I racconti di Davide TrentarossiMagazineStoria e Cultura

La strada che non ho preso – giorno 3: il viaggiatore

DOMENICA 25 DICEMBRE<il viaggiatore> E’ la notte di Natale, è appena passata la mezzanotte ed io sono qui, vagando in questa splendida piazza al centro di Milano, fra tanti sconosciuti che sorridono, cantano, si scambiano gli auguri mentre li osservo distante. Ho come l’impressione di passare tra loro inosservato. D’un tratto, dalle scale della fermata della metropolitana sale un uomo. Ha la barba incolta, i capelli scapigliati. Ha un grosso zaino sulle spalle. Sembra stanco e trasandato, ma non puoi non notare la felicità nei suoi occhi. I nostri sguardi si incrociano e indugiano. Ancora una volta mi colpisce la nostra somiglianza. E’ la terza volta in tre giorni e io non ho mai creduto al caso! Mi sorride, mentre si siede per terra, ai piedi della statua a cavallo al centro della piazza. “Siediti con me“, propone.

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Mi siedo accanto a lui. “Arrivi da molto lontano?” chiedo. “Torno proprio ora da Santiago de Compostela: sono partito a fine ottobre per il Cammino. L’altro giorno ero nella Cattedrale, dopo un mese e mezzo. Quaranticinque giorni che, sono certo, non scorderò mai.“. “L’hai fatto da solo?“, sono sempre stato incuriosito dal Cammino e dalle motivazioni che spingono le persone a partire a piedi per questo viaggio. “Solo! Non credo sia possibile fare il Cammino in compagnia di qualcuno: per lo meno per me è stato così: son dovuto partire da solo per lasciare spazio al Cammino, perché lui mi facesse compagnia.” Il Cammino ha sempre esercitato un certo fascino su di me, ero avido di saperne di più, così continuai: “Sei una persona religiosa? Cosa ti ha spinto a farlo?“. Senza la minima esitazione: “La religione non c’entra nulla con il Cammino. Cosa mi ha spinto? Ad essere sincero non lo so nemmeno io: semplicemente, sentivo di doverlo intraprendere e così sono partito.“. “Cosa si prova quando raggiungi Santiago ed entri finalmente nella Cattedrale?“.

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Rimase qualche minuto pensieroso. “Credo che per ognuno sia una sensazione diversa, legata certamente alle motivazioni che ti hanno portato lì. In tutta onestà non saprei bene spiegare cosa ho provato. Credo però di poter affermare che più che la soddisfazione per avercela fatta, conta di più quella per averlo fatto. In un solo istante riesci a comprendere il significato di ogni fatica compiuta durante il Cammino e, come conseguenza, ogni fatica che hai fatto nella tua vita assume un significato.” Lo osservavo con ammirazione mentre mi raccontava i dettagli del viaggio, con un po’ di invidia per non avere ancora preso la decisione di partire anch’io.

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Mi sentivo in colpa: chissà quanto dovesse essere stanco e che voglia avesse di una doccia calda e di un letto confortevole, ma, nonostante questo, non volevo lasciarlo andare. Mille domande avrei voluto fargli, ma una mi frullava per la testa più di altre: “Come mai non mi hai ancora chiesto se avessi mai pensato anche io di fare il Cammino?“. Davvero non comprendevo il motivo. Da più di un’ora lo stavo tartassando alla ricerca di informazioni sul Cammino, che mi sembrava la più naturale domanda che mi potesse fare: quale altra giustificazione potevo avere per stressarlo in quella maniera? La sua risposta mi spiazzò. “Perchè so già la risposta. Veramente vuoi farmi intendere che non hai ancora capito chi sono io? o chi era il menestrello dell’altro giorno o il dongiovanni che hai incontrato ieri sul treno?

Per un istante mi sentii precipitare: la piazza prese a girare vorticosamente. Non capivo più dove fossi e chi fosse quell’uomo. Cosa ne sapeva lui di me e delle persone che avevo incontrato? “Guardati attorno!”, tornò ad incalzarmi. Ovunque mi voltassi, vedevo me stesso. Il vestito, qualcosa nello sguardo, in qualche lineamento, in qualche caratteristica fisica poteva essere diverso, ma non vedevo altri che me stesso. Non riuscivo a comprendere cosa stesse accadendo. Rividi anche il dongiovanni che avevo incontrato poche ore fa sul treno: era li a pochi passi da me e, con grande sorpresa, stava amichevolmente conversando con la ragazza del treno. La loro presenza, e, poco distante, quella del menestrello incontrato venerdì mi tranquillizzarono. Piano piano, iniziai a di nuovo a respirare. La piazza smise di roteare e tutto tornò a una pseudo normalità mentre lui iniziò a spiegare.

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Io, quel dongiovanni da due soldi, il menestrello là all’angolo, tutti noi in questa piazza… noi siamo te, o meglio, siamo tutte le strade che tu noi hai preso. Ogni volta che ti sei trovato di fronte ad un bivio: tu hai preso una strada e uno di noi quell’altra. A volte la scelta è stata consapevole, altre, purtroppo, no. Quante siano state le scelte inconsapevoli che hai fatto, solo tu puoi saperlo.” Ora iniziavo a comprendere, così timidamente obiettai: “Quindi, se voi siete le strade che non ho preso… siete voi che tornate ogni volta a tormentarmi? siete voi i demoni che la notte mi perseguitano: se avessi fatto in questo modo invece che in quest’altro…?“. Impassibile, riprese: “Beh, potremmo dire la stessa cosa di te. Tu sei il demone che tormenta noi!“, poi, dopo qualche istante in silenzio,”Vedi, non puoi vivere entrambe le opzioni di una scelta. Ogni decisione che prendi, porta con sè le sue conseguenze. Partire per Santiago, non è stato a costo zero, ma io ho accettato di pagare le sue conseguenze. Io ho deciso che ne valesse la pena e sono partito, tu hai deciso di restare; ognuno di noi ha fatto le sue valutazioni e ha preso le sue decisioni. Una volta che la scelta è consapevole, la decisione non può che essere giusta, qualunque essa sia. Lo sbaglio sta quando non scegliamo consapevolmente o, peggio, quando non decidiamo affatto.

Ricordi quando da ragazzino sognavi di diventare un pilota? Guarda là!” mi dice, indicando un uomo che mi sta passando accanto, poco distante. “Quello sei tu! Dopo il liceo, ti sei arruolato in Aeronautica, hai fatto carriera e poi l’hai lasciata per diventare un pilota di linea. Giri il mondo e sei appena tornato a casa per le feste.” Lo confesso, non posso che guardare con ammirazione quest’uomo con la divisa da pilota: è sempre stato il mio sogno viaggiare, volare e vedere le cose dall’alto, da un’altra prospettiva. “Si, hai ragione, ma guarda anche là!” mi legge nel pensiero mentre indica un altro me stesso. “Due anni fa hai venduto tutto, ti sei compato una barca e ora giri il mondo a vela. Ricordi quando avevi il desiderio di provare a vivere a un metro sul livello del mare? Eccoti accontentato.” “Ora ricordo quel momento. Sentivo il bisogno di accorgermi delle cose che mi stavano attorno.

Ora stavo finalmente comprendendo. I miei demoni si stavano calmando. Guardai il menestrello in fondo alla piazza: “Io ho terminato il liceo, sono andato all’Università e sono diventato la persona che sono ora. Lui invece ha fatto della musica la sua vita. Abbiamo avuto ragione entrambi.” “Esattamente“, si intromise il viaggiatore, “Entrambi avete avuto la vostra vita, con i vostri alti e bassi, ma determinata dalle vostre scelte. E’ naturale, quando le cose non vanno bene, che i nostri demoni si risveglino e ci tormentino con le loro inquietudini. L’unico modo per quietarli e ricordare le scelte che ci hanno portato qui! Ogni strada che percorriamo con consapevolezza, è ciò che trasforma un semplice giorno in vita.

Cominciai a guardarmi di nuovo intorno, con occhi differenti questa volta. Il menestrello era scomparso, e anche il dongiovanni non c’era più. Mi voltai di scatto: anche il viaggiatore era svanito nel nulla. “Ma che diamine?!?” esclamai a voce alta. “Prego?“, una dolce voce femminile, dietro di me, catturò la mia attenzione. Era la ragazza del treno. Ero sbigottito. Non comprendevo se si fosse trattato di un sogno oppure se fosse accaduto sul serio. Le sorrisi. “Nulla, non ci badi. E’ il miracolo di Natale che si è manifestato di nuovo!“. Non capiva, ma sorrideva anche lei. La tristezza del giorno prima era scomparsa dai suoi occhi. Poco distante una bancarella vendeva panettone e spumante. “Ti va di brindare con uno sconosciuto?

Buon Natale

Nota della redazione
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Davide Trentarossi

Nato a Milano, l’8 maggio… di qualche anno fa, ma cresciuto in provincia. Ho scoperto molto tardi la passione per la scrittura. Sono laureato in Ingegneria Informatica. Amo viaggiare, e questo mi ha portato a lavorare in giro per il mondo. Molti aeroporti sono stati il mio “Second Office”. Dall’Australia al Sud America, da Mosca a Miami, oltre all’Europa. Amo viaggiare leggero: nel mio trolley il computer su cui appuntare le idee per un nuovo libro, l’inseparabile smartphone, per restare connesso al resto del mondo e un paio di cuffie per ascoltare la musica, un’altra grande passione. Visita la mia pagina su Amazon: https://www.amazon.it/Davide-Trentarossi/e/B081QT913W/

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