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Halloween, Ognissanti e il capodanno celtico Samain

Lombardia – Le tradizioni e le feste religiose sono strane. Le chiamano feste tradizionali, ma sono quelle feste che nel tempo cambiano di più. Si trasformano, sono dimenticate, poi di nuovo ricordate, sono importate ed esportate, rovesciate e di tendenza. Provocano intense discussioni di pro e contro. Samain, la festa di Ognissanti e dei morti, o Halloween, è quella che ha subito più rimaneggiamenti, persino più del Natale. Forse, però, è per questo che la festeggiamo da circa 6mila anni.

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caramelle“Halloween è una festa commerciale importata dagli Stati Uniti. Non ci appartiene e non la festeggiamo.” I tradizionalisti laici la vedono così, ma anche i Cristiani cattolici non l’hanno in simpatia: dicono che tutto questo andar in giro vestiti da streghe, da mostri e da scheletri spinge al satanismo. Sotto certi aspetti hanno ambedue ragione. Festeggiare solo l’evento commerciale, consumando oggetti a tema morte, zucche e pipistrelli, non è una cosa spiritualmente profonda. E anche i cristiani hanno qualche ragione nel preoccuparsi se in una delle feste più sacre legata alla vita dell’al di là è sottolineata solo la morte nell’al di qua. Eppure Samain è una festa di resurrezione.

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Le antiche popolazioni celtiche, i nostri antenati, specie quelli che vivevano sulle rive del Ticino, dell’Olona e dell’Adda, e poi giù fino all’appenino emiliano, ma anche  in altri luoghi d’Europa, avevano sviluppato una spiritualità legata al susseguirsi degli avvenimenti naturali e a quelli dell’agricoltura. I loro dei erano cervi, cinghiali e lupi e il sole, la luna e gli elementi naturali, come l’acqua, la terra, il fuoco.
In questa spiritualità animista, avevano però sviluppato delle intuizioni che hanno condizionato moltissimo anche il cristianesimo, arrivato solo 1800 anni fa. Prima della conversione al cristianesimo, all’incirca nel secondo secolo d.C., le popolazioni celtiche festeggiavano Samain, il capodanno, il momento della fine del vecchio e dell’inizio del nuovo, la festa della morte e della vita.

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In particolare, era la festa dei lari, protettori della famiglia. Secondo le credenze, tra il 31 ottobre e il 2 novembre, il mondo dei vivi e il mondo dei morti si congiungevano, e gli antenati, i parenti morti, potevano tornare a casa per avvisare i vivi di qualche pericolo, o per riportarli sulla retta via.

Per questo motivo, si preparavano le lumere, le zucche intagliate a forma di lanterna che, con la loro luce, guidavano i morti protettori a casa, dove veniva fatto trovare loro un buon pranzo caldo. Non è difficile vedere quanta somiglianza ci sia fra la festa di Samain e quella Cristiana di Ognissanti, al 1 novembre, e dei Morti, il 2 novembre. Il 31 ottobre è solo la vigilia dei giorni dedicati a chi ha già compiuto il suo cammino nel mondo e torna a riportarci ricordi, esperienze e protezione.
Samain – Ognissanti è una festa celtico cristiana che si è radicata praticamente in tutta Europa e anche in Irlanda, dove i celti sono arrivati tardi, quando in Padania già si volgeva al termine la dominazione dell’impero romano.

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I popoli delle isole Britanniche hanno adottato la festa di Samain dei Santi, nella sua forma già cristianizzata e hanno tradotto il suo nome: in Hallow eve, vigilia della Santità: Halloween è la festa dei Santi e dei morti, non delle streghe. La forte immigrazione negli Stati Uniti ha favorito un’altra trasformazione. Il cristianesimo si è confuso con religioni dai contenuti più magici. Nel miscuglio, ne è venuta fuori una festa tipicamente americana, commerciale, basata sempre sui morti che tornano a casa, ma da protettori della famiglia si sono trasformati in creature assassine, diaboliche ed esagerate. Il resto lo hanno fatto cinema e televisione. La festa, che in italia, anche a causa della crisi religiosa, aveva perso appeal, è ritornata, importata dai film americani, e si è trasformata di nuovo. Da festa del terrore e delle streghe è diventata la festa in cui i bambini si divertono, mascherati, a chiedere caramelle casa per casa, portando una ventata di allegria e gioia. Basta guardarli mentre corrono in giro tutti in gruppo in cerca di caramelle. Sono l’emblema della vita e della felicità che vince la morte.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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