Cronaca Lombardia

Notte dei fiori di San Vito. Gli sviluppi del 2022

Continua la guerra alla Ndrangheta che aveva tentato di stanziarsi in Lombardia. L’operazione ” La notte dei fiori di San Vito” ha prodotto altri risultati, a distanza di tempo. I suoi protagonisti continuavano a gestire gli affari di “cosa loro” dal carcere. Oggi la polizia di stato ha effettuato altri due arresti e diverse perquisizioni nelle province di Como, Varese e Reggio Calabria. (foto di repertorio)

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La Procura della Repubblica e la Direzione Distrettuale Antimafia di Milano hanno coordinato le operazioni della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza che hanno portato all’arresto di 2 uomini che sono ritenuti responsabili di associazione mafiosa, favoreggiamento, frode fiscale, bancarotta, intestazione fittizia e possesso illegale di armi, aggravati dal metodo mafioso.

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La notte Dei fiori di San Vito

La Notte dei fiori di San Vito è una famosa operazione delle forze dell’ordine che hanno smantellato le ‘ndrine che si erano stanziate in Lombardia sin dal 1994, arrestando circa 500 persone. Nel novembre del 2021 erano state arrestate 54 persone per estorsione, ricettazione, riciclaggio e corruzione e aveva messo a nudo come le famiglie della Ndrangheta calabrese operava nelle province di Milano, Como e Varese, oltre che in Svizzera. Le indagini hanno documentato anni di storia criminale che si è svolta nel territorio della Lombardia.

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Dal 2007 al 2010 gli adepti delle famiglie si erano dedicati a effettuare estorsioni ai danni di imprenditori locali, tentando di insediarsi. Poi fra il 2010 e il 2019, alle estorsioni si è aggiunto il controllo e la gestione economica di appalti relativi a servizio di pulizia di grandi imprese, ottenuti con la collusione di un imprenditore, che si presentava come il titolare formale di cooperative operanti nel settore. Attraverso queste cooperative la ‘Ndrangheta aveva ideato e poi messo in atto un sistema di frode finalizzata all’evasione fiscale, i cui proventi finanziavano l’associazione mafiosa.

La Sic, squadra investigativa comune

Dal 2018 fino ad oggi, in seguito ad alcuni arresti, sono ripresi su larga scala gli episodi di estorsione a danno di piccoli e medi imprenditori e anche di semplici cittadini. Non mancavano le consuete attività più tipiche delle grandi organizzazioni mafiose. Infatti rivestivano il denaro ottenuto nel traffico di stupefacenti e avevano allargato la loro organizzazione alla la Svizzera, in particolare nel Cantone di San Gallo, che era diventato una base logistica di alcuni mafiosi che vi si erano insediati.

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Riguardo a questo particolare, è stata costituita una Sic, una squadra investigativa comune, strumento spesso utilizzato sotto la coordinazione e con il finanziamento di Eurojust, fra l’autorità giudiziaria italiana e il pubblico ministero della confederazione per la Svizzera.

Il primo uomo arrestato

Si tratta di un 64enne originario di Giffone che si trova già in carcere dove sta scontando una pena definitiva per associazione mafiosa. È stato accusato di essere il “capo società” della ‘ndrina Locale che operava a Fino Mornasco. Era stato arrestato nell’ambito della operazione ” La notte dei fiori di San Vito”, A suo carico c’è anche la condanna all’ergastolo in secondo grado come mandante di un omicidio.

Il provvedimento gli è stato quindi notificato in carcere. Il nome non viene fatto per rispetto della legge Cartabia che prevede che, finché è uno non è condannato in via assolutamente definitiva, fino al terzo grado della Corte di Cassazione, non possa essere indicato come colpevole dei fatti che gli sono attribuiti.

È accusato di aver gestito i suoi affari nonostante la reclusione i partendo disposizione i suoi uomini è ordinando un violento pestaggio e nei confronti di un uomo che gli doveva del denaro. E anche accusato di essere l’amministratore di fatto, tramite uomini di fiducia, di numerosi esercizi commerciali in intestati fittiziamente ad altre persone e di avere praticati i prestiti a usura.

Le indagini hanno fatto emergere come, attraverso una serie di reati fiscali e commerciali, avesse raccolto grandi quantità di denaro liquido che veniva utilizzato per mantenere i detenuti dell’organizzazione.

Il secondo uomo

Il secondo arrestato è invece un 44enne, originario della provincia di Catania ma residente nella provincia di Como. E’ accusato di aver fornito supporto logistico all’associazione mafiosa partecipando a degli scavi e mettendo a disposizione l’escavatore per eseguirli. Avevano scavato in un maneggio della provincia di Como, di proprietà riconducibile all’associazione mafiosa, per recuperare 55mila euro in contanti che vi erano stati nascosti. Ora il maneggio è sotto sequestro e durante le perquisizioni avvenute in Lombardia e in Calabria è stato ritrovato molto materiale che prova che quanto le forze dell’ordine dicono è vero.

Nota della redazione
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