Expo: scambiare l’Arcimboldo con le opere del Campi
Sul settimanale Mondo padano uscito oggi è comparso un paginone che riporta alcune posizioni (Philippe Daverio , Flavio Caroli, Giancarlo Corada e Antonia Bertocchi ) sulla questione del famoso dipinto dell’Arcimboldo di cui è stata fatta espressa richiesta per il suo trasferimento da Cremona all’ Expo, in quanto questo originalissimo dipinto ( che rappresenta una natura morta di ortaggi, che capovolta, si trasforma magicamente in un volto umano) ha ispirato la mascotte dell’Expo.
E non solo per la sua originale caratteristica di essere leggibile anche a rovescio, ma soprattutto perché la famiglia dei frutti che compone il suo viso vuole ricreare l’unione e la sinergia dei Paesi del mondo. La mascotte è stata accolta positivamente dal commissario unico di Expo 2015, e per Cremona questo è un grande onore. Ma allora quale può essere il modo per poter ottimizzare questa situazione favorevole?
Ebbene, siamo alle solite: la deplorevole abitudine di prendere in giro i cittadini, fingendo di interessarsi alle loro opinioni. Infatti il Sindaco Galimberti, ostile al trasferimento, ha indetto un sondaggio, tuttora in corso, nella speranza di poter avere il sostegno dei cittadini.
Abbiamo saputo proprio ora che l’amministrazione comunale di Cremona ha accettato, finalmente, di lasciar partire il dipinto dell’Arcimboldo alla volta di Milano e dell’Expo, non si può che esserne soddisfatti ma il Direttore di Mondo Padano, Fabrizio Loffi, nel numero precedente del settimanale, a cui rimando per gli approfondimenti, aveva espresso una proposta alternativa e costruttiva, che sta ora trovando ampio consenso tra cittadini ed esperti. In sintesi, quella di consentire all’Arcimboldo di beneficiare della ribalta mondiale dell’Expo, in cambio della richiesta delle opere del Campi conservate nella Pinacoteca di Brera, per poterle ospitare in una Mostra sul Cibo da allestirsi Cremona, con l’aggregazione delle opere antiche sul tema, di pittori prestigiosi, sparse sul nostro territorio .
Mi sembra che Cremona stia sprecando la grande e unica opportunità, di avere una visibilità su scala mondiale, tale da fungere da attrattore per i turisti e indurli a visitare la Mostra sul Cibo. La conservazione dei beni culturali sul territorio infatti, non puo’ avvenire con l’ignoranza dei principi fondamentali dell’Ecomuseologia, che domanda la messa in rete delle risorse museali e paesaggistiche, tramite la loro implementazione strategica in un Sistema Ecomuseale Integrato del Territorio, al quale , sotto lo stimolo impellente dell’occasione Expo, si potrebbe cominciare a porre mano. Nessun valorizzazione può avvenire attraverso capricci di autoreclusione narcisistica, che stritolano le risorse stingendole nella morsa di un riduttivo e fuorviante concetto di identità. L’identità vive di comunicazione, e non di isolamento.
Giocherellare con i sondaggi, può essere rischioso. Il tentativo di prendere sul serio percentuali statistiche estrapolate da campioni non rappresentativi o peggio, manipolarli e renderli operativi, strattonandoli in modo opportunistico, come spesso accade, potrebbe risultare controproducente per le possibilità che si stanno aprendo per Cremona e farci tornare all’isolamento pre-Perri.
Una condizione di misconoscimento da cui ci ha salvato il coinvolgimento di generosi e qualificati sponsor, che hanno posto Cremona, col Museo del Violino ed altre prestigiose realizzazioni ed iniziative, come fiore all’occhiello della ribalta mondiale. Sarà ancora possibile…
Antonia Bertocchi, Antropologa e Presidente della Associazione Donne Padane di Cremona
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Mentre era in pubbliczione si è saputo che il sidnaco galimberti ha ceduto emanda il’ortolano dellarcimboldo a Milano. Speriamo cfacia lo sttesso epr al mostra sul cibo, portandoo a Cremona le opere del campi che si trovano nella pinacoteca di Brera.
un’ottima occasione! risorse museali eccellenti…anche quelle che giacciono ancora al buio; risorse paesaggistiche…beh! bisogna essere bravi e andarle a scovare tra un campo di mais e l’altro.. Infine: proposta di una mostra sul cibo. Limitiamoci alla mostra delle opere antiche! le specialità cremonesi sono (è ben noto) poche e fagocitate dall’omogeneizzazione…se siamo seri chiediamo a chi produce di difendere con SERIETA’ il “prodotto tipico”