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Coronavirus: è tedesco? Trovato paziente 0 (ancestrale)

Un lettera pubblicata lo scorso 30 gennaio sul New England Journal of medicine, prestigiosa rivista scientifica inglese e di fama mondiale, testimonia di un caso di Coronavirus CoViD-n19 avvenuto in Germania la prima decade di gennaio 2020.

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La trasmissione del virus sarebbe avvenuta a Monaco, tra il 20 e il 21 gennaio 2020. Il primo caso, quello di Codogno, è stato riconosciuto il 20 febbraio. La lettera è firmata da diversi medici dell’ University Hospital LMU di Monaco di Baviera, della Klinikum München-Schwabing di Monaco di Baviera, della Charité Universitätsmedizin di Berlino, del Bundeswehr Institute of Microbiology di Moncaco di Baviera e dell University Hospital LMU di Monaco di Baviera.

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Un uomo d’affari tedesco di 33 anni lo scorso 24 gennaio si ammalò di mal di gola, brividi e dolori, il 25 gennaio gli venne la febbre e la tosse, poi il giorno successivo passò tutto e il 27 gennaio tornò al lavoro. Qualche giorno prima. Tra il 20 e il 21 gennaio, aveva incontrato una collega, residente a Shangai che stava bene, ma sul volo di ritorno in Cina si ammalò e poi fece il tampone per il coronavirus, che risultò positivo. Il 27 gennaio informò la compagnia della sua malattia.

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Iniziò la ricerca dei contatti per effettuare i tamponi. Il 28 gennaio altri 3 dipendenti della compagnia furono trovati positivi al Coronavirus. Sui 4 pazienti solo il 33enne e un altro avevano avuto contatti con al professionista di shangai. Gli altri due ammalati avevano avuto contatti solo con il 33enne. Messi in isolamento, nessuno dei 4 ha avuto grossi problemi a superare la malattia. La particolarità del caso della professionista di Shangai è che anche durante la convalescenza aveva una concentrazione forte di virus nell’espettorato.

La trasmissione del coronavirus mentre si è asintomatici

coronavirus

La lettera pubblicata dal giornali di medicina serve a sostenere la possibilità scientifica che il virus si trasmetta anche durante il periodo di incubazione della malattia, e non sono durante il periodo di malattia vera e propria e che anche un ammalato guarito può trasmettere il virus, fino a che il suo tampone non torna negativo.

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Il primo caso europeo potrebbe essere tedesco e risale al 24 gennaio . Nella mattinata di ieri Trevor Bedford, ricercatore alla divisione Vaccini e malattie infettiva del prestigioso centro di ricerca americano Fred Hutch, ha detto: «Grazie alla rapida condivisione globale dei dati sul Sars-CoV2 (questo il nome tecnico del coronavirus), possiamo ricostruirne su grande e piccola scala gli schemi di diffusione». Per farla semplice, grazie ai dati condivisi dagli scienziati, sulla piattaforma Nexstrain.org è disponibile l’ albero filogenetico del Covid-19. Ognuno dei 161 rami che lo compongono rappresenta uno dei ceppi finora sequenziati.

Dalla medicina alla politica, per iniziare a contare le responsabilità

Agli italiani questa lettera racconta anche altre cose. Ad esempio che il virus non è arrivato in Europa solo a causa della trascuratezza dei controlli in Italia, quando il Governo accusava di razzismo che caldeggiava la chiusura dei confini e i periodi di quarantena.

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Racconta anche anche il governo tedesco ha ampiamente sottovalutato la situazione. E dice che il primo ammalato di Coronavirus COVid-n19 in Europa, il famoso paziente 0 o ancestrale, non è italiano. Infatti il dirigente unilever di Codogno che è tutt’ora in ospedale si è ammalato il 20 di febbraio. Un mese dopo il caso tedesco. Una magra consolazione, un mezzo gaudio per il mal comune, un fatto che non giustifica nessuno, ma che toglie definitivamente all’Europa e al governo centrale d’Italia la possibilità di accusare la Lombardia di cattiva gestione del pericolo pandemico

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