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Un Editoriale “xenofobo” ma probabilmente vero…

Quanto è successo ieri in stazione centrale a Milano non è altro che uno dei tanti episodi che succedono ogni giorno fra le strade della città. La differenza è forse nel numero di feriti lasciati sulla strada .Seguendo le notizie di cronaca nera, ci si rende conto facilmente che gli atti violenti a Milano sono quasi sempre commessi da nord africani, irregolari senza il permesso di soggiorno, senza fissa dimora e già conosciuti dalle forze dell’ordine perché nel tempo si rendono colpevoli di furti, scippi, e vendita di droga al dettaglio.

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Quello che ho scritto è un modo politically correct per definire i Nordafricani che arrivano a Milano dopo essere sbarcati da barche, navi e barchini, essere scappati dai centri di accoglienza ed essersi messi a raccogliere denaro e smartphone nella zona delle stazioni ferroviarie milanesi. Sulla nazionalità se la giocano quasi alla pari la Tunisia e il Marocco. L’Algeria è in netta minoranza e le altre nazionalità sono rare. Questi esemplari del sottobosco Milanese dormono sotto i ponti e negli edifici abbandonati, vivono rubando smartphone e spiccioli, e il loro sogno a breve termine è quello di diventare degli spacciatori.

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Secondo loro, lo spacciatore è un uomo arrivato, di successo, con tanti soldi in contanti in tasca e quindi rispettato. L’essere irregolari, senza documenti, per loro non è un problema. Lo considerano un vantaggio. Si sono convinti che se non sono censiti dalle forze dell’ordine, se non sono mai stati presi, significa che non possono essere trovati.

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Dopo il primo arresto, però, il loro valore per la malavita che li sfrutta diminuisce. Non sono più difficili da trovare. Diventano riconoscibili. Alcuni si spostano in provincia e vanno a vivere nei boschi che delimitano le campagne del milanese, alzano il tiro, si comportano come predatori nel tentativo di raccogliere più denaro possibile, per comprare una partitina di droga, qualche dose, da rivendere velocemente. Non si fermano davanti a nulla e a nessuno. A fare le spese della presenza di questo genere di predatori nei dintorni delle stazioni ferroviarie sono soprattutto turisti, donne e anziani. Cioè chi è considerato più debole e distratto.

Ma di chi è la colpa?

La presenza di questi personaggi costituisce un pericolo per tutti, ma chi ha la responsabilità politica di averli lasciati insediare sembra non accorgersene. Eppure la situazione è molto grave. Attualmente Milano è nelle condizioni di non poter essere liberata senza dover intervenire in modo drastico e cattivo. Per recuperare la tranquillità, quel sottobosco, e i suoi componenti, devono sparire.

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Morti e feriti gravi, per situazioni come quella creatasi ieri pomeriggio, ce ne sono già stati diversi. È solo che abbiano una mente labile e se le vittime non siamo noi, o qualcuno vicino a noi, ce ne dimentichiamo. Ma la domanda che rimane sospesa è se chi si occupa della sicurezza di Milano andrà fino in fondo per risolvere, drasticamente, il problema.

Nota della redazione
I giornalisti di Co Notizie News Zoom lavorano duramente per informare e seguono l'evoluzione di ogni fatto. L'articolo che state leggendo va, però, contestualizzato alla data in cui è stato scritto. Qui in basso c'è un libero spazio per i commenti. Garantisce la nostra libertà e autonomia di giornalisti e il vostro diritto di replica, di segnalazione e di rettifica. Usatelo!Diventerà un arricchimento della cronaca in un mondo governato da internet, dove dimenticare e farsi dimenticare è difficile, ma dove la verità ha grande spazio.
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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