Fermato per presunto omicidio dello zio della consorte. È di Paderno Dugnano
Nel raccontarvi questa storia parliamo di presunto omicidio, ma non a causa della incertezza che deve valere fino alla condanna definitiva di una persona, ma perchè non ci sentiamo in grado di giudicare le motivazioni del gesto che, pur essendo sempre un omicidio, alcune volte è dettato dalla pietà e dalla compassione.
Nella serata dello scorso 22 ottobre, i carabinieri della stazione di Garbagnate Milanese e quelli del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Rho, hanno fermato un infermiere professionale che è stato indiziato di delitto emesso da parte della Procura della Repubblica del Tribunale di Milano. Dell’indagine si sono occupati il Sostituto Procuratore dottor Nicola Rossato e il Procuratore Aggiunto dott.ssa Laura Pedio.
Il fermato
L. P., 49enne di Paderno Dugnano, è gravemente indiziato dell’omicidio dello zio di sua moglie. F. P., 87 anni, morto lo scorso 10 ottobre mentre era ricoverato all’Ospedale di Garbagnate Milanese. Lo scorso 12 ottobre un medico in servizio all’ospedale Salvini aveva denunciato alla stazione dei carabinieri che P.F., malato terminale sottoposto a ventilazione polmonare meccanica ed in trattamento con terapia sedativa mediante l’utilizzo di un macchinario elettromedicale a pompa ad infusione volumetrica, aveva verosimilmente ricevuto, il 9 e il 10 ottobre scorsi, una dose particolarmente elevata di farmaci sedativi, dovuta alla manomissione della programmazione del citato macchinario. Si trattava di una modifica ritenuta strettamente connessa con la morte di F.P.
Le prove del presunto omicidio
Gli accertamenti effettuati dai carabinieri hanno confermato che nelle serate del 9 e 10 ottobre, alcuni medici avessero notato la presenza di un uomo intento ad accudire la vittima. Gli infermieri ritenevano fosse il nipote, ma in quel frangente non lo avevano identificato con certezza. Fra l’altro il L.P. è un infermiere professionale con esperienza come operatore di rianimazione e del funzionamento della pompa di infusione.
I carabinieri hanno interrogato tutto personale medico di turno in quelle serate e hanno acquisito integralmente la cartella clinica di F.P. I dati della cartella clinica e dei dati clinici coincidevano con le testimonianze. Quindi del personale specializzato ha analizzato il “data logger” (registro eventi) del macchinario di infusione dei medicinali.
Nel data logger c’era la prova decisiva dell’omicidio. Nelle serate e del 9 e 10 ottobre il macchinario aveva registrato 3 e 2 “boli”, cioè infusioni immediate di un quantitativo di medicinali a velocità notevolmente superiore a quella prevista dalla terapia prescritta al paziente.
I filmati della video sorveglianza
La visione dei filmati della videosorveglianza dell’ospedale, e un controllo incrociato con i dati ricavati dall’analisi dei tabulati telefonici del telefono cellulare del nipote della vittima, hanno permesso di capire che in quei giorni era l’unico ad accudire l’anziano e ad avere il pass, rilasciato dall’ospedale come misura anti contagio da Covid 19, per le visite a F.P.
Un tentativo di fuga che ha deciso di non attuare
L.P. lo scorso 22 ottobre non si è presentato al lavoro. Il gps della sua automobile la localizzava nel parcheggio dell’aeroporto di Milano – Linate. I carabinieri hanno subito scoperto che aveva prenotato un viaggio di sola andata per Parigi. L.P. non era però a bordo dell’aereo. dopo aver acquistato il biglietto e essersi recato nella zoan di imbarco, ha deciso di rinunciare al volo, ed è tornato a casa, dove lo hanno trovato i carabinieri. Ora si trva aglia rresti domiciliari in attesa del giudizio
Nei giorni successivi, il GIP del Tribunale di Milano convalidava il provvedimento di fermo, disponendo la permanenza dell’indagato agli arresti domiciliari presso la propria abitazione.
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