Lettere al direttore

Assistenza e previdenza. Vorrei parlare del mio sogno…

Se ne parla ormai da anni che politicamente e sindacalmente si vorrebbe arrivare a questa separazione ed oggi potrebbe essere la strada giusta. Se andiamo a prendere in mano la nostra Costituzione all’ articolo 38 si legge:
“Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale.” “I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.”

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Quindi qualsiasi cittadino che abbia queste caratteristiche dovrebbe avere un suo diritto minimo salariale. In primis, di non perdere il diritto lavorativo se la persona può ritornare a lavorare dopo un infortunio o malattia “guaribile
Chi, invece, è invalido o anziano con problemi di salute o è disoccupato involontariamente dovrebbe avere un reddito reale che possa sostenere il costo della vita del luogo in cui risiede. Tornando ai primi: oltre a salvaguardare il posto di lavoro a chi si ammala, dovrebbe essere garantito un reddito in grado di pagare le cure, dichiarate ogni anno all’agenzia delle entrate.

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L’ assistenza

Tutto questo creando un sistema Irpef regionale e trattenendo i soldi di ogni regione sul territorio, decentrando l”indice di povertà” che viene applicato come coefficiente moltiplicatore e renderlo proporzionale al costo della vita che c’è tra il Nord ed il Sud. Altrimenti rimarrà una situazione dove il Sud riceverà sempre più soldi rispetto al Nord senza però cambiare nulla.

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Lo Stato gira alle Regioni una quota pro capite all’anno per ogni abitante ed ogni Regione si autogestisce.
Se entro questo anno i Soldi sono gestite male, lo Stato non dovrebbe dare più nulla. Unica eccezione il caso di calamità o emergenza Salute
-Se una persona va a curarsi in un’altra regione, immediatamente deve rimborsare l’altra. In alternativa lo Stato da meno contributi alla Regione che non ha pagato.

Parliamo di previdenza, ora

Prima cosa bisogna partire dal Salario minimo e poi creare i salari rapportati al costo della vita.
Fatto questo bisognerebbe creare l’IRPEF regionale per creare fondi di assicurazioni dove investire le nostre pensioni e future pensioni. Non come oggi, però, che sono gestite a Roma e i nostri TFR sono gestite da assicurazioni private o sindacali.

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I giovani, precari e con i continui cambiamenti di lavoro, hanno il diritto di avere un assicurazione Regionale.
In pensione: tutti a 41 anni di anzianità e con un assegno calcolato in base all’età e ai contributi versati, o a 59 anni anni. ma con una pensione che permetta di sostenere il reale costo della vita del paese in cui risiede.
Se quella regione non fa il suo dovere e va in rosso, il governo Centrale interviene e manda a casa chi sta Governando in quella Regione e i cittadini NON votano e NON voteranno MAI più votare quei Governanti. Sarebbe troppo bello, se fosse così.

Giovanni V.

Nota della redazione
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