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Pontida 2016. Quel che gli altri non dicono (video)

Pontida 2016 – Il doppio appuntamento della Lega Nord si è concluso con un grande successo. Emozioni, futuro, ma anche coraggio e quel giusto pizzico di “secessionismo inside” imprescindibile dalla forza della Lega Nord. Toccati temi importanti per la Lega Nord. Il video integrale del raduno.

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pontidaTra le emozioni c’è stato il ricordo delle persone che hanno combattuto e che non hanno visto la realizzazione del loro progetto. Sul palco, a prendere gli applausi di incoraggiamento e dedicati al figlio, la mamma 83enne di Gianluca Buonanno. Salvini le ha promesso di curare in modo speciale sia la Valsesia sia il Piemonte a nome del figlio. Poi ha ricordato gli altri e fra i nomi detti dal palco c’erano quelli di Cesarino Monti, di Gipo Farassino, di Gilberto Oneto e di Andrea Bartolini. Ieri, e anche oggi, i giornali scrivono che con il suo discorso Matteo Salvini sta cambiando la Lega Nord trasformandola in un partito nazionale. In realtà, la lega è sempre la stessa.Alla ricerca della libertà.

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La secessione: due significati per un solo termine

Dal punto di visto tecnico la secessione è quel passaggio per cui una parte di uno Stato si divide dall’altra. Dove prima c’era una organizzazione statale, ce ne sono due, oppure di più. Negli ultimi 25 anni, dalla caduta del Muro di Berlino nel 1990, l’Europa, ma non solo, ha cambiato molti dei suoi confini interni con secessioni e federazioni: Germania, Belgio, Catalogna, Gran Bretagna sono esempi. Nel linguaggio comune, invece, la secessione ha preso un significato diverso. Come se fosse contro qualcuno, invece di essere l’obbligatorio passaggio verso il federalismo.

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Questa confusione di termini è arrivata anche in Lega Nord quando Umberto Bossi, dallo stesso palco di Pontida, se la prese con i “secessionisti che non volevano l’accordo con il PDL”. Era il 2009. A Pontida 2016 campeggiava uno striscione “secessione” ripreso nel discorso dello stesso Umberto Bossi. Essere secessionisti significa pensare che sia necessario fermare il processo indipendentista di ogni nazione, in questo caso padana, alla secessione, senza cioè firmare i seguenti accordi confederali. O firmandoli in parte. O firmandone alcuni si e altri no.

Italia centralista o federale?

L’Italia è un paese centralista, che ha avuto dei momenti di maggior concessione di autonomia regionale. Volendola trasformare in uno stato federale è imprescindibile passare dalla secessione. Detto in parole povere, il processo determina i nuovi stati, gli accordi per la secessione. Il giorno dopo e secessioni si possono firmare gli accordi di federazione.  Non stiamo parlando solo politica. In qualunque caso è un cambiamento di mentalità. Lo Stato sarà un’ organizzazione modificabile a seconda dei desideri e dei bisogni della gente. Non si può pensare che la Padania possa essere uno stato nazionalista di concezione antica. Se sarà, dovrà essere comunque un’organizzazione al servizio della gente.

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Il No al referendum costituzionale

matteo salvini pontidaNella foto il link al video dell’intera manifestazione di Pontida. Lo slogan della manifestazione di Pontida è “Donne e uomini liberi votano no”.  Il No al referendum costituzionale del prossimo novembre ha due motivazioni. Il primo riguarda il governo Renzi. E’ molto difficile che Matteo Renzi possa rimanere a capo del governo dopo la bocciatura della riforma costituzionale. Il secondo è che il referendum costituzionale tocca e, di fatto, annulla gli effetti del titolo V della Costituzione. Quella famosa riforma votata dal centrosinistra nel 2001 che ha dato maggior autonomia alle regioni e ai comuni. Non era federalismo. Però su quegli articoli e su quelle materie si è basato il decentramento di poteri avvenuto negli ultimi 15 anni.

La riforma proposta da Renzi riporterà tutto il potere, e i soldi delle tasse, allo stato centrale. La diminuzione dei parlamentari sarà ottenuta con la realizzazione della camera delle Regioni. Diventerà un parlamento di secondo grado, costituito da consiglieri regionali e sindaci già eletti. Non sarebbe un male se questa nuova Camera fosse una vera camera delle Regioni con poteri di veto. Ma non è così. L’imposizione della supremazia dell’interesse nazionale sulle materie di competenza regionale completerà il ritorno allo stato centralista.

Da dove arriva il discorso di Matteo Salvini

Una delle più grandi sorprese che Matteo Salvini ha saputo farmi non è stata ieri a Pontida. E’ stata molti anni fa quando lo vidi, insieme ad un gruppo di Giovani Padani, fra la folla ad un convegno dei più duri indipendentisti. Era un convegno de La libera Compagnia Padana, l’associazione culturale indipendentista che ha formato tanti politici e che può essere considerata l’eredità di Gilberto Oneto. A quei tempi le frizioni del mondo indipendentista con quello partitico della Lega Nord erano molto più forti di oggi. Era un convegno cui partecipava Gianfranco Miglio. Anche se erano passati molti anni dallo scontro fra Umberto Bossi e il grande costituzionalista, i due mondi erano ancora separati.

I richiami a Gianfranco Miglio

Gianfranco Miglio era uscito dalla Lega Nord dopo che gli era stato comunicato che non avrebbe fatto il ministro delle riforme perchè Scalfaro, allora presidente della repubblica italiana, aveva messo un veto. Le ruggini fra Scalfaro e Miglio erano datate. Era il 1992 quando su Repubblica si leggeva Miglio si scatena: “Scalfaro ringhia”. Il rapporto fra Umberto Bossi e Gianfranco Miglio non fu mai più recuperato. Con altri esponenti leghisti è invece continuato. Con la svolta indipendentista della lega nord Gianfranco Miglio si era riavvicinato. La sala del convegno era strapiena. Il movimento giovani padani era interno alla Lega nord. Nessuno si aspettava di vederli lì. Invece Matteo Salvini c’era.
La conoscenza che ha delle idee di Gianfranco Miglio arriva dall’aver vissuto quei momenti intensi di laboratorio di idee. Ieri dal palco Salvini si è rifatto più volte in modo diretto agli studi e al pensiero del professore.

I rapporti con l’Italia

Il progetto di ottenere la collaborazione dei popoli del sud al progetto di trasformazione dello stato italiano in stato federalista è stato una costante della storia della Lega Nord. Sia che si trattasse di Lega Nord o del mondo più allargato degli indipendentisti i rapporti sono sempre stati collaborativi e vivaci. Nel 2014 su Cronaca Ossona avevamo parlato di questo in Umberto Bossi: la visione del futuro e i progetti della Lega Nord. Chi vuol approfondire questo argomento può farlo consultando il sito internet storico della Libera compagnia padana. I tentativi di coinvolgere il sud nella battaglia anticentralista hanno avuto più o meno successo nel tempo. Di sicuro oggi hanno più possibilità di successo di quante ne abbiano mai avute prima.

Cosa bolle in pentola

A Matteo Salvini contestano il rischio di perdere consensi in Padania per non ottenerli nei paesi del sud. Gli contestano anche di non parlare di indipendenza della Padania e di parlar troppo di italia. A Pontida erano presenti i gazebo di Noi con Salvini. Non sono stati contestati. Però non era presente nessun tricolore e il Va pensiero, cantato da Tatiana Bianchin e Matteo Tiraboschi, è eccheggiato due volte. Nonostante sembri che il segretario della Lega nord per l’indipendenza della Padania non parli più d’indipendenza, non si è mai stati così vicini all’ottenerla. In Veneto il consiglio regionale è formato da indipendentisti. Hanno sul banco due leggi di referendum popolare. Uno per autonomia finanziaria e uno per l’indipendenza.

In Lombardia la situazione è un pochino più complicata ma anche in questo caso c’è in ballo un referendum sull’autonomia che prima o poi avrà seguito. La difficoltà di gestione del bilancio dello stato italiano e la crisi economica che ha azzerato i benefici che le popolazioni del sud avevano dal centralismo, potrebbero invece dare piena ragione al segretario leghista e permettere finalmente quella sinergia fra popoli della penisola che tentano con orgoglio di ottenere l’auto-governo.

La strategia Europea

La scelta, vincente, della costituzione dell’ENF, il gruppo europarlamentare, è  criticata per l’alleanza con Marine Le Pen, per la sua appartenenza al Front National. La risposta durante il discorso di Matteo Salvini è stata chiarissima. E’ un’alleanza di cui Salvini si sente fiero e che comprende, oltre a Marine le Pen, anche i fiamminghi, gli austriaci, gli svizzeri, i polacchi, e i rappresentanti di altri popoli europei che combattono la politica di imposizioni di Bruxel. Il nemico delle libertà dei popoli oggi è in Europa, ha detto Salvini nel suo discorso, dedicando al ruolo di burattino di Bruxel, assunto da Renzi e dal suo governo, una lunga parte del suo discorso.

Fra le numerose motivazioni a sostegno dell’alleanza con il Front National invece è che oggi il Front National è l’unico movimento francese in grado di fare gli interessi anche dei popoli che non si sentono francesi, come Corsi, Occitani, Bretoni e Normanni. Li chiamano i populisti, perchè stanno dalla parte del popolo, e stanno vincendo in tutta Europa.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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