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Riprende il processo alle camicie verdi (dopo 18 anni)

L’anziano leghista di Verona Enzo Flego, (con me nella foto scattata questa estate) notissimo per essere stato una delle camicie verdi della Guardia Nazionale Padana, lo scorso agosto, ad una festa della Lega Nord a Oppeano (Verona), mi ha detto che in questi mesi, tra settembre e ottobre, vi sarà un’altra udienza del processo alle Camicie verdi. Sono 19 anni che lo stato italiano perseguita i politici leghisti e gli appartenenti all’associazione Guardia Nazionale padana, accusandoli di delitti come la Banda armata e l’indipendentismo ( magari sul secondo hanno ragione, ma non è un reato). Il processo non si è ancora concluso perchè finora non hanno mai trovato nulla, ma continuano ad accusare lo stesso. Non si arrendono mai.

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enzo flego camicie verdiAll’indomani della manifestazione del 15 settembre 1996, che portò 2 milioni di persone lungo le rive del Po a dichiarare l’indipendenza della Padania, un giudice di Verona, con un fax, ordinò la perquisizione della sede della Lega Nord, in via Bellerio a Milano. Quella stessa mattina presto, la Digos aveva perquisito la casa di molti degli appartenenti alla GNP, associazione di volontari che che aveva garantito il servizio d’ordine alla manifestazione, indossando le famose Camicie Verdi padane. Quel giorno molti leghisti furono arrestati, e fu la prima volta che nella storia della repubblica italiana che le forze dell’ordine violarono l’immunità di una sede di partito. Per trovare un altro caso, bisogna risalire ai più bui tempi del fascismo.
Li chiamano “i fatti di via Bellerio”. In quel giorno Roberto Maroni fu colpito da un calcio alla tempia sferrato da un poliziotto e che lo fece svenire. Fu portato in ospedale. Allora ero una mamma giovanissima e avevo partecipato con gioia, e un certa dose di incoscienza, alla manifestazione sul Po. Ancora oggi, quando al sabato mattina mi reco negli Studi di RPL, in via Bellerio, guardando l’entrata, non riesco a non pensare a quei momenti, a come ero giovane, a quanti anni sono passati e a quante dure battaglie abbiamo combattuto.

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Al tempo in cui Enzo Flego e 36 altri leghisti furono arrestati e iniziò il processo alle camicie verdi, il ministro dell’interno era Giorgio Napolitano. Fu sua la decisione di permettere alla Digos di entrare a fare le perquisizioni in via Bellerio. Proprio lui che  il 2 febbraio 1993, quando  era presidente della Camera dei deputati e un ufficiale della Guardia di Finanza  si presentò all’ingresso posteriore di Montecitorio, con un ordine del magistrato Gherardo Colombo che domandava di vedere le copie originali dei bilanci dei partiti politici, che comunque erano già stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale dello Stato e quindi erano pubblici, si oppose prendendo a pretesto l’immunità della sede. Utilizzò la legge che garantisce che le forze dell’ordine non possano entrare nelle camere del parlamento se non dietro autorizzazione del presidente e così impedì che Gherardo Colombo di verificare se alcuni contributi ai politici fossero stati iscritti nei bilanci originali.  Tre anni dopo, quando in ballo non c’erano bilanci, ma la libertà delle nazioni della Padania, Napolitano diede l’ordine di violare la sede della Lega Nord di via Bellerio che gode dello stesso tipo di immunità politica. (fonte wikipedia). Non è casuale che l’ultima condanna a Umberto Bossi, qualche settimana fa, sia stata proprio a causa delle parole sull’ex capo dello Stato italiano.
Una strana coincidenza ha legato tutti questi processi alla libertà. Sono iniziati in epoche diverse, ma si ritrovano concentrati proprio nel momento i cui la libertà è così vicina. Un caso davvero? Sono convinta di no. Secondo me in Italia c’è chi utilizza questi mezzi con una profonda conoscenza dell’orologio giuridico.
Su questa lettura dei fatti concordare anche il vicepresidente del consiglio Fabrizio Cecchetti che nel suo sito pubblica un comunicato stampa dedicato proprio al processo alle camicie verdi e alla strana quanto puntuale condanna che ha colpito Umberto Bossi.

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Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

2 pensieri riguardo “Riprende il processo alle camicie verdi (dopo 18 anni)

  • ciao Ilaria, grazie per il bellissimo articolo. io sono una delle camicie verdi indagati. Ebbi la casa perquisita alle 6 del mattino. come un delinquente. cercavano prove…sequestrarono copia de “la Padania”, spillette, bandiere, adesivi e la mia camicia verde. Non capivano che la vera prova e forza rivoluzionaria erano, e sono, le nostre idee. le idee della Lega Nord. e le idee non le puoi arrestare! forza grande Lega! per sempre!

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