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Immigrazione in Italia. Tutto quello che dovremmo sapere

Milano – Lo scorso 10 febbraio, nella sala Carmagnola dell’Hotel Cavalieri, in piazza Missori, presentazione del saggio breve “Immigrazione. Tutto quello che dovremmo sapere” di Giuseppe Valditara, Gian Carlo Blangiardo, Gianandrea Gaiani (ed. Aracne). Presenti anche Matteo Salvini, Simona Bordonali, Norman Gobbi e Davide Boni. La moderazione affidata a Marcello Foa. L’organizzazione della Lega Lombarda, sez. provinciale di Milano.

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immigrazione. Immigrazione in Italia. Tutto quello che dovremmo sapere - 12/02/2017Sala piena, circa 200 persone, e un elenco di relatori davvero importante. Diverse presenze istituzionali, oltre a quella degli autori. Fra queste, l’assessore alla sicurezza di regione Lombardia, Simona Bordonali, il cons di Stato Svizzero, Norman Gobbi, il segretario Lega Nord di Milano, Davide Boni. La moderazione della discussione è stata affidata a Marcello Foa, giornalista e direttore del Corriere del Ticino. Matteo Salvini ha introdotto libro e tema della discussione della serata: l’immigrazione clandestina e i suoi effetti sulla società. Al di là della presentazione del saggio, da parte di relatori e autori, l’analisi dei fenomeni migratori in italia ha fornito degli spunti di riflessione tutt’altro che scontati.

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La globalizzazione

La lotta fra mondialisti e glocalisti è tutt’ora in pieno svolgimento, nonostante attualmente se ne parli molto poco, rispetto a qualche anno fa. Le grandi aziende multinazionali sostengono, e finanziano, tuttora il modello di società mondialista, che prevede il miscuglio di culture e di persone. Secondo questo modello le persone  devono essere esclusivamente consumatori senza differenze sostanziali di cultura e di preferenze. Un progetto che ha la ferma opposizione dei glocalisti, che invece preferiscono il modello di un società locali e particolari, ma capaci di aprirsi sfruttare le opportunità offerte dai processi di globalizzazione per diffondersi a livello mondiale.

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Dal punto di vista politico chi sostiene il mondialismo sostiene anche l’azzeramento delle sovranità nazionali e promuove la cancellazione di confini e diversità di leggi e costumi nel tentativo di uniformarle ad una sola, più facile da controllare e molto meno costosa.

Il problema dell’immigrazione qualificata e di quella non qualificata

“Immigrazione. Tutto quello che c’è da sapere” parla anche  di quello che succede dall’altra parte del mare. un’analisi che porta a comprendere come i nordafricani, anche quando sono mussulmani e convinti di odiare l’occidente,  sognino di avere la stessa vita degli occidentali. Questo porta la classe media e bassa a desiderare l’ emigrazione nei paesi dell’occidente. La situazione è così quella odierna. Alcuni paesi accettano solo immigrazione qualificata, e per settori in cui son deboli. Altri, come l’italia, si trovano con immigrazione di basso livello culturale.

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Dopo la Grecia, infatti, l’Italia ha il più basso livello di scolarizzazione degli immigrati. Fra gli immigrati di seconda generazione il 35% è vittima di abbandono scolastico. Non è difficile immaginare che questa situazione creerà un sottoproletariato esplosivo, che sarà composto anche da una fetta importante della classe operaia autoctona. Questa infatti è quella che subisce la concorrenza diretta degli immigrati. Che subirà la perdita di diritti e l’abbassamento degli stipendi. Nel saggio sono inseriti una serie di dati che portano a queste conclusioni.

La convenzione di Ginevra su profughi e rifugiati

Altra importante riflessione è sull’analisi dell’immigrazione, riguarda la concessione dello stato di rifugiato, come definito dalla convezione di Ginevra. Il rilevamento è che solo il 5% di chi ha fatto domanda di asilo politico in Italia, ha diritto ad ottenerlo.  Anche questi, però, dovrebbero attenersi all’Art. 33 della Convenzione di Ginevra che in merito al divieto d’espulsione e di rinvio al confine scrive così.

” 1. Nessuno Stato Contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche.
2. La presente disposizione non può tuttavia essere fatta valere da un rifugiato se per motivi seri egli debba essere considerato un pericolo per la sicurezza del paese in cui risiede oppure costituisca, a causa di una condanna definitiva per un crimine o un delitto particolarmente grave, una minaccia per la collettività di detto paese.”

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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