Politica

La difficoltà di governare contro il popolo

Un aspetto del governo italiano che ancora non è stato sollevato. Rispetto a 14 mesi fa quando il governo Lega M5S si era formato sulla necessità di fare quanto avevano determinato più della metà elettori del paese dopo una elezione, oggi la maggioranza parlamentare ha espresso un governo che non rispecchia e non è espressione della volontà degli elettori.

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Lo hanno detto in tutte le salse. Il governo Conte bis, formato sulla maggioranza parlamentare determinata dall’alleanza fra Partito democratico, LEU e Movimento 5 stelle, è il governo delle poltrone, di chi ha paura del voto, dei voltagabbana, della calatura di brache del movimento 5 stelle. Si è detto molto altro e anche di più. Gli unici che parlano bene del governo Conte bis sono le televisioni di Stato, in quei pochi minuti dedicati alla sintesi della cronaca parlamentare durante i telegiornali. D’altra parte, chi non vuol prendere posizione, si astiene, anche dal giudizio. Il resto sono cronache di litigi, scontri e scambi di insulti. Opertività zero ma c’è chi ha chiesto alle navi delle ong straniere di andare gentilmente a sbarcare i loro carichi a Malta, intanto che si tenta di far ingoiare agli italiani l’amara pillola dell’ennesimo governo non democraticamente eletto.

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C’è però un punto di tutte queste discussioni che rimane insuoluto nella sua concretezzza. Il governo Conte bis è un governo costituzionalmente e tecnicamente legittimo ma vecchio, esausto, non rappresentativo, e con un segno prettamente contrario a quello che gli elettori hanno recentemente messo sulle schede elettorali. 14 mesi fa M5S era il partito di maggioranza relativa e al secondo posto c’era la Lega. Il pd era al terzo posto. Dopo 14 mesi di governo Lega – M5S, le parti si sono invertite. Alle ultime elezioni europee il partito di maggioranza relativa è stato la Lega, che ha superato il 35% degli elettori, mentre PD e M5S si contendono il secondo e il terzo posto a suon di decimi di percentuale che seguono la virgola dopo il 21%. Mentre il Partito democratico era all’opposizione, fuori dai giochi, il movimento 5 stelle e Lega erano insieme al governo. Eppure la Lega ha conquistato posizioni nel cuore degli elettori e il M5S le ha drasticamente perse, persino fra i suoi parlamentari. Se fossi nei dirigenti dell’M5S rifletterei profondamente sulle motivazioni di questa differenza.

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Segni contrari

Attualmente quindi abbiamo un corpo elettorale che si è pronunciato in maggioranza contro il business dell’accoglienza ai clandestini e agli sbarchi, contro le privatizzazioni e la cessione delle aziende all’estero, a favore dell’abbassamento sostanziale delle tasse e a favore delle autonomia regionali. Il governo giallo rosso formato sulle ceneri delle elezioni di 14 mesi fa è invece a favore del business dell’accoglienza, cerca di svendere all’estero le aziende, non vuole abbassare le tasse ed è nato proprio per impedire la concretizzazione reale delle autonomie regionali.

Vista così la facenda prende aspetti sgradevoli

Un governo vecchio che vuol realizzare progetti che sono esattamente all’opposto di quelli che la popolazione italiana oggi considera moderni e giusti governa contro la volontà popolare. Pd e M5S potrebbero essersi detti che è una questione di comunicazione, che la massa cambia spesso parere e che è compito dell’élite determinare cosa è giusto e cosa sbagliato. Potrebbbero pensare che basta aspettare che scenda la popolarità di Matteo Salvini per ottenere di operare in silenzio e tranquillità, magari offuscando il potere di Facebook, dato che ora c’è un ministro dell’interno che non è neppure iscritta al social. Questo fatto in sè non è importante se non per sottolineare ancora una volta, e con più forza, la lontananza del Conte bis dalla gente, il non volersi mischiare e il non accettare il confronto emozionale. Una parte dei ministri attualmente in carica potrebbero infatti non reggere psicologicamente.

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Che cosa succederà ai politici di M5S?

Infatti, se da una parte non ci si preoccupa di personaggi navigati come il presidente Mattarella, che sembrano non provare emozioni e si mostrano al popolo trincerati dietro a visi impassibili e toni monocorde, e di cui si può solo tentare di indovinare il grado di cinismo politico, è difficile dire come reagiranno i politici del Movimento M5S alla chiusura nel palazzo. Vengono dal popolo e sono abituati a confrontarsi. Per quanto la loro platea si sia ridotta, come potranno affrontare, dal punto di vista delle emozioni, la scoperta di essere vecchi, superati e considerati come nemici da quelli da cui vorrebbero essere votati?

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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