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Eurojust. Giornata Europea contro i crimini contro l’umanità. Casi aumentati del 44% in 5 anni

A partire dal 2016 nell’Unione Europea le indagini e gli arresti per genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra, che sono riuniti sotto il nome di crimini internazionali contro l’umanità, sono in costante aumento. Nel 2021 sono stati aperti 1547 nuovi casi contro 1073 casi del 2016. Nel 2021 fra tutti gli stati membri dell’Unione Europea i casi di crimini contro l’umanità su cui si stava già indagando erano 3171. L’aumento, in 5 anni, è stato del 44%.

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Eurojust ha individuato le cause di questo forte aumento in due fattori: i conflitti armati che hanno causato gravi violazioni dei diritti umani nei paesi confinanti con l’Unione Europea, più precisamente in Ucraina, Bielorussia e Siria e che hanno portato ad una flusso di rifugiati in Europa. Il secondo fattore dell’ aumento dei casi è da individuarsi nella maggior competenza e conoscenza del fenomeno da parte delle autorità nazionali, che hanno portato all’individuazione di un numero maggiore di casi.

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Questi dati sono stati resi noti durante un evento organizzato dalla Presidenza del Consiglio francese, dalla Commissione Europea, da EuroJust e dalla Rete contro i genocidi che si è tenuto lo scorso 23 maggio all’interno della settima Giornata Europea contro l’impunità nei genocidi.

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Sono tantissimi considerando che in Europa attualmente non ci sono guerre. Però va considerato che se chi commette genocidi si rifugia in Europa può essere arrestato anche qui e e nel contempo se i rifugiati da altri paesi raccontano di essere stati vittime di crimini di guerra il caso viene aperto e le indagini possono iniziare ed essere condotte da vari tipi di istituzioni, nazionali internazionali

Il commissario europeo della Giustizia Didier Reynders ha detto che “nella situazione corrente dobbiamo constatare che la pace in Europa non è una garanzia. Con la guerra si verificano spesso i crimini di guerra, che violano le leggi fondamentali dell’ordine internazionale. Dobbiamo difendere queste leggi ad ogni costo perché le conseguenze per le vittime e per l’umanità sono troppo gravi per essere accettate.”

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L’esperienza di questi ultimi anni, dicono da eurojust, ha dimostrato che gli stati europei che hanno squadre gli investigatori specializzati nel contrasto ai crimini contro l’umanità e agiscono con unità nell’azione penale hanno più successo nel portare i casi in tribunale e garantire le condanne per i criminali. Comunque sono solo 6 gli stati membri dell’Unione Europea che hanno istituito delle unità operative specializzate completamente indipendenti all’interno delle procure o hanno avviato dei servizi di contrasto del fenomeno.

Le sfide sono molte. Lacune legislative l’esercizio della giurisdizione extraterritoriale così come la cooperazione giudiziaria internazionale e l’assistenza giudiziaria. Nel 2019 eurojust ha supportato 9 casi in cui si sono giusti nel 2021 altri 7 nuovi casi. A questi 16 casi vanno aggiunte 3 SiC, squadre investigative comuni, che stanno operando attualmente.

La rete Europea contro i crimini contro l’umanità, (il genocidio Network) è stata istituita dal Consiglio dell’Unione Europea nel 2002 per assicurare una stretta Cooperazione tra le autorità nazionali dei paesi membri. Facilità lo scambio di informazioni tra gli operatori, incoraggia la cooperazione tra le autorità nazionali e fornisce un forum per la condivisione delle conoscenze e delle tecniche investigative genocidio network è supportato attraverso il suo segretariato ha sede nel palazzo di eurojust a L’Aia nei Paesi Bassi

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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