MagazineCucinaLa cucina di Daniela

Eleganti e romantici liquori fatti in casa: il Ratafià e il Rosolio

Quando si ricevevano ospiti si usava offrire alle signore in visita un liquore fatto in casa e conservato per queste occasioni. Riporto qui quelli che si facevano in casa di mia nonna a Milano: un rosolio e due tipi di ratafià

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la scala Rho b&b

Gli ingredienti per il Ratafià di frutti rossi

350 gr. di alcool da liquori a 95°; 320 gr. di zucchero semolato fine; 1kg di ciliegie, amarene, more e lamponi; un pezzetto di cannella – la buccia grattugiata di mezzo limone, sei/otto foglie di rosa rossa, un cucchiaino di noce moscata grattugiata, un chiodo di garofano pestato.

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Lavate accuratamente tutta la frutta, quindi snocciolate le ciliege e le amarene e conservate i noccioli di queste ultime, avendo l’accuratezza di snocciolare i frutti sopra una capace pentola d’acciaio. Mettete nella pentola tutti i frutti,  coprite con poca acqua e fate cuocere il tutto, a fiamma bassa, sino a quando la frutta si sarà completamente sfatta. A questo punto passate la frutta da un fitto colino, facendo cadere il ricavato in un largo recipiente di vetro, possibilmente con tappo di vetro ermetico.

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Premete bene la frutta con il dorso di un cucchiaio in modo che tutto il succo e parte della polpa cadano nel vaso e i semini restino nel colino. Aggiungete ora l’alcool, lo zucchero,  la cannella, la rapatura di limone, le foglie di rosa ben lavate e le spezie nonché i noccioli delle amarene che avrete grossolanamente frantumato con un pestello.

Chiudete il vaso, agitatelo leggermente per far sciogliere lo zucchero e ponetelo in luogo fresco e buio per almeno tre mesi. Filtrate il liquore prima da un fitto colino, poi da carta filtro, mettetelo in bottiglie di vetro, chiudetele e tenetelo a riposo per almeno una settimana. Ora potete consumarlo. Potete sostituire i frutti rossi con eguale peso di sole fragole o di sole ciliegie.

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Gli ingredienti per il Ratafià di rose

350 gr di alcool da liquori a 95°, 350 g. d’acqua, 250 gr. di zucchero semolato fine, 200 gr. di petali di rosa, 1gr. di cannella. Mettete i petali di rosa, anche di colori diversi ma molto profumati e raccolti quando il sole è caldo, in infusione con acqua molto calda ma non bollente; lasciate riposare per 2 giorni. Filtrate da un colino in un recipiente di vetro a chiusura ermetica, schiacciando bene i petali con il dorso di un cucchiaio di legno ed aggiungete l’alcool, lo zucchero e la cannella.

Mettete in luogo fresco e dopo  12 giorni filtrate di nuovo, questa volta attraverso carta filtro in modo che il ratafià diventi limpido e trasparente. Il liquore avrà un profumo molto delicato. Secondo la ricetta della nonna bisognerebbe imbottigliarlo in bottiglie di cristallo e servirlo negli appositi piccoli bicchierini.

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Il Rosolio di fragole

500 gr. di alcool da liquori a 90°, 500 gr. di fragole, 500 g di zucchero semolato fine, 150 g d’acqua, un baccello di vaniglia. Mettete a macerare per 20 giorni le fragole e il bacello di vaniglia nell’alcool in un recipiente di vetro con coperchio.

Trascorso questo tempo preparate uno sciroppo facendo sciogliere lo zucchero nell’acqua e farlo raffreddare, poi mescolarlo con l’alcool e le fragole. Mescolare bene, quindi filtrare attraverso carta filtro, imbottigliare e tappare ermeticamente. Mettere le bottiglie in un luogo fresco e buio; durante la prima settimana capovolgere le bottiglie una volta al giorno, poi lasciarle stare per almeno sei mesi prima di consumare il liquore.

Nota della redazione
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Daniela Mari Griner

Daniela Mari Griner è nata a Milano ma vive da sempre a Casorezzo. Si è sempre interessata di cucina, milanese e lombarda in particolare, grazie alle nonne, al nonno materno e ai genitori, mamma cuoca sopraffina e papà ottimo assaggiatore. Finito il liceo classico e iniziata l’Università, abbandona questa per dedicarsi alla sua passione, la cucina appunto, e ha la grande fortuna di venire assunta come redattrice nella più prestigiosa rivista di cucina “La Cucina Italiana”, allora sotto la guida delle mitiche sorelle Gosetti. Qui partecipa alla stesura delle ricette, sia innovative sia tradizionali, alla ricerca delle radici delle stesse e sviluppa la sua conoscenza della cucina di Milano e del territorio circostante, conoscenza e ricerca che proseguono anche dopo aver lasciato la rivista e che continuano nel tempo sino ai giorni nostri

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