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Yara Gambirasio: Bossetti e le ricerche internet del computer

Le ultime notizie sul caso della povera Yara Gambirasio potrebbero portare ad uno sconvolgimento del mondo del web. La notizia infatti non è solo che Massimo Bossetti, o qualcuno che ha usato il suo computer, cercava la parola “tredicenni” seguita da delle descrizioni fisiche, cosa che fa pensare ad un movente per l’omicidio della bambina.

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La notizia che  può sfuggire, in un primo momento, presi dall’interesse nei confronti di questo caso, è che gli investigatori sarebbero stati in grado di identificare una determinata chiave di ricerca e attribuirla ad un dato computer con una data connessione. In un caso parrebbe anche che questa chiave di ricerca sarebbe corredata di data e orario.

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Anche chi non ha  nessuna opinione sulla colpevolezza o sulla innocenza di Massimo Bossetti e chi è perfettamente consapevole che è un dato assodato che il DNA ritrovato su Yara è in parte dell’ operaio edile, non può di fare a meno di avere dei dubbi sulla questione delle ricerche Internet. Perchè mai un uomo che ha già saputo di poter essere individuato come assassino di Yara, dopo aver scoperto di aver un padre naturale diverso da quello che credeva, avrebbe dovuto mettersi a cercare in internet, dal suo computer di casa, la parola tredicenni?

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Considerando che sono passati ben 4 anni dalla morte di Yara Gambirasio e che la cache del computer potrebbe essere stata ripulita o formattata parecchie volte, oltre al fatto che in questo tempo sono cambiati molte volte anche i motori di ricerca e i logaritmi che regolano il complicato sistema della ricerca semantica su internet, possiamo definire l’individuazione di una determinata chiave di ricerca una specie di miracolo, se avvenuta sul computer.

Molto preoccupante per la privacy se, invece, questa operazione ha potuto essere effettuata sui server. Ci sono molte domande che ci si dovrebbe fare su questa notizia data relativamente al caso della povera Yara Gambirasio, ma che riguarda  tutto il sistema internet, portando ad una sola conclusione: quando non si vuole far sapere qualcosa, meglio tenere qualunque riferimento al di fuori dai computer. Non ci sono solo i malware e i virus, nella rete Internet; ora anche i coockies sono diventati pericolosi per la privacy.

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Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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