Corbetta

Conosciamo Corbetta e il territorio. Chi era San Vincenzo martire? Perchè si brucia il pallone?

Spesso siamo soliti festeggiare il Santo Patrono per la fede legata alla tradizione. In quanti però sanno davvero chi è il Santo che si festeggia? E ancora, piccoli gesti liturgici dal grande significato che si ripetono nelle feste patronali. Ma chi davvero conosce a fondo il loro significato?

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Partiamo dalla festa di San Vincenzo martire, conclusasi oggi lunedì 26 agosto 2019 a Cerello di Corbetta con l’ufficio funebre che ha visto il ritorno del tanto amato ex parroco e ora monsignore don Desiderio, a celebrare la funzione assieme all’attuale parroco don Paolo Vignola.

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La statua di San Vincenzo nell’omonima chiesa a Cerello di Corbetta

San Vincenzo martire

Vincenzo fu diacono della Chiesa di Saragozza, città della Spagna. Si occupò dell’amministrazione con attenzione alle necessità dei poveri. Ricevette l’incarico di predicare, divenendo illustre predicatore della parola di Dio. Durante la persecuzione di Diocleziano (304 d.C.) fu arrestato e portato a Valenza. Morì dopo crudeli patimenti.

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Durante il processo, Vincenzo sostenne con apostolico coraggio la causa del Vangelo, ribattendo una per una le accuse del governatore. Quest’ultimo, acceso dall’ira, non lasciò nulla di intentato quanto a provocazioni, torture, sevizie col ferro, col fuoco e con cocci taglienti. Vincenzo, più veniva tormentato nel corpo, più la sua soprannaturale e indomita fierezza di testimone di Cristo ebbe di emergere fino alla fine.

La chiesa di San Vincenzo, posta nella frazione di Cerello, inizia la sua storia ai primi dell’Ottocento, quando venne costruita dai nobili Casnati per adoperarla come cappella di famiglia nei pressi del loro palazzo (oggi demolito). San Vincenzo è il protettore particolare degli orfani, delle vedove e dei poveri.

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Solo successivamente, grazie ad un lascito testamentario, la chiesa venne aperta anche agli abitanti di Cerello e della confinante Battuello. Nel 1939 la struttura venne ampliata con l’aggiunta di una campata, del presbiterio e del campanile. Negli anni ’70 fu inglobata una casa adiacente all’abside, come sacrestia, e venne costruito il pronao antistante la chiesa.

Il 15 ottobre 1956 la nuova la parrocchia di Cerello e Battuello venne consacrata dall’allora arcivescovo di Milano, Giovanni Battista Montini. Come primo parroco ebbe don Angelo Bragonzi.

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La messa solenne nella chiesa parrocchiale di Cerello

Il perchè del pallone votivo

Il sacerdote sale verso l’altare e brucia il pallone sospeso che rappresenta un globo.

Il pallone è da identificarsi con il martire. Bisogna ricordare infatti che nella Chiesa primitiva, il martirio era l’unica via per ottenere la santità. Il martire è infatti colui che si è reso del tutto simile a Cristo. Come Lui, sacrifica la propria vita per testimoniare la fede. Il martire finisce così col partecipare con il proprio corpo alla funzione sacerdotale.

Con il pallone che prende fuoco dalla candela alzata, luce che viene dalle tenebre per illuminare, si fa riferimento alla vita del martire che diventa il simbolo di chi si consuma per la fede ardente.

I significati “nascosti” nella chiesa di Cerello

Anche il colore bianco della bambagia, di cui è ricoperto il pallone, richiama liturgicamente al colore riservato alla solennità di Cristo (come anche il Natale e la Pasqua). E’ infatti il colore dello splendore e della gloria fin dall’antichità. E’ così il colore dei martiri perchè uniti nella gloria di Cristo. La forma sferica, probabilmente, rappresenta la totalità del sacrificio del martire. In aggiunta, stelle rosse apposte sulla bambagia.

Non è dunque un caso che i chierichetti della parrocchia di Cerello indossano una semplice tunica bianca con due strisce verticali rosse (la tarcisiana). Il richiamo è alla vita ed esempio del patrono martire.

Secondo la tradizione, il celebrante, accingendosi a bruciare il globo, dice in latino: “Sic transit gloria mundi” (Così passa la gloria del mondo). Ciò per ricordare che il martire, affrontando la prova suprema del dono della vita al Signore, testimonia per lui l’esistenza che in questo mondo passa in secondo piano rispetto alla vita eterna in Gesù.

L’attuale parroco di Cerello don Paolo Vignola ha così voluto porre sopra l’area che conduce al presbiterio e all’altare maggiore della chiesa dedicata a San Vincenzo martire proprio un grande crocifisso (già in uso in parrocchia), ponendo sotto i piedi del Cristo S.T.G.M. (Così passa la gloria del mondo).

Nota della redazione
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Cristina Garavaglia

Giornalista

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