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Tubercolosi a Magenta: a Facebook e Twitter fischiano le orecchie

A Magenta  i medici scoprono che uno dei clandestini ospitati nell’ex pensionato dei poveri dell’opera vincenziana è ammalato di Tubercolosi.  

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Tubercolosi a Magenta: a Facebook e Twitter fischiano le orecchieQuesto clandestino è stato per più di un mese a contatto con gente che sicuramente  non possiede gli anticorpi contro la malattia e la colpa del rischio di epidemia è dei social network, cioè di Facebook e di Twitter, per citare i due più in voga.
Questa sembra essere stata la posizione politica presa dal sindaco di Magenta,  Marco Invernizzi,  in merito all’aver permesso che passasse più di un mese prima di prendere delle logiche e normali precauzioni sanitarie, dal momento che ospita persone che vengono da paesi dove la tubercolosi è comune e che non sono mai state vaccinate.
Le orecchie del consigliere comunale Simone Gelli, che per primo, durante il consiglio comunale ha pubblicato le parole del sindaco e quelle di Matteo Salvini che ha ripreso la notizia dal suo profilo Facebook pubblico proponendo di denunciare il governo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, devono aver cominciato a fischiare come un treno.

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cambiamenti. Social journalism

Fischiano un pochino anche le mie che, dopo la pubblicazione, e quindi l’ufficialità, della notizia, dello stato Facebook di Simone Gelli, ho scritto un articolo per Cronaca Ossona che ha ottenuto quasi circa 150 condivisioni e circa 3mila letture, quasi tutte provenienti da Facebook. Poi ho capito: il sindaco Invernizzi  forse si è confuso. Forse ha scambiato il concetto di  “notizia virale” su Facebook con quello di viralità del bacillo di Koch.
Eppure i contenuti che si sono raccolti in queste ultime giornate non erano nulla di diverso da quello che ha detto lui in consiglio comunale e riportato da Simone Gelli su Facebook.

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Cerchiamo quindi di aiutarlo a fare chiarezza. Come sostenuto dal medico della Asl, la tubercolosi è infettiva e si trasmette attraverso le goccioline di sudore o quelle sparate da uno starnuto o un colpo d tosse.  Come per tutte le cariche virali (persino quelle dei post su Facebook) per causare la malattia ci vuole una carica numerosa di bacilli che il sistema immunitario non riesce a debellare, perché debilitato o perché non riconosce il germe come pericoloso.

Tirando le conclusioni, se una persona vive in un luogo in cui la tubercolosi è diffusa  non si ammala a meno che il germe non la colpisca in un momento di debilitazione del sistema immunitario. Se invece la persona vive in un luogo dove il bacillo di Koch non c’è, perché è stato debellato dalle vaccinazioni da almeno una trentina d’anni, il suo sistema immunitario ci metterà un po’ di tempo prima di capire che la tubercolosi è pericolosa, e in questo periodo di tempo le persone che hanno addosso il bacillo di Koch lo spargeranno con colpetti di tosse e starnutini sparsi qua e là, e infine si ammaleranno. Per poi guarire, naturalmente, a meno che non siano neonati , anziani, o persone dal sistema immunitario leggermente e momentaneamente debilitato. Una notizia virale è una notizia che, invece di essere sparsa ad arte dai giornali compiacenti, passa da una persona all’altra in modo molto veloce, utilizzando i social network ma anche il passaparola semplice. (Fonte foto: screenshot da Facebook)

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Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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