Catalogna. Il presidente Artur Mas accusato da giudici spagnoli
Catalogna – Di nuovo i giudici contro gli indipendentisti. Questa volta tocca ai catalani. Artur Mas, presidente della Generalitat (il governo) della Catalogna, è stato imputato dai giudici della Corte Superiore della Catalogna e accusato di disobbedienza allo stato spagnolo per il referendum sull’indipendenza della Catalogna organizzato dai volontari lo scorso 9 novembre. Artur Mas si è preso le sue responsabilità politiche. All’uscita del tribunale lo attendeva il popolo, che lo ha accolto con un grande e caldo abbraccio al grido di “Indipendencia”.
“Un popolo stretto attorno al suo Leader… Pelle d’oca!!!”. Il vicepresidente del Consiglio della Lombardia, Fabrizio Cecchetti, ha commentato così la notizia di quanto succede oggi in Catalogna.”Mas si è preso tutta la responsabilità politica di aver promosso il referendum consultivo sull’indipendenza del 9 novembre 2014. All’uscita dal tribunale, migliaia di catalani e 400 sindaci lo hanno accolto al grido di Indipendencia!”
Artur Mas questa mattina è comparso davanti al giudice Joan Manel Abril e ad altri magistrati mandati direttamente da Madrid. Durante l’interrogatorio, il capo di Stato si è preso tutte le responsabilità dell’organizzazione del referendum sull’indipendenza come promotore politico, ma ha detto che l’esecuzione del processo era nelle mani di volontari. “Non cercate altri colpevoli” ha dichiarato il presidente Mas ai magistrati che lo accusavano.”Mi assumo la piena responsabilità per il referendum del 9 novembre.”
Arthur Mas si è presentato con tutti i consiglieri del suo governo
Il presidente della Catalogna è arrivato alla Corte Superiore della Catalogna alle 9.45, a piedi, accompagnato da tutti i consiglieri del suo governo, dal Presidente del Parlamento, la signora Núria de Gispert, dai membri del Comitato Uniti per il sì, da Antonio Baños (CUP) e da centinaia di sindaci. In strada, più di 2.000 persone gridavano slogan come “presidente”, “Tots Som Mas”, “Independencia”, “No callareu il veu d’un poble” “Fora Espanyola la Justicia”, “presidente Mas” , “Catalunya indipendente”,”Margallo vés al psiquiatra” e cantando l’inno Els Segadors e L’palo. Sui muri e nelle mani della gente decine di striscioni con scritto “M’autoinculpo” e “#9N som tots”.
Lo folla lo ha acclamato
La folla lo ha aspettato anche all’uscita alle 11.27. Per rispondere agli applausi e al grido “indipendenza” che la gente lanciava, si è fermato un momento prima di scendere le scale del palazzo di Giustizia e ha salutato il suo governo. Il presidente del Parlamento, Núria de Gispert, lo ha abbracciato. La Gente ha intonato Els Segadors, l’inno della Catalogna, e gridava con emozione “siamo tutti Mas”, “Mas Presidente” e “indipendencia”. Secondo le fonti giudiziarie, durante l’ora e mezza passata davanti al giudice della Corte Superiore della Catalogna, Artur Mas si è rifiutato di rispondere alle domande dell’accusa, “non perché non avesse argomenti ma perché il consiglio di procuratori della Catalunya si era opposto al processo, e questo è stato imposto da un Consiglio di Procuratori di Madrid.”Mas ha salutato ed è rimasto serio e calmo, mentre ascoltava l’inno catalano e mentre veniva applaudito e acclamato, ma ad un certo punto ha delineato un sorriso. Centinaia di sindaci hanno alzato gli stendardi dei loro comuni alla sua partenza.
Ai giudici: ” Sono responsabile di aver rispettato le risoluzioni del parlamento della Catalogna
Questa è la traduzione del commovente racconto pubblicato sul giornale La Vanguardia politica.
Poi Artur Mas ha scritto sul suo profilo Facebook”. Sono responsabile di aver ascoltato oltre il 90% dei Comuni di questo paese. Di aver rispettato diverse risoluzioni del Parlamento della Catalogna. Chiedevano al governo di poter decidere del futuro politico della Catalogna. Io sono responsabile di tutto questo. Non capisco perchè per aver ascoltato la gente, i Consigli comunali e per aver fatto un referendum si debba essere accusati davanti a una Corte di giustizia.”
Già! Perchè? Lo potremmo chiedere anche noi Lombardi, in questi giorni, ma non c’è bisogno di aspettare la risposta. La conosciamo già.
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