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Referendum sulla giustizia. Si vota domenica 12 giugno. L’opinione

I quesiti sul referendum sulla giustizia considerati ammissibili dalla Corte Costituzionale saranno sottoposti alla valutazione della popolazione domenica 12 giugno 2022. In pochi sanno che si vota in tutti i comuni e ancora meno hanno una opinione su quanto va deciso.

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Naturalmente in una situazione del genere sarà difficilissimo che il referendum possa raggiungere il quorum minimo di votanti per validarlo. C’è chi dà la colpa ai giornali e ai giornalisti che non ne hanno parlato e chi ai giudici e al governo, e ai partiti che hanno scelto il silenzio.

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Posso dire che io non ne ho parlato finora perchè alla maggioranza della gente questo referendum non interessa. I temi non hanno conquistato, non hanno fatto arrabbiare, e il cambiamento non inciderebbe sulla vita giornaliera delle persone normali. Che i quesiti siano o meno importanti sembra avere poca importanza. Sembra sia diffusa la convinzione di una inutilità profonda nel tentare di cambiare e migliorare il modo in cui ci si governa, sempre ammesso che questi referendum la migliorino. Nel nostro paese sembra esserci stata una resa incondizionata, in cui le persone tentano solo di sopravvivere con meno problemi possibile.

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Quando ho chiesto spiegazioni sui referendum mi è stato inviato del materiale propagandistico. Su Co notizie l’informazione è gratuita, ma la propaganda si paga e quindi mi sono trovata nell’imbarazzo di non sapere assolutamente come dare informazione avendo in mano solo della propaganda. L’alternativa? Parlare con un costituzionalista . Sarebbe stato interessante, ma non avrebbe saputo rispondere alla mia domanda principale: Come cambia la vita della gente se vince il sì? Infatti la vita della gente normale non cambia

I quesiti

Sono 5 quesiti abrogativi. Leggendone alcuni mi viene mal di pancia. Ho controllato le leggi da abrogare, una ad una, e mi sono formata un’opinione. MI farò consegnare una sola scheda la numero 3 intitolata “Separazione delle carriere dei magistrati sulla base della distinzione tra funzioni giudicanti e requirenti ” e segnerò il SI. Per le altre rifiuto la scheda, mirando al fallimento delle abrogazioni attraverso l’abbassamento del quorum di ognuno degli altri referendum. Però nel caso vogliate avere anche le opinioni diverse, ecco il link del comitato promotore dei referendum.

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Si tratta di battaglie storiche, forse ancora importanti, ma che vanno a cadere in un momento in cui le priorità del paese sono molto diverse: l’immensa inflazione, la difficoltà con il lavoro, il rincaro ingiustificato di gas e luce ( eh già, non è colpa della guerra). La riforma della giustizia arriva tardi. In questo momento, non è nella testa della gente.

La divisione delle carriere

La divisione delle carriere dei giudici è una di queste storiche battaglie arrivate tardi alla decisione: domenica si chiede infatti di dividere gli albi professionali dei giudici in due albi professionali diversi. Quello dei pubblici ministeri e quello dei giudici.

Il pubblico ministero, cioè chi coordina le indagini sui reati e che ha disposizione le forze dell’ordine per compierle, e che rappresenta poi l’accusa in tribunale, è attualmente nello stesso albo professionale dei giudici, che si occupano di esaminare le prove portate dalla difesa e dall’accusa per stabilire condanne o assoluzioni. in pratica, la lamentela su questa situazione arriva dal fatto che la difesa di un imputato pare essere in un gradino più basso rispetto all’accusa proprio perchè il pubblico ministero è di fatto un collega professionale del giudice.

E’ vero. Questa è una cosa da cambiare, se si vuole la certezza che i processi siano davvero equi. Un tempo, quando i processi politici erano davvero tanti, questo era un tema centrale di una riforma della giustizia in Italia. Sia questo quesito sia quello sull’abolizione della raccolta e presentazione delle firme per presentare la candidatura negli organi di controllo dei giudici sono tentativi di mettere un freno all’uso politico e strumentale della giustizia per colpire avversari politici attraverso giudici non oggettivi e che sono esposti politicamente, e fra cui pare che la sinistra sia in maggioranza.

Giudici, politica e ideologia

Arresti e indagini su politici e figure istituzionali capitano più spesso quando si avvicina la possibilità che un tentativo di un reale cambiamento dello Stato abbia successo. Dei magistrati schierati a sinistra si parla sin dagli inizi della repubblica italiana e l’opinione, più o meno vera a seconda dei periodi, che i giudici che hanno una idea politica più di destra facciano fatica ad essere eletti negli organismi di controllo della magistratura è diffusa, anche fra i magistrati . Personalmente non penso che eleminando la raccolta delle firme per le candidature cambi qualcosa. Se questi giudici orientati a destra si presenteranno alle elezioni e se la maggioranza dei votanti è davvero di sinistra, non saranno eletti comunque.

L’errore non è nelle regole per l’ elezione degli organi di controllo, secondo me, ma è nella possibilità che i magistrati e i pubblici ministeri indirizzino delle indagini in modo non oggettivo e in base alle loro idee politiche. Cambiare questa possibilità con un referendum, però, è impossibile, i magistrati sono dipendenti statali. Non li si cambia votando.

La soluzione del problema avrebbe dovuto essere l’elezione diretta dei magistrati. Da eletti, se mancano di oggettività a causa dell’influenza della loro idea politica, perlomeno questa idea politica sarà la stessa della maggioranza delle persone in nome delle quali amministrano la giustizia. Il referendum sulla giustizia di domenica prossima, però, non si occupa di questa possibilità.

Abrogazione della legge Severino

Nel suo contesto la legge Severino è giusta. Non possono candidarsi a cariche elettive pubbliche le persone che sono state condannate in via definitiva per reati di associazione a delinquere, terrorismo, gli scafisti e chi entra illegalmente in Italia, i trafficanti di uomini, chi porta in Italia minori o persone da inviare allo sfruttamento della prostituzione, e non può candidarsi chi è stato condannato per voto di scambio con le associazione mafiose.

Non so chi ha avuto l’idea di volerla abrogare. Io non vorrei mai che a governare il paese in cui abito ci sia uno scafista o chi dà alle organizzazioni malavitose il grimandello per potermi comandare e per gestire il mio denaro. La legge Severino deve restare, secondo me, così come è ora.

L’abolizione del carcere cautelare?

A proposito del carcere cautelare. In Italia ci sono solo tre casi per cui una persona può essere incarcerata prima della fine dell’ultimo grado di processo: quando sussiste un concreto pericolo di fuga, quando l’imputato può inquinare le prove e quando può reiterare il delitto. Questi casi sono decisi dal tribunale delle libertà, su istanza del titolare delle indagini.

Avviene per tutti i delitti. Nell’articolo che parla di possibilità di reiterare lo stesso reato è aggiunto anche il delitto “nonché’ per il delitto di finanziamento illecito dei partiti di cui all’articolo 7 della legge 2 maggio 1974, n. 195 e successive modificazioni.” Il referendum chiede di abrogare tutto l’articolo. Il finanziamento illecito ai partiti è una delle accuse con cui I magistrati possono colpire i politici che hanno idee politiche diverse dalle loro, e nella storia italiana lo hanno fatto diverse volte.

Si è sempre in un ambito per cui il colpevole non è la legge, ma chi la applica, cioè il magistrato non oggettivo e che non sa slegare le sue idee politiche dal suo compito di magistrato. Abolendo la legge i magistrati troverebbero un altro modo, ma qualche trafficante di droga o qualche maniaco resterebbe in giro in attesa del processo.

Cioè, siamo punto e a capo

Da quel che mi pare di questi 5 quesiti si vuole buttare l’acqua sporca con il bambino e le soluzioni proposte sono tutte molto lontane da una vera riforma della giustizia. Questi sono però i quesiti ammessi dalla Corte costituzionale. Si è quindi punto a capo. Si può votar si, si può votar no, si può anche non andare a votare, ma il vero problema della mancanza di oggettività di alcuni magistrati che esercitano il loro credo politico attraverso al loro professione, rimane. Il vero problema non sono le regole, ma le persone.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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