L’economia circolare e sostenibile dell’agricoltura lombarda
E’ un problema grave che è risaltato parlando con i contadini al presidio degli agricoltori all’uscita dell’autostrada di Arluno . Se i contadini non seminano, va a gambe all’aria l’economia circolare, sostenibile e rispettosa dell’ambiente che hanno creato in questi ultimi decenni, in cui nulla va sprecato e ogni azienda agricola specializzata di fatto usa i prodotti di un’altra. I contadini lombardi ci erano arrivati ben prima dei soloni europei, che non conoscono nulla della terra e delle produzioni di cibo, specialmente di quelle italiane.
Se non si cambiano i contenuti del green deal europeo, ne subiremo tutti le conseguenze, perchè ci troveremmo presto con la stessa penuria di prodotti alimentari che c’era durante la pandemia. Sono alcuni degli argomenti che sono stati toccanti il 2 febbraio al presidio degli agricoltori ad Arluno. Non basta infatti scrivere tutto come se fosse facile e bello perchè lo sia, e il green deal non è realistico.
Economia e salute in pericolo a causa dello Stato Europeo
Chi ha le stalle, vende la carne e il latte, ma anche la cacca delle mucche, come concime estremamente arricchente del terreno, e i liquami biologici che finiscono nelle aziende agricole che si occupano anche di produrre biogas con la fermentazione anaerobica e il biogas serve per i teleriscaldamenti.
Chi semina il mais, lo vende in parte alle aziende alimentari, e in parte per gli allevatori di suini, che a loro volta producono carne per le macellerie e per fare salumi e prosciutti, ma anche pennelli con le setole, e molti altri prodotti perchè, ancora oggi è valido il detto che del maiale non si butta nulla. Chi ha le pecore, produce latte e formaggio, ma si occupa anche del diserbo naturale dei campi.
Chi produce miele, semina anche le erbe selvatiche arricchendo i terreni, e aiuta l’impollinazione degli alberi da frutta. Nulla, nell’economia contadina, diventa un rifiuto, e un contadino cura la salute della terra come la sua. La richiesta del Green Deal europeo di trattare le fertili terre lombarde come quelle della Svezia o di altri luoghi in cui i terreni sono diversi, è folle e rovina tutte le conquiste in tema di sostenibilità già ottenute. Chiede una rotabilità di 4 anni sulle culture in Lombardia vuol dire non produrre più il mais per i maiali oltre a diminuire le farine alimentari disponibili sul mercato. Le aziende alimentari le comprerebbero all’estero, chissà dove.
Il costo del pane
Fra le conseguenze più gravi c’è il costo del pane. ” Un quintale di frumento è venduto dal contadino alle aziende a 25 euro. Si proprio 25 euro. il pane, fatto con farina di frumento e acqua è venduto a 5 euro al chilo. va dato il giusto valore a chi produce il cibo. Non è possibile vi sia un tale incremento di guadagno in soli due passaggi: il mulino, per quanto oggi sia industriale, e chi cuoce il pane.” Questo è uno degli altri fattori che danno il peso giusto alle proteste degli agricoltori.
Se non a tutti è chiara la sfumatura matematica, significa che un quintale frumento da trasformare in farina è pagato al contadino 25 euro, mentre se un consumatore comprasse al supermercato un quintale di pane lo pagherebbe 5mila euro. Eppure i passaggi industriali fra la farina e il panettiere sono solo due: il mulino e il fornaio. Chi è che fa crescere il costo del pane a quel livello? Chi sta imbrogliando sui prezzi del pane e ci specula?
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