I Bal del torello della galleria portano fortuna?
“Se schiscet i bal del tor te ghet la fortuna, te pasa la luna”. Lo canta Walter di Gemma, cabarettista e cantautore di lingua milanese, in una canzone dedicata al famoso torello della Galleria Vittorio Emanuele. La Galleria fu costruita nel 1867. La dedica all’ allora Re d’Italia fu sottolineata da quel mosaico di piastrelline disegnato sul pavimento dell’ottagono centrale della Galleria. E’ una rappresentazione dello stemma della città di Torino, città dei Savoia e fino al 1864 capitale del regno d’Italia.
Scaramanzie
Il torello della galleria è conosciuto internazionalmente come protagonista del rito scaramantico di pestargli le balle per ottenere i favori della dea bendata. In realtà non le ha. Non le aveva neppure in origine, prima che si formasse il buco fatto dai tacchi dei turisti. La sua nomea è frutto del tipico sarcasmo milanese. Già delusi dalla piega presa dal novello regno italiano, i milanesi non avevano gradito la forma di sudditanza a Torino, che decorava la nuova galleria. Notando la mancanza dell’attributo maschile mandavano i bauscia troppo patriottici a “Schisciar le bal del tor in galleria” per aver più fortuna.
“Dovresti proprio andare a schisciar i bal al torel in galleria!”
Nel secondo dopoguerra l’abitudine riprese vigore. Si mandava dal torello in Galleria chi si vantava troppo e chi parlava di sfortuna nel commentare le vicende del periodo bellico.
Fino a che, nel 1967, fu rifatto il pavimento. Il torello vantava già un considerevole numero di “schisciamenti”, un avvallamento e una notevole fama di portafortuna. Fu nuovamente rifatto senza balle e diventò velocemente una delle attrazioni turistiche di Milano.
Parte dell’animo anarchico, e sarcastico, di Milano è riuscito a sopravvivere grazie a delle balle mancanti. Schiacciarle porta fortuna? Non lo so. Però la loro storia fa sorridere e l’allegria è il primo passo verso la positività e il successo.
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