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Radio Padania libera non chiude, anzi…è sempre più libera

In questi giorni mi fermano per strada per chiedermi se Radio Padania libera chiude. Colpa dei giornali. Due cose, però, mi fanno piacere: non pensavo che a Ossona ci fosse così tanta gente che si interessa alla sorti di RPL,  e il rispondere: “No, Radio Padania libera non chiude. Abbiamo qualche difficoltà di liquidità sul breve periodo, per pagare le bollettte dell’energia elettrica con cui funzionano i ripetitori, ma le frequenze radiofoniche appartengono alla radio e anche vendendone una ogni tanto, andremmo avanti bene per almeno altri dieci anni. Chiediamo tanti finanziamenti e raccogliamo fondi perchè non vogliamo venderle. Altrimenti, poi, chi ci ascolta? Ecco: questo è il numero del conto corrente postale per le donazioni: 37671294”

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la scala Rho b&b

Morelli e Salvini a Radio PadaniaDa che esiste a Radio Padania Libera si sono vissute più guerre che momenti di pace, ma il bello di RPL è questo. E’ una radio rivoluzionaria e i rivoluzionari fanno le rivoluzioni.  Il nostro compito è difendere il diritto della gente normale a esprimere la propria opinione su qualunque cosa le interessi esprimerla e ci siamo sempre riusciti. Radio Padania è la radio senza filtri, dove chi telefona è alla pari con chi è in studio. In tanti ci invidiano questo continuo corroborante contatto diretto con l’opinione pubblica. Oltre ad essere la voce della Lega Nord, Radio Padania appartiene ai leghisti ed è uno dei successi del Movimento. Trasformarla in Radio Comunitaria, cioè una radio che fa cultura e con poca pubblicità, è stato un colpo di genio.

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Ci sono solo due radio comunitarie, nel territorio dello stato italiano: radio Maria che trasmette e divulga la parola di Dio e radio Padania libera che trasmette e divulga il sogno e l’educazione alla libertà e all’autogoverno. Qualcuno ci ha criticato perchè aprivamo frequenze radiofoniche libere e non occupate da altre radio per poi rivenderle o permutarle, quando ci si accorgeva che il nostro messaggio non raccoglieva consenso nella zona che coprivano. E cosa ci sarebbe di male? Una frequenza radiofonica è aria, null’altro che aria. Per le radio comunitarie è facile aprire una frequenza, per le radio commerciali è difficilissimo. Si danneggiava qualcuno? Qualcosa? Non si danneggiava neppure lo Stato italiano in quanto, anzi, le radio commerciali pagano le tasse e se aumentano i loro introiti perchè si ingrandiscono pagano più tasse. Intanto, però, con questo sistema radio Padania ha garantito la libertà di parola e pensiero, mantenendo la libertà. Non uno sfogatoio per leghisti, come qualcuno ci ha definito, ma gente che rompe le palle al potere, al di fuori del controllo, strettamente esercitato dai forti sui media, perchè dà voce alla gente normale.

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In questi giorni i giornali scrivono che Radio Padania chiude. Non è vero. Matteo Salvini è stato due ore in studio, in diretta, a parlare con gli ascoltatori garantendo che Radio Padania continuerà a trasmettere. Ciononostante, giornali online e cartacei continuano ad insistere e, per suffragare le loro congetture poco stabili,  sparano quelle che comunemente di chiamano “cagate pazzesche”. La palma d’oro della cagata pazzesca l’ha vinta La Stampa ma ha avuto molta concorrenza per questo premio.  L’idea che una radio che ha un patrimonio importante  in frequenze radiofoniche chiuda è insostenibile, ma l’hanno pubblicata lo stesso.

Ma per quale motivo si è sparsa la voce della chiusura? Secondo me fa parte della guerra mossa a RPL. Quando il governo italiano si è accorto in quale modo radio Padania Libera e radio Maria riuscivano a sopravvivere e a crescere, a farsi ascoltare,  ha tolto la possibilità di vendere e permutare le frequenze libere. Nella foga di togliere la possibilità di parola alla lega nord e ai padani, non ha esitato a tentare di mettere il bavaglio anche alla parola di Dio. Per completare l’opera, ha tagliato i fondi agli organi di comunicazione di partito. Ora, per continuare a trasmettere dobbiamo trovare altre entrate che coprano le spese vive: ecco perchè chiediamo donazioni, soldi e  perchè scriviamo libri e facciamo tante altre attività: perchè non si vuol perdere nemmeno una frequenza e si vuole continuare a trasmettere voglia di libertà.

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Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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