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La scuola di Moda dell’Istituto Marcora si fa notare (Video)

Ossona – Sabato 5 marzo, gli studenti della scuola di moda dell’istituto Marcora di Inveruno hanno presentato le loro creazioni con una sfilata di modelli, davanti ad una affollatissima sala. Mai visto l’auditorium così pieno. Ne è valsa davvero la pena. Alla serata, presentata dal Dj Kevin Mazzotta, che è anche un alunno dell’Istituto Marcora, anche uno spettacolo delle Majorettes di Ossona.

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Sfilata moda scuola marcoraGli abiti erano così belli che ad un certo punto ho smesso di fare foto e filmati per godermeli da spettatore, delegando tutto ad Alessandro Ravezzani. Le sezioni erano quattro: abiti teatrali, abiti da sera e da cocktail, abiti etnici e abiti da sposa. Sia da donna sia da uomo. Il talento delle studentesse si è visto subito. Ognuna indossava l’abito che aveva creato per sè stessa, quindi oltre al portamento e alla scioltezza nello sfilare delle modelle si poteva giudicare il talento e la creatività di ogni singola professionista.
Come potrete vedere dal video con le fotografie che vi linko nell’immagine qui sopra e  che vi consiglio vivamente di guardare, non è certo mancata l’originalità e aggettivi come meraviglioso e fantastico si sono sprecati.
Dato che si tratta di studenti, cioè di ragazzi di al massimo 20 anni, un grande plauso va anche agli insegnanti del team del corso di Moda dell’Istituto Marcora che si è occupato della sfilata di Ossona e che ha saputo consegnare ai ragazzi, non solo la sapienza e la tradizione sartoriale prettamente italiana ma anche la professionalità, cioè i professori Serena Brigante, Valentina La Gala, Tiziana di Dio,  il prof. Carbone, la collaboratrice scolastica Patrizia Cesareo, coordinati dal presidente della commissione prof. Angelo Torino.
La professionalità si è notata anche nella declinazione degli abiti creati dalle ragazze musulmane, che hanno sfilato con le loro creazioni nella sezione degli abiti etnici, in cui l’accento etnico era dato soprattutto dal particolare dal capo coperto ma i cui abiti erano di taglio perfetto e che sottolineavano le forme femminili senza  scoprirle, lasciandole intravedere.

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Da queste ragazze si è avuto un esempio di stile di femminilità diverso da quello europeo ma non poi così differente. Se gli abiti più vicini alla tradizione europea erano più legati alle forme date ai tessuti, a una grande fantasia di scollature e tagli delle gonne, in quelli etnici si poteva notare una maggior ricchezza di ricami e applicazioni. L’impronta comune per gli abiti creati per la sezione etnica  si è vista nella lettura della figura femminile in uno stile si arabo, ma alla Sherazade, fluttuante e romantico. Una citazione particolare va anche all’abito presentato da una studentessa originaria del Congo, che ha utilizzato una stoffa di un particolare tono di  rosso con stampe in  oro, per creare un abito dalla lunghezza a tre quarti e dal taglio molto particolare, che denota anche un particolare talento nel disegno del modello e nell’uso del carboncino.

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abito africaLa scelta dei tessuti è stata oculata, in tutti casi. Sete lucide e brillanti, tulle, pizzi e passamanerie non erano casuali, ma in perfetto tono con gli abiti creati. Non una pieghina o un piccolo difetto. E’ molto difficile dire quale abito ha colpito di più, se l’abito da cocktail dal corpetto bianco ghiaccio, rigido e dalla scollatura a cuore  rigido abbinato ad una gonna nera lucida oppure quello che abinava i toni del bianco crema ai marroni, e che penso proprio di voler copiare. Oppure il modello da sera a sirena, ricavato da una stoffa etnica africana giocata su una fantasia di quadrati bianchi e rossi, che ha lasciato senza fiato. Avrebbe potuto indossarlo Naomi Campbell e avrebbe avuto la stessa naturalezza ed eleganza.
I colori brillanti, dal rosso al blu elettrico sono stati i protagonisti della serata, declinati in mille particolari, ma non sono mancate le sorprese dell’oro e tulle nero abbinati in  particolarissimi abiti da cocktail, o degli short di seta bianco ghiaccio ricoperti di morbido pizzo nero. Non è mancano neppure il romanticissimo e intramontabile abbinamento del rosa antico con il nero, di alcuni azzurri intensi e di altri colori pastello, in solitaria o abbinati al bianco e al nero.
Il colore si è fatto notare anche nella sezione degli abiti da sposa, in cui hanno dominato i tagli a sirena e le gonne dal taglio in vita rotondo che davano spazio a vaporose composizioni di tulle. Il classico bianco, però, è stato decisamente spezzato da due abiti originalissimi. Uno rosso, creato e indossato da una studentessa araba, che decisamente rompe con la loro tradizione,  e uno  principesco ma nero e comprensivo di velo, che ha spezzato la nostra. Adattissimi a quelle cerimonie civili pomeridiane dove la sposa ha abbastanza carattere da osare e stupire davvero gli invitati.

La serata è stata introdotta dalle majorette di Ossona che si sono prodotte in alcuni dei loro pezzi forti, e da Clara Tonoli, una delle ragazze della scuola, che ha cantato L’essenziale di Marco Mengoni. Simpatiche anche alcune scenette, come una domanda di matrimonio sul palco, il ballo lento tra le spose e i loro accompagnatori dopo la presentazione degli abiti da sposa e la veloce fontana finale che ha riproposto tutti i modelli.
Bravi anche i ragazzi, che si sono prestati sia come come modelli sia come accompagnatori delle compagne di scuola. Gli abiti da uomo, confezionati sempre dagli studenti, sono pregevoli, anche se ovviamente meno appariscenti di quelli da donna. Nonostante si pensi che la scelta di frequentare una scuola di moda sia prettamente femminile non bisogna dimenticare che gli stilisti famosi sono quasi tutti uomini. Specialmente in Italia, dove l’attenzione allo stile è una caratteristica culturale e possiamo schierare nomi come Armani, Ferrè e Missoni, (che sono fra i miei favoriti, ovviamente). A fine serata, il presidente del team di insegnanti, Angelo Torino, ha ringraziato pubblicamente il Comune di Ossona per la collaborazione che ha trovato nell’organizzare un evento così impegnativo e per la partecipazione e simpatia che ha incontrato.

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Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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