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Milano: rapinatore ferisce addetto alla sicurezza e 2 carabinieri. Stamattina il processo

Sarà processato questa mattina, in via direttissima, il marocchino 25enne che sabato scorso, durante una rapina in corso Vittorio Emanuele, a Milano, si è opposto all’arresto e ha ferito un addetto alla sicurezza colpendolo con un estintore, e i 2 carabinieri che lo hanno poi bloccato.

E’ successo sabato sera, introno alle 20.30. il 25enne, irregolare in Italia e con diversi precedenti penali, ha tentato di fare un blitz in un negozio di via Vittorio Emanuele, e ha tentato di prendere una catenina d’oro. L’addetto alla sicurezza è intervenuto e il marocchino ha afferrato l’estintore e lo ha colpito. L’addetto alla sicurezza si è difeso, e ne è seguita una colluttazione, ma l’allarme al Nue 112 è partito.

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Sono intervenuti i carabinieri delle radiomobili sempre presenti in Piazza Duomo ma il marocchino, invece di desistere, li ha affrontati scatenando la sua furia anche contro di loro. I due militari lo hanno bloccato quasi subito ma si sono feriti. Uno ad un dito della mano e l’altro ad un braccio, e hanno dovuto ricorrere alle cure mediche.

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Il 25enne era completamente fuori controllo, è stato quindi portato in ospedale, per la valutazione del suo stato mentale. Dopo essere risultato sano di mente e stato dichiarato in arresto e portato nelle camere di sicurezza della caserma più vicina, a disposizione del magistrato. Dato l’arresto in flagranza sarà processato questa mattina per direttissima. E’ accusato di rapina impropria, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.

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Ci sono cose che davvero non si capiscono. Probabilmente, fra i disperati nordafricani che percorrono le strade di Milano, qualcuno ha sparso la voce che di fronte alla violenza o se fanno finta di essere pazzi, nessuno fa loro nulla. E’ quanto di più sbagliato si possa pensare. Anche se fisicamente non vengono sottoposti alle torture che infliggono ai ladri e rapinatori nei loro paesi di origine, anche qui finiscono regolarmente in galera, spesso anche per decenni a causa del cumulo di pene detentive cui sono condannati. E, alla fine della pena, sono espulsi con il divieto assoluto e perenne di ritornare in Italia. Divieto che diventa il marchio indelebile del loro fallimento.

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