Corbetta

Il paesaggio nel tempo. Federico presenta la sua “Piccola guida di Corbetta” nella serata de “Le matite colorate”

La città di Corbetta e “Le matite colorate” hanno dato vita venerdì 11 marzo 2022 a una serata dedicata ai “Paesaggi de nostro territorio”. Una sorta di proseguo alla mostra fotografica che in tempi di pandemia si era tenuta nel parco di villa Ferrario. Un evento davvero interessante ha dato una chiave di lettura storica, culturale e moderna alla natura, agli edifici e agli arredi di Corbetta e delle zone circostanti. I riferimenti a ciò che si vedeva “ieri” con quello che si vede “oggi” sono stati affrontati dal punto di vista naturalistico con le foto e la spiegazione di Marco Saracchi, dal punto di vista architettonico dalla relazione di Luciano Redaelli, dal punto di vista storico dallo studioso Andrea Balzarotti, dal punto di vista emozionale tramite lo scritto interpretato da Gepi Baroni, ma anche dal punto di vista della nuova generazione.

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Federico e la sua piccola guida

Ad aprire la serata, introdotta dal presidente dell’associazione Roberto Oldani e dall’assessore Giuliano Guber con Elda Rondena, è stato l’11enne corbettese Federico Palazzi che ha presentato la sua “Piccola guida di Corbetta per ragazzi”. Una sorta di “Diario di bordo” nel viaggio che lo ha visto protagonista a partire dal primo lockdown dovuto al Covid. Federico, studente presso l’istituto dei Padri Somaschi di Corbetta, ha raccontato come l’idea gli sia venuta proprio in un momento di reclusione e di sconforto per tutti quanti noi: “Erano giorni noiosi. Non si poteva uscire, se non fare un giro a pochi centinaia di metri da casa – ha premesso – Guardavo spesso ‘Marcopolo’ (un programma tv che faceva vedere le bellezze del mondo attraverso chiese e monumenti). Ho deciso di fare anch’io un ‘Marcopolo’ per i bambini come me”.

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cambiamenti. Social journalism

Dobbiamo infatti andare indietro di un anno e mezzo, quando Federico frequentava la quarta elementare. “All’inizio sono andato nella cappelletta della Madonnina, che si trova nel mio quartiere, e man mano che ci si poteva muovere ho visitato altri luoghi: le chiese di Corbetta, Soriano, Cerello e Castellazzo, monumenti, cascine, fontanili e il lazzaretto – prosegue – Andavo lì, mi guardavo intorno, descrivevo ciò che vedevo. Ho fatto foto e ricerche su internet usando a volte anche il traduttore automatico per le lapidi scritte in latino. Ho parlato con i custodi e con gli abitanti del posto per avere informazioni sulla storia dei luoghi”. Un lavoro durato quasi un anno e mezzo, sfociato poi in un quadernino presentato in serata e disponibile sia in biblioteca che all’oratorio San Luigi e Sant’Agnese di Corbetta, nonché nella gelateria “Mondo” di via Verdi e ne “El prestinè di Cilla” di corso Garibaldi. Il ricavato delle offerte libere andrà a favore dell’oratorio: da un ragazzino per altri ragazzini.

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Le emozioni hanno la voce di Gepi Baroni

Le emozioni hanno la voce di Gepi Baroni che ha descritto il lazzaretto di Soriano, la presenza discreta  e silenziosa della lapide ai caduti, i colori, i profumi dei fiori di primavera, il boschetto dei sogni pre adolescenziali di quando, con la sua bicicletta, si incontrava con le amiche in un luogo di riflessione. Un sito di per sé di morte ma che, il contorno paesaggistico e il fatto di essere da sempre vissuto dai corbettesi, ha via via preso la connotazione di un luogo del cuore, quasi incantato. E se l’incanto era forse dato dagli occhi di ragazzine come lei ai tempi del racconto, Gepi Baroni ha sottolineato come ora, con parte degli alberi ormai tagliati, il freddo muro di cinta che preclude la vista del boschetto, il lazzaretto non sia più lo stesso: delle barriere grigie ai ricordi e ai sentimenti delle generazioni passate e presenti hanno trasformato questa meta.

Uno sguardo alla natura

Alberi, siepi, filari. Già, anche loro contribuiscono al territorio e Marco Saracchi ha condotto il pubblico a uno sguardo più attento al paesaggio verde che ci circonda. Dal catasto teresiano del 1722 molto è cambiato: querce, olmi che venivano piantati quando una figlia nasceva (come dote per il taglio di legna pregiati in occasione del suo matrimonio), risaie in zona pompieri e dietro al cimitero ormai scomparse a causa anche della chiusura di corsi d’acqua, perdita di viti da uva per la filossera, viti maritate con tralci tra gelsi per il baco da seta. Ormai è rimasto molto poco di ciò che fu un tempo, sia per via di funghi e parassiti infestanti ma anche per un cambio di rotta economico che ha riguardato i tipi di prodotti richiesti. Una traccia dei boschi passati è visibile ancora oggi grazie al bosco Eremo Locatelli: ciò che rimane della “Silva Abatisse” che fu alla base anche della cascina Buscaglia. Quest’ultimo tema è stato trattato dallo storico corbettese Andrea Balzarotti, così come Luciano Redaelli ha mostrato gli elementi architettonici più significativi delle abitazioni operaie e di corte.

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