Cronaca Lombardia

Bambini rubati. La storia di Allegra

Una bambina portata via ai suoi genitori dagli assistenti sociali, è in comunità da 2 anni, ed è diventata così. Non mangia e a quanto pare alle assistenti non importa un granchè.

Pubblicità

Questa è la storia di Allegra, nome di fantasia per una bambina che a 6 anni è stata portata via ai suoi genitori, in Lombardia, e ricoverata in una comunità sempre in Lombardia. Ora ha 8 anni. Ho visto le foto di quando era felice a casa sua, ed era una bambina paffutella e carina. In due anni, durante i quali i suoi genitori hanno potuto vederla pochissimo, è stata portata ad essere così.

Pubblicità

La bambina non mangia, è terrorizzata dall’idea di essere data in affidamento, non è stata curata e vorrebbe tornare dalla sua mamma e dal suo papà. Vi dico subito che le condizioni della bambina, che dalla foto risultano in tutta la loro terribile gravità, sono già state sottoposte all’intervento dei medici prima e della magistratura poi. E’ stata in pericolo, ma non a causa dei suoi genitori naturali, bensì a causa della struttura dove è stata rinchiusa e dal menefreghismo delle istituzioni che la hanno condannata, non colpevole, a vivere in perenne tortura.

Pubblicità

Sono certa che foto e articolo arriveranno nelle mani dei responsabili della comunità, degli assistenti sociali e anche del sindaco del comune lombardo che ha la tutela legale della bambina. Si riconosceranno e si considereranno offesi, diranno che ho gettato fango su di loro anche se non ho ancora fatto i loro nomi, e che probabilmente tenteranno di fare pressione per farmi togliere e foto e articolo.

Rispondo che ho riflettuto molto, probabilmente anche troppo prima di decidere di raccontare cosa succede, e che ho preso la decisione di raccontare quel che so, prima del processo cui saranno sottoposti i genitori e a prescindere da come finirà.

Pubblicità

Allegra in comunità

La carta di Treviso. Proteggere i bambini anche dalle istituzioni?

La carta di Treviso è un protocollo che impone ai giornalisti di raccontare i fatti in cui sono protagonisti dei minori in modo da non ledere il naturale evolversi della loro personalità. Dobbiamo nasconderne il più possibile la possibilità che siano riconosciuti. Alle volte non è facile, e dura scegliere le parole e nascondere le notizie. Il viso di Allegra è coperto.

Per me ha meritato anche che la mascherina usata avesse qualcosa di infantile e allegro. Allegra si rivedrà, quando tutto sarà passato, e non voglio che riveda la sua espressione. Chi la ha tolta ai suoi genitori e la ha lasciata senza cure in quella comunità sembra non avere una carta di Treviso cui fare riferimento, ha condannato una bambina a una tortura e questo è inconcepibile.

Cosa è successo

Intorno alla metà di agosto, dopo che la bambina era stata spostata in una comunità lontana dalla casa dei genitori naturali, dopo una telefonata programmata, il suo papà ha chiesto all’educatore di fargli avere una fotografia della piccola. L’educatore, probabilmente meno sgamato, o forse più umano di altri, ha detto alla bimba di mettersi in posa e le ha scattato una foto che ha poi spedito via whatsapp al padre.

Quando i genitori la hanno vista sono rimasti sgomenti. Erano molte settimane che i servizi sociali e la comunità rimandavano le visite. Hanno chiamato la comunità disperati e chiesto aiuto, come risposta la responsabile della comunità ha mandato loro una foto altrettanto terrificante in cui la bambina aveva davanti una ciotola piena di cereali e altri infilati in bocca.

La responsabile della comunità sempre tramite whatsapp ha risposto ai genitori che, visto il loro comportamento, sospendeva le loro visite alla bambina. La bambina è stata quindi spostata in un’altra struttura senza che i genitori possano sapere dove si trova. Questo è quello che ho saputo da loro e di cui mi è stata fornita la documentazione. I genitori hanno sporto denuncia al commissariato di polizia e al sindaco del loro Comune di residenza, tutore legale della bambina. La risposta del sindaco è arrivata a fine agosto, e dice esclusivamente che hanno presentato regolare denuncia.

Un po’ pochino considerando che il sindaco del comune di residenza è il tutore legale di Allegra, e come altri, sembra essersi dimenticato di lei. La storia ovviamente avrà un seguito, e ci saranno altre inequivocabili fotografie su come i bambini, anche nella nostra Lombardia, sono tolti ai genitori senza però essere curati. Ora dipende da tutti. Se teniamo ai bambini e siamo disposti a far sapere cosa succede, per Allegra e per gli altri bambini, che mi dicono sono tanti, che si trovano nelle stesse condizioni, qualcosa va fatto.

Siano manifestazioni davanti ai tribunali quando ci sono sentenze che riguardano questi bambini, sia scrivere e informare di quello che succede, anche rischiando di andare contro la carta di Treviso, tanto voluta e in cui credo, ma che in questo caso rischia di andare contro l’interesse della piccola Allegra.

Nota della redazione
I giornalisti di Co Notizie News Zoom lavorano duramente per informare e seguono l'evoluzione di ogni fatto. L'articolo che state leggendo va, però, contestualizzato alla data in cui è stato scritto. Qui in basso c'è un libero spazio per i commenti. Garantisce la nostra libertà e autonomia di giornalisti e il vostro diritto di replica, di segnalazione e di rettifica. Usatelo!Diventerà un arricchimento della cronaca in un mondo governato da internet, dove dimenticare e farsi dimenticare è difficile, ma dove la verità ha grande spazio.

Ilaria Maria Preti

Metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica. Ora scrivo su alcune testate, coordino portali di informazione, sono una giornalista, e una Web and Seo Editor Specialist

10 pensieri riguardo “Bambini rubati. La storia di Allegra

  • Le comunico che fb blocca questo genere di notizie, è una vergogna, questa non è definibile censura ma dittatura, la democrazia non esiste più da molto tempo.

  • Pazzesco. ma è per questo motivo che preferiamo aver un giornale staccato da Facebook, su una piattaforma propria.

  • Credo che la carta di Treviso andrebbe proprio abolita, proprio perché lesiva, altro che tutelare! sembra anche un modo per dire “Tu non esisti, quindi ti nascondo!”. Inoltre con internet, al giorno d’oggi, quanto ci mettiamo a trovare un volto non coperto? Credo che i giornalisti dovrebbero impegnarsi ad andare avanti anziché rimanere fermi alla vetusta carta di Treviso

  • Non sono d’accordo. La carta di Treviso protegge i bambini e dà ai giornalisti dei limiti che li aiutano a proteggerli. Io sono felice di seguirla, perchè dopo aver sollevato il problemae aiutato Allegra e la sua famiglia, gli articoli rimarranno e io vorrei per Allegra un futuro sereno e felice. Non vorrei mai che i miei articoli che parlano di lei adesso, possano essere letti da dei suoi amici quando sarà più grande. Su facebook viene eliminato tutto, dopo un po’ non è più visibile, ma sui giornali gli articoli sono rintracciabili. bne vengano quinid i visi coperti e i cambi del nome,

  • Sarebbe possibile chiedere di parlarne nei tg nazionali? Inoltre perché nessuna forza politica parla di statalizzazione delle case famiglia, delle comunità familiari e delle comunità educative? Credo che si arresterebbe il macabro business

  • Teniamo presente che certe volte i volti vengono oscurati anche in assenza di situazioni a rischio. Non credo che sia appropriato nascondere il volto di sedicenni ai quali viene chiesto se sono d’accordo al voto a sedici anni, tant’è che ho sentito della necessità di una profonda modifica della carta di Treviso. Nessuna polemica, buona serata

  • Cara Marta, la carta di Treviso ci dice che non dobbiamo permettere che i minori siano riconoscibili quando sono vittime di reati o quando sono al centro (o in periferia) di fatti negativi. In tutti i casi in cui i bambini e i ragazzi sono in situazioni positive dobbiamo invece renderli riconoscibili e incoraggiarli. Ci sono dei miei colleghi che forse sono esageratamente garantisti. Esprimere educatamente una opinione in pubblico è un fatto educativo. Non è colpa della carta di Treviso, ma dal giornalista.
    Sinceramente spero di non essere la sola che si è accorta che qualcosa non funziona sugli affidi dei bambini
    in comunità in Lombardia. E se sono sola spero di non rimanerlo a lungo. Farò la mia parte cercando di andare a fondo del problema, e usando tutti i mezzi che posso trovare… come ho sempre fatto

  • In questo caso,si è nella strana posizione per cui dagli assistenti sociali hanno scritto in una relazione che la foto di Allegra è stata resa pubblica ledendone i diritti. Hanno usato questo fatto per accusare i genitori. Però è chiaro che Allegra in quella comunità è diventata anoressica a circa otto anni . Non mangiava per la tristezza e per la disperazione. In questo caso,rendendo pubblica la foto si è andati contro al carta di Treviso, ma lo si è fatto nell’interesse di Allegra. Se non lo si faceva ci sarebbe stato il silenzio e Allegra avrebbe rischiato di morire.

  • Ricorro a un esempio: dei ragazzini riferiscono che so… di un albero che, cadendo, ha rischiato di uccidere una persona. Ecco, noto che i volti vengono oscurati e in questo caso non ha senso, dovrebbero essere loro a poter decidere e senza il rischio di essere querelati. Fossi una ragazzina e mi vedessi oscurata senza un serio motivo, mi sentirei offesa.

  • In effetti vedersi oscurati quando si fa qualcosa di buono, delude. Nel tuo esempio i bambini hanno fatto una buona azione e per la carta di Treviso non devono essere oscurati. In realtà la prassi per chi fa il giornalista, è un pochino più complicata. Se chiediamo il loro parere, poi dobbiamo rispettarlo, ma essendo minori, il loro parere non è sufficiente a darci il permesso di pubblicare le loro foto. Bisogna chiedere ai genitori. Se invece non chiediamo è la professionalità che ci difende. I bambini hanno fatto una cosa buona, quindi possiamo pubblicarne il nome, il cognome e il volto. Ma vael solo per chi è iscritto all’albo… perchè ha il know how.
    Sulle querele.. i giornalisti in Italia sono querelati da chiunque, con una maggior tendenza da parte dei delinquenti. Non è un problema se si fa bene il proprio lavoro. Il problema è che bisogna difendersi anche quando si ha ragione, e questo prevede spese che non saranno risarcite. ma anche in questo caso, il problema non è sulla carta di Treviso, e neppure sulla libertà di azione giudiziaria, ma sulle spese e sulla necessità di difendersi gratuitamente.

Commenti, repliche e rettifiche. Scrivi qui quello che hai da dire.