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Il marasma della stazione Centrale di Milano

Piazza Duca d’Aosta, la piazza della stazione Centrale di Milano, è una delle zone più pericolose della città. Dovrebbe esser il biglietto da visita, è proprio sotto il centro decisionale della Lombardia, il grattacielo Pirelli, eppure, nonostante i numerosi presidi, dai carabinieri all’esercito, dalla Polizia alle guardie private, in quella piazza tutti giorni succede qualcosa. Si è creata un’altra civiltà che è sorvegliata a vista, ma che vive per i fatti suoi, di violenza e di furti, di illegalità e ai margini del nostro mondo.

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2 volte sui giornali in un solo giorno per due delitti compiuti a distanza di poche ore, con in mezzo un arresto e un processo

Il nostro sistema giudiziario è garantista, lo vogliamo così perchè per noi il carcere è educativo. Va bene, ma mai come oggi mi sono sentita presa in giro dal sistema giudiziario. Nel pomeriggio del 18 settembre ho scritto la storia di due uomini che si sono picchiati fino al punto che uno dei due ha tentato di uccidere l’altro a bottigliate e anche a farsi male da solo, colpendosi alla testa.

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L’operazione dell’arresto è stata eseguita dai carabinieri e ho concluso l’articolo (questo: Ubriachi marci cercano di ammazzarsi), come faccio spesso, con la frase. “l’uomo è stato arrestato”. Lo avevano accusato di tentato omicidio. Si suppone la custodia cautelare in un caso simile sia seria. Tanto più che il nigeriano era senza fissa dimora. Era incensurato e un giudice lo ha liberato. Poche ore dopo si trovava in via Arcivescovo Calabiana dove ha tentato di uccidere, tagliandole la gola, la sua ex compagna, che è in attesa di un bambino, di cui lui è il padre.

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Chi se lo poteva aspettare?

Se fosse stato una persona normale, nessuno. Ma il 33enne nigeriano che vive all’adiaccio nella stazione Centrale di Milano è conosciuto per essere particolarmente litigioso. La separazione dalla compagna, anche lei nigeriana, non deve aver aiutato il suo carattere. Lei ha fatto bene a mandarlo via. Non ci si può tenere un uomo che si ubriaca e diventa violento se ci sono in casa dei bambini. Non lo si fa nemmeno se non ci sono.

All’interno della Stazione Centrale di Milano e nei dintorni, però, si è formato un microcosmo di persone che si conoscono fra di loro, che conoscono i poliziotti, che creano le loro storie e le loro vite fra una dose di droga venduta, un portafoglio rubato, una rissa, e le bottiglie di vino e di birra che, chissà come mai, non mancano dove c’è la povertà.

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Riso nel secchio della spazzatura

C’è quella donna, dietro al chiosco, che a mezzogiorno vende il riso in barba a qualsiasi norma igienica.Si presenta sulla piazza con un bidone della spazzatura riempito di riso o cus cus e brodaglia. Costa pochissimo, un euro al piatto, e non fornisce i piatti. Lo serve con un cucchiaione nei contenitori più improbabili. E’ anche lei una clochard e non è ben chiaro dove lo cucini. Credo sia la più ricca. 80 cucchiaiate di riso le rendono 80 euro al giorno nette ed esentasse. E’ più di quanto guadagna un operaio con contratto a tempo indeterminato. E’ lì sulla piazza tutti i giorni.

La città alternativa

In ogni angolo della piazza, in via Benedetto Marcello, in via Vitruvio e nei magazzini della stazione Centrale di Milano, tutte queste persone vivono la loro città alternativa, violenta e illegale, con delle regole diverse da quelle del resto della città. Sono osservati, conosciuti, contenuti, e qualche volta giudicati. Si sa chi sono quelli più violenti e cattivi degli altri. Hanno facce diverse.

Allah akbar

Sono facce come quella di Mahamade Fathe che ha deciso di farsi arrestare e, per essere certo di restare in prigione, ha ferito un militare dell’operazione strade sicure e poi, una volta catturato, ha gridato Allah akbar. Il Fathe girava intorno ai militari come una leonessa gira intorno al branco di gazzelle, prima di attaccarne una. E’ una tecnica di caccia africana. Sempre nella Stazione Centrale di Milano.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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