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La baby gang dei treni di Vimercate. 21 colpi in due mesi (i particolari)

Vimercate – Erano in 8. Si dividevano in gruppi di 2 o 4 tutti giovanissimi, fra i 16 e i 17 anni,  solo due maggiorenni e fra tutti uno solo aveva la cittadinanza italiana. Poi ci sono  rumeni,  marocchini e 1 egiziano. Qualcuno andava ancora a scuola. Altri non ci andavano più, ma neppure lavoravano. Erano la “baby gang dei treni e delle Torri bianche”.

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Le loro famiglie erano normali. Non le si può definire molto attente a quello che combinavano i figli, ma nessun genitore aveva già avuto a che fare con la giustizia. Il divertimento di questi ragazzini era radunarsi al centro commerciale delle Torri bianche di Vimercate, e alla stazione ferroviaria. Quindi sceglievano se prendere l’autobus  o il treno, salivano sul mezzo, sceglievano le vittime, le circondavano, minacciandole con dei coltelli, le rapinavano e picchiavano.

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la baby gang dei teni di dava appuntamento alle torri bianche di Vimercate
Torri Bianche a Vimercate, il centro commerciale dove si radunava la baby gang dei treni

Poi la baby gang dei treni scappava e si trasferiva a compiere rapine sui mezzi pubblici e nelle stazioni ferroviarie della zona di Vimercate, fino alle 22 di sera quando tornavano un’altra volta nei pressi del Centro commerciale per scambiarsi i racconti della serata. Hanno compiuto 21 rapine accertate nei soli mesi di novembre e dicembre 2017. Ora li hanno scoperti e arrestati. Un marocchino, uno dei due maggiorenni, era già in carcere. Tre giovanissimi sono nel carcere minorile di Monza, e tre sono confinati in alcune comunità di recupero. L’ultimo, il giovane maggiorenne italiano, è ricercato.

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Una volta scoperti, davanti a mamma e papà, piangevano

2 delle loro vittime, tutti studenti più giovani di loro a parte che in un caso, hanno dovuto essere ricoverate in ospedale per le percosse ricevute. Alcuni dei rapinati hanno sporto denuncia solo dopo che i carabinieri li hanno identificati. Le rapine e le scene di violenza erano state riprese dalle telecamere delle stazioni ferroviarie e dei treni. Dopo averli picchiati e rapinati, la baby gang dei treni li minacciava. “Ora ci hai visti in faccia. Se ci denunci torniamo e ti ammazziamo”.

I carabinieri della stazione di Vimercate sono andati a prenderli a casa, al mattino presto. Li hanno arrestati davanti ai loro genitori, ignari  e disperati, in alcuni casi attoniti, nello scoprire così cosa  avevano fatto i figli.  I ragazzi, quelli capaci di minacciare e picchiare selvaggiamente i coetanei, quando i carabinieri hanno contestato loro ciò che avevano fatto, davanti ai loro genitori, sono scoppiati a piangere. Uno di loro però, che all’arrivo dei carabinieri stava ancora dormendo nella sua cameretta, nascondeva un coltello a serramanico sotto il cuscino.
Una volta in caserma, però, messi insieme, sono riprese le dinamiche del branco e hanno ricominciato a fare gli sbruffoni, sono tornati ad essere la baby gang dei treni.

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Le indagini dopo il primo arresto

Le indagini e la scoperta della “baby gang dei treni” è iniziata con l’arresto del componente maggiorenne, un giovanissimo marocchino che era stato arrestato per tre rapine, di cui una non era andata a segno, che aveva compiuto da solo. Il giovane aveva anche partecipato alla più efferata delle rapine compiute dalla baby gang. Avevano sequestrato un giovane nel sottopassaggio di una stazione ferroviaria, poi lo avevano scortato fino ad un bancomat, dove con le minacce lo avevano costretto a prelevare 1000 euro. Dopo averlo rapinato lo avevano scortato nuovamente in stazione e lo avevano caricato su un treno regionale in partenza, per prendersi il tempo di scappare prima che potesse dare l’allarme.

Baby gang dei treni. Un grave problema

La abbiamo chiamata la “baby gang dei treni” e la sua storia pare un pugno nello stomaco di qualunque genitori. Cosa può aver trasformato quelli che ieri erano quasi bambini in feroci rapinatori? Questi ragazzi non hanno avuto dei genitori attenti e svegli, ma non sono figli di delinquenti. Non si può neppure parlare di mancata integrazione. Per quanto in maggioranza siano di origine straniera, si sono integrati benissimo fra italiani, egiziani, rumeni e marocchini. Di certo non è una questione etnica o di ribellione nei confronti della società.

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Non avevano bisogno di denaro. Da quel che hanno chiarito le indagini fino a questo momento. Sembra che non organizzassero nè divisioni del bottino, nè la rivendita di quanto rubato. Sembra invece prevalere la logica del branco, quella dei modelli negativi,  secondo cui tanto più sei cattivo, ladro e bastardo, tanto più sei forte e che invece fa breccia solo nelle menti e nelle anime deboli.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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