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Lucchetto e Chiave d’ Amore al Museo dei Lucchetti

Il Museo dei lucchetti, unico al mondo, si trova a Cedogno, sulle suggestive colline dell’ Appennino Parmense. Si tratta di un museo privato, aperto gratuitamente al pubblico, previa prenotazione telefonica al numero 0521 846722 per fissare la visita guidata, direttamente con il collezionista Vittorio Cavalli.

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Il Museo espone a rotazione i 6000 pezzi che compongono la collezione, provenienti da tutto il mondo. Sono pezzi che vanno dall’epoca romanica a quella contemporanea e sono realizzati con tutti i materiali possibili: ferro, ottone, argento, plastica, cristallo, pece, osso, ecc.

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Il Museo apre ai piccoli gruppi o al visitatore privato; alle associazioni, come alle scuole che spesso vi organizzano gite didattiche. Nel corso degli anni ha ospitato collezionisti e simposi, anche internazionali dedicati al settore.
A parte il valore simbolico od il prestigio del proprietario, sopra illustrati, non vi è dubbio che il lucchetto è nato come elemento di sicurezza. La sicurezza è affidata ad una struttura meccanica piuttosto robusta, ed in genere tanto più robusta, quanto più preziosi sono gli oggetti da proteggere o maggiore è la dimensione della porta o della cassapanca, sulla quale il lucchetto è applicato, e ad uno strumento, che permette di aprire il lucchetto solo a chi è autorizzato.

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Questo strumento, nella stragrande maggioranza dei casi, è una chiave, ma esistono anche lucchetti con chiavi mnemoniche, che si aprono impostando una particolare combinazione di lettere, numeri o simboli, che consente l’apertura del lucchetto stesso. In linea affatto generale, le tipologie costruttive dei lucchetti si sono concentrate sulle modalità di apertura e chiusura, e quindi sulla serratura, più che sull’ altra componente essenziale, un arco od una sbarra, che permette di applicare il lucchetto alla porta o cassapanca da rifermare.

I più antichi lucchetti a noi noti sono quelli di origine romana ed essi utilizzavano, in gran parte, la ormai nota serratura con chiave a sollevamento e traslazione, caratteristica della stragrande maggioranza delle serrature romane, soprattutto di epoca imperiale, a noi arrivate. Questo meccanismo è piuttosto complesso e costoso ed ecco la ragione per la quale, già nella seconda metà del primo secolo d.C., cominciarono ad apparire dei lucchetti, in cui veniva utilizzata la ben più economica serratura con chiave a rotazione.  

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Da un punto di vista percentuale, si può ben affermare che la stragrande maggioranza dei lucchetti prodotti da allora ad oggi utilizza la chiave a rotazione, anche se, soprattutto nel medio ed estremo oriente, è assai diffuso il meccanismo di chiusura con chiave a barbigli.

La serratura con chiave a rotazione, che è quella che ancora oggi maggiormente viene utilizzata per chiudere porte, cassetti e contenitori in genere, può essere facilmente osservata e duplicata ed ecco la ragione per la quale spesso a questo meccanismo di base si aggiunsero, soprattutto dal XIII secolo in poi, ulteriori accorgimenti di sicurezza, chiamati correntemente “segreti “.

Ad esempio, in molti lucchetti rinascimentali non è possibile accedere alla toppa, nella quale inserire la chiave, se prima non vengono effettuate manovre particolari, attivando appunto i cosiddetti segreti. Un tipico segreto può essere costituito dallo spostamento di un falso chiodo del corpo del lucchetto, oppure, in versioni più sofisticate, nella effettuazione di una sequenza di operazioni, vale a dire l’attivazione ed il superamento di un certo numero di segreti. Un altro meccanismo di chiusura assai diffuso è quello che fa riferimento ad una chiave a vite, di tipo maschio o femmina. In questo caso la disponibilità della chiave corretta permette di avvitarla sul meccanismo di chiusura, facendo arretrare il catenaccio, che libera l’arco.

lucchetto zoomorfo

Nel museo dei lucchetti sono presenti numerosi esemplari di questa tipologia. Altrettanto diffusa, soprattutto nel medio ed estremo oriente, è la serratura a barbigli, con chiave a scivolo.
In questo caso, quando l’arco viene rifermato, si espandono delle molle, che devono essere nuovamente compresse, per consentire l’apertura del lucchetto. L’abilità degli artigiani ha messo a punto serrature a barbigli oltremodo raffinate, dove due o tre chiavi devono essere utilizzate in sequenza, per comprimere i vari barbigli e portare infine alla apertura del lucchetto.

Esistono anche esemplari misti, in cui l’apertura si ottiene utilizzando sia chiavi a vite, sia chiavi a scivolo, che comprimono i barbigli. Tipologia affatto particolare di lucchetti è quella dove la chiave è di tipo mnemonico; la apertura del lucchetto si ottiene impostando degli organi particolari, per solito dei cilindri che ruotano su un’asse, in modo da allineare lettere, numeri od ideogrammi, nel caso cinese, che permettono di liberare l’arco. In questo caso la raffinatezza del meccanismo è legata al numero degli elementi variabili per ogni tamburo ed al numero di tamburi.

La passione tutta americana per la tecnologia ha fatto sì che i lucchetti a combinazione si diffondessero rapidamente, in produzioni di serie, sia nelle versioni in cui la combinazione è cambiabile dal proprietario, sia nelle versioni in cui la combinazione impostata di fabbrica non può essere modificata. Per quanto riguarda i materiali prevalentemente usati nella realizzazione dei lucchetti, è evidente che il ferro e l’ottone sono materiali privilegiati, l’uno per la sua robustezza e l’altro per la sua relativa facilità di lavorazione.

In questo contesto è particolarmente istruttivo osservare che i materiali utilizzati nel realizzare i bellissimi lucchetti Tuareg sono rispettivamente il ferro, il rame e l’ottone. Il ferro viene utilizzato per realizzare le parti resistenti del lucchetto, come l’arco; l’ottone ed il rame vengono utilizzati per realizzare il corpo, in accostamenti cromatici di grande bellezza. L’ ottone e rame, che non sono normalmente reperibili nel deserto, vengono per solito ricavati martellando punte di proiettili e bossoli.

Il lettore che sfoglierà le pagine che seguono troverà numerosi esempi di raffinate e sicure soluzioni, messe a punto nei secoli dagli abili artigiani, che hanno messo a disposizione di chi aveva bisogno di sicurezza questo prezioso meccanismo: la serratura portatile.

Nota della redazione
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Stella Mei

Sono nata nel 1964 a Reggio Emilia e mi sono trasferita a Milano dove mi sono diplomata nel 1982 come grafica pubblicitaria, presso l'ateneo 3A e in fumetto e illustrazione presso la scuola del Fumetto. Nel 1985, insieme a Manuela Rusconi, nipote dell'editore, ho aperto lo Studio Grafico SM. Lavoro con le più importanti agenzie pubblicitarie, illustro libri scolastici e per ragazzi. creo personaggi per agenzie di gadget firmandoli come Starlet e pubblico vignette su testate di enigmistica e quotidiani. Ho qualche libro al mio attivo e sono la segretaria del Museo dei Lucchetti www.museodeilucchetti.eu, museodeilucchetti@libero.it. Cercatemi sul mio sito internet: http://www.studiograficosm.it/

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