Rom. Nessuno li vuole ma tutti se li tengono
“Cominceremo a controllare uno per uno gli accattoni ai semafori” parola del vicesindaco di Milano, Riccardo De Corato, quando il centrodestra governava il capoluogo lombardo.
Ancora: “La lotta all’illegalità secondo il comune di Milano passa anche per la direttiva dell’Unione Europea che regola la presenza dei cittadini comunitari in Italia: in pratica dall’11 luglio potranno restare a Milano quegli europei in grado di dimostrare alle autorità di avere un lavoro o comunque fonti di sostentamento tali da consentigli di vivere in Italia. Dopo i controlli delle forze dell’ordine gli stranieri hanno tre mesi di tempo per iscriversi all’anagrafe e dimostrare l’autosufficienza economica. In caso contrario è prevista nei loro confronti l’espulsione”. Infine: “De Corato ha assicurato entro l’11 luglio controlli a tappeto nei campi rom milanesi”. Tutte le frasi virgolettate sopra riportate sono liberamente trascritte dal quotidiano milanese Metro del 3 luglio … 2007! Quasi dieci anni fa.
Dietro l’annuncio, niente
Come si può constatare, nonostante la pomposità dei proclami, all’atto pratico è cambiato nulla; verrebbe persino da dire che i soli campi rom “sgomberati sono stati quelli dove poi un’impresa edile ha costruito.
Nei suoi proclami De Corato parlava di “controlli a tappeto” e il quotidiano Metro il 18 luglio 2007 titolava: “Da lunedì il comune scheda rom e accattoni”… restano, sullo sfondo, le tante polemiche per la schedatura dei rom proposta dal governo Berlusconi nel 2008, quando ministro dell’Interno era l’attuale governatore di Regione Lombardia, Roberto Maroni. Il comune di Milano, la schedatura, avrebbe dovuto averla fatta già “motu proprio”, invece nulla.
Con la sinistra è peggio, ma non basta
La cosa peggiore è che non solo è cambiato nulla con l’attuale giunta di centrosinistra guidata da Giuliano Pisapia, il quale governa Milano dal 2011, ma adesso la situazione è persino peggiorata nel senso che, dove prima c’era uno zingaro al semaforo, ora ce ne sono tre e, in quel campo dove prima c’era un accampamento, ora se ne vedono cinque.
La sfida per Milano, il test amministrativo più importante del prossimo anno, non sarà importante per vedere chi vince ma per capire se, stavolta, gli elettori assegneranno la vittoria non per gestire l’esistente, ma per cambiare.
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E meno male che tutti se li tengono. Altrimenti, causa il fatto che non hanno una patria, l’alternativa sarebbe gettarli in mare o le camere a gas.