Vallanzasca lancia borse. Colpa della custodia dinamica
Ci si scherza su con un titolo quasi ironico, ma la vicenda ha una gravità intrinseca. Infatti Renato Vallanzasca è uno dei peggiori assassini e rapinatori della storia del Nord Italia.
Sta scontando nel carcere di Bollate, i quattro ergastoli e 295 anni di reclusione, più i 10 mesi cui è stato condannato per furto in un supermercato mentre era in permesso. E’ in carcere sin dagli anni 80 e al suo attivo ha diverse evasioni. E’ stato al centro di rivolte carcerarie.
Questa mattina, intorno alle 10.30 nella parte destinata al colloquio con i parenti, ha aggredito uno degli agenti della polizia penitenziaria. Il poliziotto stava conducendo dei controlli di routine, quando Vallanzasca gli avrebbe inveito contro lanciandogli la borsa. L’agente è stato colpito ad una gamba e ha dovuto lasciare il servizio.
Il sindacato
Le difese dell’agente sono state prese da Leo Beneduci, Segretario Generale del sindacato Autonoma Polizia Penitenziaria che ha ricordato quando Vallanzasca sia stato un detenuto dal comportamento discutibile. “Anche nel cosiddetto carcere modello, constatiamo un’ aggressione in danno di un’agente da parte di Vallanzasca, il quale, con la solita spavalderia, ha dato modo di parlare di sé, dimostrando il disprezzo per il lavoro che gli agenti e gli operatori in un istituto devono fare. Il fatto è la ennesima dimostrazione tangibile di come il modello “custodiale” della sorveglianza dinamica stia dimostrando limiti sempre più evidenti, attesa la totale mancanza di regole che si traduce in episodi pregiudizievoli per l’ordine e la disciplina che quotidianamente come sindacato denunciamo”
Troppo morbidi
Renato Vallanzasca aveva in passato compiuto anche omicidi in carcere e il suo atteggiamento nei confronti della giustizia è ancora pericoloso. Secondo il sindacato la difficile gestione di un uomo come Vallanzasca non premette la buona riuscita dell’esperimento.
“Non siamo aprioristicamente contro la sorveglianza dinamica, ma se il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria sostiene che con questa sorveglianza le aggressioni diminuiscono, smentendo la realtà dei fatti, evidentemente l’avvicendamento dei vertici assume carattere d’urgenza, visto lo stato delle carceri in Italia.”
Poi dice ancora “Non si può confondere dignità dell’esecuzione penale, della quale siamo fermamente convinti, e permissivismo quando accadono fatti gravissimi per l’ordine e la sicurezza. Una commissione parlamentare di inchiesta sullo stato dei penitenziari italiani, della quale chiediamo l’istituzione, farebbe luce sulle molte ombre delle carceri e dei vertici che li amministrano”. Se ne attendono i risultati.
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