OssonaMilano città metropolitana

Ossona, viale Europa: posto di lavoro su una sedia

L’anno scorso vì intervistavo gli operai di Bertola, oggi invece la postazione è occupata da un solo posto di lavoro, ben assicurato al palo con una catena da bicicletta e con una bottiglietta d’acqua a fianco. La proprietaria della sedia e tenutaria del posto di lavoro non era presente. O era in pausa pranzo, dato che era poco dopo mezzogiorno, o il suo orario comincia più tardi, oppure semplicemente era in servizio in una delle tante macchine parcheggiate davanti all’ex Bertola. Non sono stata lì a indagare.

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Ho solo fotografato la sedia che la dice lunga anche sulla mentalità della proprietaria che considera la sedia allo stesso modo in cui le impiegate considerano loro l’ ufficio, chiudendo a chiave la porta quando vanno a prendere il caffè. La signora non si fida a lasciare la sedia abbandonata, perché qualche collega sprovvista potrebbe approfittarsene, o qualche nuova arrivata, non vedendo nessun segnaposto, potrebbe occupare l’angoletto e il palo.

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Di fatto, quella sedia è li da un bel po’ e a nessuno è venuto in mente neppure di disturbarne la proprietaria segnalando all’Asm la presenza di rifiuti abbandonati ( la sedia e la bottiglia d’acqua), ordinandone la rimozione e la multa a chi li abbandona. Ci sarebbe anche la possibilità che la polizia locale di Ossona e Casorezzo, o l’Asm, rispondano che essendo la competenza della strada a metà fra la proprietà privata Bertola, sottoposta a curatela fallimentare, e la provincia di Milano, non si riesca a capire chi deve rimuovere la sedia e curare che non ne sia lasciata legata ad un palo un’altra.

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C’è anche un altro particolare che fa persino sorridere: se la sedia continua a stare lì e si stabilisce che il parcheggio è proprietà privata, il curatore fallimentare della società Bertola, avendo la responsabilità dell’uso dei capannoni, potrebbe essere accusato di sfruttamento della prostituzione se continua a permettere l’uso del parcheggio da parte di queste lavoratrici. Insomma, non è una casuale coppia di passaggio, ma è la continuità di una sedia legata ad un palo.

Insomma, grazie al cielo sono state raccolte le 500mila firme necessarie al referendum per abolire la legge Merlin, quella che impedisce la riapertura delle case chiuse e non permette alle puttane di pagare le tasse sulla loro attività. Personalmente, ho sempre pensato che una donna che vuole prostituirsi debba poterlo fare senza che la prestazione sia considerata lavoro e reddito, ma se sono le stesse prostitute a considerarlo un lavoro, al punto da legare una sedia ad un palo per proteggerlo, beh, allora sia quel che sia, riapriamo le case chiuse e togliamo le sedie dalle strade.

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Spero che questo post sia di utilità a chi deve intervenire e che si premuri di far sparire la sedia, se non riesce proprio a far sparire la prostituta.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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