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Rapimento a Milano. Il fatto e alcune riflessioni sulle cure ai malati psichiatrici

Il tentativo di rapimento di un bimbo che si è verificato ieri a Milano ha fatto scalpore. Fortunatamente è finito subito e bene, ma poteva essere l’inizio di una tragedia. Bisogna chiedersi anche, però, chi avrebbe dovuto occuparsi di una ragazza di 22 anni con grave problemi psichici E come mai invece gli è permesso di frequentare delle borseggiatrici.

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Ieri pomeriggio alle 18:30, in Piazza Gae Aulenti, a Milano, una donna 22 anni, con problemi psichici, si è avvicinata ad un bimbo di due anni e dopo alcune parole lo ha preso in braccio e ha tentato di allontanarsi. Il bimbo stava giocando insieme al fratellino di 7 anni e ad una amichetto di 8 anni sorvegliati da circa 10 metri di distanza dal padre mentre le madri dei tre bambini erano entrate in una gelateria.

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Il padre ha reagito immediatamente al tentativo di rapimento. Ha avuto solo un attimo di smarrimento dovuto alla sorpresa, poi ha gridato la donna di mettere giù il bambino. La donna ha obbedito tentando di giustificarsi e poi si è allontanata. Il padre ha chiamato il 112, e affidati ai bambini alla moglie ha seguito la donna dando precise indicazioni ai Carabinieri della stazione di Porta Garibaldi che sono intervenuti immediatamente immediatamente.

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La donna è stata rintracciata dai carabinieri più o meno sotto la torre dell’Unicredit ed è stata identificata, è stata portata in caserma e denunciata per il tentato rapimento. Sarà il giudice a decidere di quale reato sarà accusata, ma l’arresto è avvenuto in fragranza.

Si tratta per l’appunto di una giovane marocchina con cittadinanza italiana, con conclamate patologie psichiatriche e che ha alcuni precedenti di polizia per furto. Abita nella zona brutta di San Siro, fra Piazza Segesta e piazza Selinunte, e frequenta abitualmente piazza Gae Aulenti insieme alle borseggiatrici note nella zona. Nella sua storia c’è anche il parto di un bambino che le è stato tolto perché non era in grado di prendersene cura.

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Un pericolo concreto per il bambino

Nonostante le patologie psichiatriche di cui affetta la ragazza possano far pensare che la storia finirà con il riconoscimento di una mancanza di responsabilità giuridica, l’ episodio è stato molto pericoloso per il bambino che ha tentato di allontanare dalla sua famiglia, senza considerare l’allarme sociale che un atto simile ha creato. Grazie all’immediato intervento del padre e ai Carabinieri è finita bene ma gli sviluppi, se fossero passati anche solo pochi minuti in più, potevano essere ben diversi.

Oppure la ragazza avrebbe potuto decidere di prendere un altro bambino, se l’intenzione che aveva nel momento in cui ha deciso di avvicinare il piccolo era quella di prendersi un bambino. È naturale chiedersi come mai una giovane con problemi psichici di quel genere non sia seguita da vicino da degli educatori o da un amministratore di sostegno che ne controlli le frequentazioni e le azioni.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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