VareseCronaca Lombardia

Malnate, Varese. C’è un arresto per l’omicidio di Carmela Fabozzi

Lo scorso 22 Luglio, poco prima delle 19, Carmela Fabozzi, 73 anni, era stata aggredita e uccisa in casa sua, in una casa di corte di via Luigia Sanvito 15 a Malnate., in provincia di Varese. La trova il figlio, Angelo Casoli, al rientro a casa. Ha la testa fracassata dai diversi colpi. Si tratta di un omicidio che ha profondamente colpito l’opinione pubblica sia per la violenza con cui è stato eseguito sia per il senso di insicurezza che questo genere di aggressioni generano negli anziani e nelle persone che vivono sole.

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Oggi i carabinieri di Varese hanno diffuso un comunicato stampa della procura della Repubblica del tribunale di Varese con un parziale risultato delle indagini, che non sono ancora concluse. Nel comunicato, che riporta anche stracci dell’ordinanza, la procura della Repubblica dà la notizia che un uomo di 66 anni è stato fermato per l’omicidio e che ne è stata disposta la custodia cautelare in carcere. Il motivo è probabilmente il pericolo di fuga, dato che le prove che sono state raccolte dal reparto operativo del nucleo investigativo dei Carabinieri di Varese contro quest’uomo sono molto pesanti.

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L’ora del delitto

Carmela Fabozzi era una brava signora della vita tranquilla senza frequentazioni sospette, senza contrasti con altre persone e senza problemi familiari. L’appartamento è in ordine e ben curato, anche dopo l’aggressione. Soldi e gioielli erano al loro posto, e la signora aveva ancora un anello con solitario al dito. Gli investigatori osservando la scena del delitto hanno escluso quasi subito la possibilità di furto finito tragicamente. L’appartamento Mancavano solo i due telefoni cellulari della vittima che probabilmente contenevano dei messaggi e i contatti riconducibile all’aggressore. Evidentemente si conoscevano e lei gli aveva aperto la porta.

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Sale prove emerse infatti che Carmela Fabozzi aveva incontrato verso le 12 e 66enne. 2 vicini di casa lo hanno visto dalle scale mentre bussava alla porta di casa di Carmela Fabozzi mentre suonavano le campane. L’indagato era infatti un volontario di una associazione che si occupa del trasporto amico del dei servizi di consegna di farmaci a domicilio e di accompagnamento sociale, servizi che in alcuni casi Carmela Fabozzi aveva utilizzato.

Fiori secchi

Carmela Fabozzi io è stata trovata uccisa è trovata poi nel ingresso dell’abitazione vicino ad una console su cui era posato un pesante vaso di vetro blu con degli intarsi bianchi. Sotto il corpo della donna deceduta c’erano dei fiori secchi, che prima si trovavano nel vaso. Sono stati i Ris di Parma che hanno trovato all’interno del vaso le impronte dell’indagato e hanno accertato che sulla base del vaso c’erano delle tracce di sangue. Un’altra traccia di sangue che seguiva la forma del basamento del vaso era stata lasciata su un altro mobile. Probabilmente l’assassino in un primo momento lo aveva appoggiato lì per poi rimetterlo al suo posto.

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Quando i Ris di Parma hanno trovato le impronte digitali sul vaso le hanno subito confrontate con quelle già presenti all’interno dei database per servizio digitale interforze. Il volontario aveva diversi precedenti penali per furto ricettazione truffe anche danno di persone anziane. È un uomo che vive di espedienti, con un pressante bisogno di denaro. La corrispondenza tra impronte digitali trovate all’interno del vaso, depositate probabilmente nell’atto di impugnarlo dall’orlo e usarlo come un’arma, e quelle che si trovavano sulle schede del database e delle forze dell’ordine è stata chiara da subito. Era però necessario ricostruire ogni particolare di quanto accaduto.

Le tracce di sangue

Infatti il 9 agosto una squadra del RIS di Parma specializzata nei rilievi E coadiuvata dai militare appartamenti al nucleo investigativo di Varese ha effettuato un altro accesso nella vita zione di Carmela Fabozzi trovando una traccia ematica circolare prodotta per trasferimento sul mobile su un mobile presente nella camera da letto. ha trovato anche alcune gocce di sangue sotto il mobile della camera da letto. Fatto compatibile con il trasporto del vaso fino in quella posizione. C’erano anche alcune tracce di scarpe sporche di sangue, con una suola particolare, sulla porta della camera da letto, della cameretta, all’interno della camera matrimoniale, all’interno del bagno e della cucina. Non erano visibili ad occhio nudo.

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Le telecamere, i tabulati e il gps

Il 66enne è stato ripreso diverse volte dalle telecamere di sorveglianza si ritrovano nei dintorni dell’abitazione di Carmela fabozzi. Lo si vede passare ripetutamente con l’auto. I tabulati telefonici mostro anche che ha chiamato Carmela Fabozzi due volte alle 11:47 e alle 11:59 senza ottenere risposta. Ogni suo movimento è stato registrato anche dal sistema GPS, la scatola nera, installata dall’assicurazione sull’ automobile a noleggio che stava utilizzando. Dimostra che l’ auto si trovava nel cortile di via Luigia Sanvito 15 vicino la scala d’accesso del condominio in cui abitava Carmela Fabozzi alle 12:05 del giorno del delitto.

In vacanza

Seguendo le tracce lasciate dal 66enne, i Carabinieri hanno anche ricostruito ricostruire cosa ha fatto dopo essersi allontanato da via Sanvito. L’uomo è tornato a casa sua e in 16 minuti si è cambiato i pantaloni e le scarpe. Poi è uscito e di andata un autolavaggio. Ha fatto lavare completamente l’auto. Poi nel pomeriggio effettuato continui passaggi nella zona dell’abitazione di Carmela Fabozzi, fino a sera. Infine è partito per le vacanze insieme alla sua compagna. E’ rimasto in albergo fino al 17 di agosto. Poi se n’è andato, Sembra senza pagare il conto. Attualmente si trova in carcere in attesa di giudizio

I particolari

Tutti i particolari descritti nell’articolo sono stati resi noti dalla Procura della Repubblica attraverso un comunicato stampa, ma le indagini non sono ancora finite. Sono ancora a livello preliminare. Nonostante ogni prova trovata, dalle impronte digitali nel vaso all’auto dell’autonoleggio con inserito il GPS. indichi il 66enne come colpevole, non possiamo definirlo tale fino a che non è condannato in via definitiva dal tribunale. Potrebbe, per quanto difficile sia immaginare quale possa essere, esserci un’altra spiegazione. In ogni caso, lo chiameremo colpevole solo dopo il processo. Il racconto dei fatti è però un’altra questione. Le ordinanze di carcerazione li riportano. Basta leggerli per quello che sono: Cronaca.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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