I racconti di Davide TrentarossiMagazineStoria e Cultura

Lorelei: la leggenda ai giorni nostri

Premessa – Qualche giorno fa, il 30 novembre scorso, è venuto a mancare Shane MacGowan. Ai più giovani il suo nome non dirà molto, ma è stato un cantante e musicista molto famoso negli anni novanta/duemila ed è l’autore della maggior parte dei brani del gruppo folk rock irlandese dei Pogues. Molto noto per la sua vita caratterizzata da abuso di alcool, droghe e comportamenti autodistruttivi, fu un grande artista. In questi giorni mi è capitato di andare a risentire alcune canzoni di questo gruppo. Una fra le mie preferite è Lorelei, ispirata al famoso personaggio creato dalla mitologia romantica tedesca dell’ottocento.

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Ne scrissero diversi autori, raccontando ognuno la propria versione. Il più famoso fra essi fu Heinrich Heine. Quale che sia l’autore, tutte concordano nel descrivere Lorelei come una bellissima ragazza che attende sulle rive del Reno il ritorno del suo amato marinaio. L’infedeltà, però, del suo promesso sposo spinge la giovane al suicidio e, da questo momento, nasce tutta la perfidia di Lorelei la quale, con il suo canto, ammalia i marinai di passaggio lungo il Reno, facendo schiantare le loro imbarcazioni lungo le rocce.

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A dispetto di questa perfidia, ho sempre provato grande tenerezza e affetto verso questa creatura mitologica, la stessa che provo per la ragazza, realmente esistita e cantata dal gruppo dei Manà in El Muelle De San Blas. In questa canzone si racconta la storia, vera questa, di una ragazza messicana che a pochi giorni dalle nozze si reca al molo a salutare la nave con cui il suo promesso sposo parte per una battuta di pesca. A causa di una tempesta, la nave non farà mai ritorno, ma la ragazza continuerà per il resto della sua vita ad attendere l’amato, sul molo di San Blas.

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Entrambe sono rimaste sole, con motivazioni certo differenti, ma entrambe condividono lo stesso destino di abbandono e solitudine. Le reazioni però sono opposte ed estreme. La ragazza messicana annulla sé stessa, non vedendo altro futuro per lei se non quello della perenne e inutile attesa di qualcuno che non tornerà mai più. In Lorelei, invece, tanta dolcezza si muta in un’enorme ed orrenda perfidia.

C’è, però, un dettaglio, fondamentale, da ricordare: la storia di colei che fu soprannominata la “loca de San Blas” è vera, documentata; Lorelei è, invece, frutto di invenzione e fa emergere l’atteggiamento patriarcale tipico dell’uomo che considera angelica la donna fintantoché sta ai suoi desideri e bisogni, salvo poi trasformarla nell’essere più perfido al mondo nel momento in cui lei rivendica la sua liberta di esistere.

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Vero è che son passati più di duecento anni, erano oggettivamente altri tempi. Oggi, nel 2023, questa cultura non esiste più, l’abbiamo sradicata dalla nostra società, siamo moderni, … ops… eh no, direi che son passati duecento anni, ma questa cultura patriarcale è ancora presente e radicata in noi. Così, molto umilmente, ho pensato di narrare la mia versione dei fatti della leggenda di Lorelei. Prima, però, una breve, ma importante precisazione. Da questo punto in avanti, si tratta di un racconto di fantasia e ogni riferimento a eventi, persone o fatti realmente accaduti è da ritenersi puramente casuale.

La leggenda di Lorelei – 2023

Lorelei era una ragazza bellissima. Eh no, già parti male, Davide. Che senso ha aggiungere il fatto che fosse bellissima? Magari era bella o magari no, ma questo non cambia di una virgola l’essenza della storia. Ok, ricominciamo. Lorelei era una ragazza, ed era proprio una gran bella persona. Era innamorata della vita. Voleva costruire il suo futuro, in cui trovare il giusto spazio per ogni cosa. Per la scuola, per il futuro lavoro, per i membri della sua famiglia, per i suoi amici… e anche per un ragazzo. Un ragazzo che aveva conosciuto qualche anno prima e che, per un attimo, aveva pensato potesse essere quello giusto.

Con il passare del tempo, però, Lorelei aveva compreso che non era affatto così. Non era il caro ragazzo di cui pensava di essersi innamorata un tempo, ma era diventato una nuova persona. O forse lo era sempre stato, ma lo aveva mascherato molto abilmente. Così, un bel giorno, Lorelei decise di porre fine alla loro relazione. Il ragazzo, però, non era d’accordo.

Sotto la bugia di un presunto amore, che altro non era se non un misto di desiderio di possesso e mal interpretato orgoglio personale, decise di non lasciarla andare. In maniera molto subdola, provò inizialmente a far leva sulla bontà d’animo di Lorelei. Quando però il ragazzo comprese la fermezza di lei nel volerlo lasciare, decise che non le avrebbe permesso più di vivere e la uccise.

Lorelei cadde sotto i colpi di quel ragazzo che, falsamente, si professava suo amante e la sua anima, prima di passare oltre, giunse in un luogo freddo, buio e solitario. Qui presto la raggiunse lo Spirito dei Torti Subiti. Lorelei era triste e piangeva la mancanza dei suoi cari. Lo Spirito provò a consolarla e le spiegò cosa sarebbe successo di lì a poco. Le disse che avrebbe ricevuto un dono splendido: una voce meravigliosa con cui avrebbe potuto ammaliare gli uomini sulla Terra, condurli nei luoghi più oscuri e farli perdere nell’oblio. Lorelei non comprendeva come una simile maledizione potesse esser definita un dono, splendido per di più.

Potrai vendicarti di tutti i torti che hai subito“, fu la pronta risposta dello Spirito. Lorelei non era convinta. “Ma io“, provò a ribattere, “non ho subito torti da tutti. E’ stato quel ragazzo che mi ha fatto del male e non solo uccidendomi. MI ha fatto del male quando provava a tenermi sotto la sua autorità, impedendomi di crescere, di conoscere nuove persone, di svilupparmi come persona.

Mi ha fatto del male ogni volta che mi ha impedito di scrivere i miei passi in questa vita. Certo, non tutti i ragazzi sono stati e sono come lui, ma molti lo sono e la cosa più triste e che non si rendono nemmeno conto di esserlo. Per loro è normale comportarsi così!“. “Vedi che sei d’accordo con me, Lorelei?“, la interruppe lo Spirito, “Non sanno nemmeno di essere così malvagi: con questo dono, tu hai l’occasione di ‘educarli“.

Non sono d’accordo con te, caro Spirito. Ciò che tu mi proponi è il vecchio principio del punirne uno per educarne cento, anzi mi stai dicendo che dovrei punirne cento per educarne uno solo! Mi spiace, ma io non sono così; io amo più la filosofia dell’educarne uno, così che mi possa aiutare ad educarne altri cento. Però, su una cosa, devo darti ragione: accetto di buon grado il dono che mi hai proposto. Non vedo l’ora di avere una voce meravigliosa che possa ammaliare. Ti chiedo però una cosa in più.

Ti chiedo che questa voce meravigliosa possa ammaliare tanto gli uomini quanto le donne. Voglio ammaliare ogni uomo che, in nome di una malsana idea di amore, prova a soffocare la propria compagna, i suoi desideri e le sue aspirazioni, impedendole di uscire con gli amici, vietandole di fare quello che desidera, sminuendola ai suoi stessi occhi. Li voglio ammaliare non per condurli nei luoghi oscuri che tu dici, ma voglio mostrare loro quanto le loro compagne potrebbero diventare ancora più belle se solo venissero assecondate nell’inseguimento dei loro sogni, anche quando in questi sogni, loro non ricoprono più alcun ruolo.”

Lo Spirito dei Torti Subiti iniziò a comprendere l’idea di Lorelei, che continuò: “E poi voglio ammaliare ogni donna, che si sente prigioniera di quell’uomo che un tempo ha pensato potesse essere il suo compagno e che ora la sta soffocando, prevaricandola e impedendole di vivere la propria vita. Con una canzone, voglio sussurrare al loro cuori che non devono temere di chiedere un aiuto per allontanare chi le sta opprimendo. Esiste la vita là fuori e per raggiungerla, a volte, può esser necessario anche l’aiuto degli altri.

Lo Spirito dei Torti Subiti non poté fare a meno di approvare e acconsentì di buon grado. Da quel giorno in avanti, Lorelei divenne quella voce meravigliosa che sentiamo nei nostri cuori e che ci indica la via verso una società più giusta, più equa e paritaria.

Note conclusive

Personalmente, non ho mai creduto che un torto subito potesse trasformare uno spirito buono in uno malvagio. Certo, un torto può indurire il cuore di chi lo subisce, ma il cuore di una donna è troppo pieno di amore per consentire una tale trasformazione. Mi piace pensare a Lorelei come all’esempio di un cuore che, nonostante sia stato ferito così duramente, possa continuare a dare amore a tutti gli altri.

Il post di oggi è chiaramente ispirato ai recenti fatti di cronaca, ma ho voluto fare la precisazione che ogni riferimento a eventi, persone o fatti realmente accaduti sia da ritenersi puramente casuale proprio perché l’atteggiamento patriarcale che permea la società contemporanea non può essere confinato a questi episodi.

La violenza contro le donne non avviene solo quando si arriva a queste estreme conseguenze; parte dalle piccole cose che accadono tutti i giorni e a cui spesso non facciamo più nemmeno caso, perché siamo abituati ad accettarle come uno status quo. Siamo violenti contro le nostre compagne ogni volta che le impediamo di uscire con altre persone senza di noi, ogni volta che non diamo loro lo stesso stipendio che diamo a un uomo per fare lo stesso lavoro, ogni volta che non gioiamo dei loro successi perché abbiamo paura che possano offuscare i nostri… lo siamo, in definitiva, ogni volta che non permettiamo loro di scrivere i loro passi, al di fuori dell’ombra lasciata dai nostri.

Sono stato fortemente in dubbio se scrivere o meno questo post. Quando scrivo, mi piace semplificare, voglio che il messaggio che sto passando sia chiaro e non dia adito a dubbi. Semplificare, però, ha una pericolosa contropartita: è facile cadere nel banale e la banalizzazione può portare qualcuno a sentirsi offeso. Il tema è molto delicato e spero di cuore di non aver banalizzato né offeso qualcuno. Il mio intento ero solo quello di mostrare come il patriarcato inizi già dalle piccole cose che spesso facciamo, magari anche inconsciamente. Serve fare rumore perché anche queste piccole cose non devono passare mai sotto silenzio.

Nota della redazione
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Davide Trentarossi

Nato a Milano, l’8 maggio… di qualche anno fa, ma cresciuto in provincia. Ho scoperto molto tardi la passione per la scrittura. Sono laureato in Ingegneria Informatica. Amo viaggiare, e questo mi ha portato a lavorare in giro per il mondo. Molti aeroporti sono stati il mio “Second Office”. Dall’Australia al Sud America, da Mosca a Miami, oltre all’Europa. Amo viaggiare leggero: nel mio trolley il computer su cui appuntare le idee per un nuovo libro, l’inseparabile smartphone, per restare connesso al resto del mondo e un paio di cuffie per ascoltare la musica, un’altra grande passione. Visita la mia pagina su Amazon: https://www.amazon.it/Davide-Trentarossi/e/B081QT913W/

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