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Covid-19. In Lombardia è sotto controllo ma c’è chi vuole il lock down a Natale

Sale il livello dei contagiati dal Covid-19 in Lombardia, la situazione è sotto controllo ma si rischia comunque il lock down a Natale. Questo perchè si continua a trattare le regioni come se fossero una cosa sola mentre non lo sono. Il Covid-19, in Lombardia è al momento sotto controllo.

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Il Covid-19, con il freddo e con il maggior contatto fra le persone, ha ricominciato a circolare dopo che ci ha lasciato quasi in pace per l’estate. Un’estate in cui abbiamo vissuto all’aperto. Mascherine e disinfettanti sono diventati i nostri compagni più assidui, ma ogni volta che il governo sforna un dpcm (decreto presidente consiglio dei ministri) vien voglia di disobbedirgli e di mandare a quel paese questo governo. Qui la situazione italiana dei contagi.

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cambiamenti. Social journalism

situazione italiana contagi del Covid-19  al 14 ottobre
La situazione Covid-19 oggi in Italia

Perlomeno, succede qui in Lombardia, dove il disastro è stato in parte evitato la scorsa primavera e dove abbiamo la estrema necessità di ricominciare a costruire la nostra vita come dopo una guerra. Si, perchè è ed è stata una guerra. E, come ogni guerra, prevede una ricostruzione del dopoguerra. In Lombardia abbiamo un piede nel dopoguerra e uno nella emergenza.

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La nuova normalità della Lombardia. Abbiamo rischiato di farci distruggere da un raffreddore. Ma ora basta

In Lombardia vivono 10 milioni di persone regolari, più un numero imprecisato di irregolari e clandestini. Sono troppi per un territorio non grandissimo. La pandemia da Covid-19 ci ha mostrato, soprattutto. che se fossimo in meno e avessimo più spazio personale a disposizione non avremmo sofferto la pandemia come l’abbiamo sofferta. Per anni abbiamo ottimizzato tutto. Sarebbe meglio dire che abbiamo ridotto all’osso ogni spesa.

Abbiamo diminuito il numero di ospedali, diminuito il numero di medici e infermieri, diminuito lo spazio fra un tavolo e l’altro al ristorante, diminuito il numero di carrozze sui treni e sulle metropolitane. Per risparmiare ci siamo assiepati, assembrati, spiaccicati e a momenti ci siamo fatti distruggere da un raffreddore.

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Trasporti e assembramenti. E’ il momento di imparare la lezione

I treni devono essere comodi, lunghi e abilitati a trasportare un numero di persone minore rispetto a quelle che trasportavano a prima della pandemia del Codi19; gli ospedali devono essere numerosi e i medici devono avere turni riposanti per avere energie e risorse sufficienti nelle emergenze come le pandemie. Costano di più? Pazienza, in Lombardia abbiamo 54 miliardi all’anno in più con cui fare queste spese. Sono quelli dell’ormai famoso residuo fiscale che non torna mai indietro. Ce la si può fare e rimangono ancora dei fondi da usare per altre necessità.

La Lombardia inoltre deve depopolarsi. La metropoli ha mostrato tutti i suoi limiti. Non si può concentrare così tanta gente in così poco spazio senza pagarne poi brutalmente le conseguenze. Spiacenti, ma non c’è più spazio. Abbiamo bisogno di allargarci, di prendere distanza.

Alla fine il Covid-19 è solo un maledetto raffreddore

Fra qualche anno, quando avremo raggiunto l’immunità di gregge per il Covid-19, vuoi naturalmente o con il vaccino, questo periodo ci sembrerà incomprensibile. Stiamo facendoci dominare da un germe che provoca un raffreddore. E’ vero, è stato un forte raffreddore. Ha causato molte morti, sia perchè ha dato il colpo di grazia a gente ammalata che poteva, magari, vivere un po’ di più, sia perchè ha ucciso direttamente delle persone.

Non era un germe nostro, è nato in Cina, il nostro sistema immunitario non lo conosceva e non lo conoscevano i medici. Non si sapeva come curarlo. E’ questa combinazione di casi che ci ha messo in questa drammatica situazione. Oggi lo conosce meglio, esiste qualche cura efficace, si sa cosa fare, in Lombardia.

Ospedali milanesi pronti alla riconversione Covid-19

Oggi in Lombardia gli ospedali sono in preallerta. I ricoverati sono molto pochi rispetto al numero di posti disponibili o velocemente creabili. Quelli che a primavera avevano convertito i reparti normali in reparti Covid-19, sono pronti a rifarlo in pochissime ore. L’ospedale costruito nella Fiera di Milano, che ha generato tante polemiche che è stato insultato in tutti i modi, è pronto per affrontare la possibile emergenza. Non saremo presi di sorpresa un’altra volta.

E’ arrivato come un Tsunami, che ora è il nome del nuovo studio del Carlo Poma

Lo staff dell' Ospedale Carlo Poma si occuperà dello studio Tsunami per valutare e confrontare i risultati della terapia con il plasma iperimmune contro il Covid-19, rispetto ad altre terapie
Lo staff dell’ Ospedale Carlo Poma che si occuperà dello studio Tsunami per valutare e confrontare i risultati della terapia con il plasma iperimmune contro il Covid-19 rispetto ad altre terapie

Gli studi scientifici sulla malattia e sulle cure che si sono prestate stanno aiutando a conoscere meglio il Covid-19. All’ospedale Carlo Poma sono molto soddisfatti per l’avvio di Tsunami, lo studio italiano randomizzato promosso dall’Istituto Superiore di Sanità e da AIFA che valuta gli effetti della terapia con plasma iperimmune rispetto agli effetti delle altre terapie nei pazienti con Covid-19. Giovedì scorso, nel reparto di Malattie Infettive di Mantova è stato arruolato il primo paziente.

Saranno coinvolte 400 persone

Nello studio saranno coinvolte almeno 400 persone provenienti da tutta Italia in un periodo di 6 mesi. Il direttore del reparto di Malattie Infettive Salvatore Casari, il direttore della Terapia Intensiva Anestesia e Rianimazione Gian Paolo Castelli, il direttore della Pneumologia Giuseppe De Donno e il direttore dell’Immunoematologia e Medicina Trasfusionale Massimo Franchini saranno il vertice dello staff che investigherà sui dati e sui metodi, li organizzerà e ne trarrà le conclusioni. Li conosciamo tutti.

Sono quelli che hanno applicato, insieme allo staff del policlinico di Pavia, la prima cura efficace contro il Covid 19. Il loro lavoro non servirà solo per il Covid 19, ma sarà utile in qualunque caso di epidemie o di infezioni di immunodepressi.

Un commento è del dott. Massimo Franchini

“Finalmente siamo riusciti ad arruolare il primo paziente. E’ stato un iter lungo e difficile che ha richiesto alcuni mesi per il completamento delle procedure per l’autorizzazione di Mantova come centro sperimentatore. Siamo comunque tra i primi centri italiani ad avere iniziato l’arruolamento. Mantova vuole partecipare attivamente a questo importante studio”.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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