RITRATTI - olio su telaIl mensile di Roberto ColomboMagazine

Armando Cossutta: il politico che divideva la sinistra

Moriva otto anni fa, il 14 dicembre 2015, lo storico leader della sinistra italiana Armando Cossutta. Protagonista della politica italiana, parlamentare di lungo corso, si spense all’età di 89 anni all’ospedale Camillo di Roma.

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Gli scontri interni al PCI

Fin che non assaggiò il potere, Cossutta fu contro di esso tanto da essere spesso definito l’ala “filosovietica” del Partito Comunista Italiano; era inviso persino a Enrico Berlinguer, lo storico leader della sinistra italiana che nel congresso dei comunisti del marzo 1975 lo rimosse dal ruolo di coordinatore della segreteria; questo fu solo il prologo di uno scontro ben più aspro tra i due: qualche anno dopo, nel 1982, il Pci espresse condanna per il colpo di Stato in Polonia e per le ingerenze sovietiche e l’unico voto contrario (su 220 componenti) fu quello di Cossutta il quale, non sentendosi per nulla isolato, puntò il dito contro lo stesso Berlinguer e definì la posizione del Pci “un’inversione” rispetto alla tradizione.

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Dal PDS a rifondazione comunista

Lo strappo, che era nell’aria, divenne poi inevitabile dopo il congresso del 17/22 marzo 1989 In quella storica assise, fase embrionale di quella che fu poi definità la “svolta della Bolognina“, il segretario Achille Occhetto iniziò a prospettare un processo politico di rinnovamento della sinistra e anche in questo caso l’esito della votazione fu schiacciante: solo 2 contrari e 235 a favore.

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Stesso copione l’anno dopo: al congresso di Bologna il Pci decise formalmente di cambiare pelle e, da partito comunista, avvicinarsi al socialismo: sempre di sinistra, ma dichiarandosi progressisti e riformatori… un cambiamento più formale che sostanziale ma che venne mal digerito dall’ala più radicale del partito, la quale presentò due mozioni contrarie (anche tra loro) alla linea del segretario. I compagni erano quindi divisi su tutto e, anche nelle scissioni, gli scissionisti si dividevano tra loro: la mozione di Pietro Ingrao e Alessandro Natta ottenne il 30% dei voti congressuali mentre Cossutta dovette accontentarsi del 3%.

Occhetto con l’establishment del Pci avviava la trasformazione nel Partito Democratico della Sinistra (il PdS, che però nel simbolo manteneva ai piedi della quercia la falce e martello, emblema dei comunisti): questo avvenne il 31 gennaio 1991 nel 20esimo e ultimo congresso del Pci, a Rimini, mentre agli scissionisti occorse quasi un anno per organizzarsi poichè Rifondazione Comunista fu costituita formalmente il 15 dicembre 1991 a Roma; il citato Ingrao, da sempre contrario alla svolta socialista, aderì tuttavia a Rifondazione molto dopo, nel 1993; avrà riflettuto bene oppure si sarà prima sincerato che la scissione non fosse un buco nell’acqua.

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Il primo segretario di Rifondazione fu Sergio Garavini mentre Cossutta ottenne il ruolo di presidente, carica che conservò negli anni a venire fino alla contro-scissione del 1998. Di tutto rispetto numeri e successi elettorali ottenuti da Rifondazione, nel frattempo passata sotto la guida di Fausto Bertinotti: alle politiche del 1996 contava ufficialmente 130mila iscritti, 8mila eletti nelle istituzioni, 2mila circoli con 115 federazioni e soprattutto poco più di 3milioni dei suffragi pari all’8,7% dei voti validi: il che significava 34 deputati, 11 senatori e 3 europarlamentari.

La rifondazione di Rifondazione Comunista

Nonostante la forza dei numeri, Rifondazione scelse di non partecipare al primo governo di centrosinistra della seconda Repubblica, guidato da Romano Prodi, ma preferì dare l’appoggio esterno. La rottura avvenne nell’autunno del 1998, a meno di due anni dall’insediamento dell’esecutivo; le richieste di Rifondazione erano la riduzione dei ticket sanitari, l’aumento delle pensioni minime, libri di testo gratuiti per tutti e l’eliminazione della tassa sulla prima casa in vigore ai tempi, l’Ici.

Parevano richieste propedeutiche alla sfiducia e infatti così avvenne ma ci fu una parte di Rifondazione Comunista che non seguì Bertinotti nella strada che avrebbe portato il partito all’isolamento politico; tra questi, per molti versi inspiegabilmente, ci fu proprio Armando Cossutta, il quale dopo avere fatto l’ultras di sinistra per tutta la vita in quel momento si allineò al governo sostenuto dalla “sinistra socialista” dalla quale si era diviso non molti anni prima.

Gli eletti di Rifondazione Comunista che scelsero di rimanere fedeli al governo e al centrosinistra diedero vita al Partito dei Comunisti Italiani, le cui figure di riferimento furono Cossutta e il segretario nazionale Oliviero Diliberto: una trentina tra deputati e >senatori, altrettanti consiglieri regionali, 1000 amministratori e circa 30mila iscritti.

Per la verità, oltre a essere reggicoda dei partiti di centrosinistra, non si ha grande traccia dell’attività politica del PdCi, il cui ultimo segno concreto di vita è stata l’anonima esperienza dell’onorevole Alessandro Bianchi nel secondo governo Prodi (2006-2008) dove ricoprì il ruolo di ministro dei trasporti. Uno dei pochi successi pratici del Pdci fu quello di dare notevole fastidio ai “cugini” di Rifondazione sulla scheda elettorale, poichè il simbolo era sostanzialmente identico: la bandiera rossa con falce e martello.

I figli so’ pezzi ‘e core

Armando Cossutta non poteva resistere troppi anni senza fare un’altra scissione, che consumò il 21 aprile 2007, lasciando il Pdci. Gli screzi iniziarono a intravedersi nelle elezioni europee del 2004, quando il capogruppo alla Camera Marco Rizzo ottenne più preferenze del fondatore (che quindi non fu eletto) nel collegio Nord-Ovest. A questo si aggiunga, ma forse è solo una coincidenza, che per le elezioni politiche del 2006 il Pdci non ricandidò la figlia Maura al Parlamento, con la motivazione (che pare avere una qualche solidità) che la stessa aveva già svolto ben due mandati alla Camera dal 1996 al 2006.

A questo punto, una scissione ci stava tutta ma stavolta non lo seguì nessuno tra politici e iscritti; lo seguirono invece dalla separazione dal Pdci tanti elettori e infatti questo partito è sostanzialmente sparito dal 2007 in avanti fino a essere sostanzialmente inglobato da quel che resta di Rifondazione Comunista, altro partito consegnato alla storia della vita politica italiana.

Nota della redazione
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Roberto Colombo

Roberto Colombo

Opinionista.

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