardi. Perché Milan l’è un gran Milan.