Siria. Arrestata dai Ros Alice Brignoli, la foreign fighter lecchese. Rimpatriati anche i suoi 4 bambini
In Siria i Ros dei carabinieri hanno arrestato Alice Brignoli, 43 anni, convertita all’islam fondamentalista. Aveva sposato, insieme al marito, la causa dell’Isis. Nel febbraio del 2015 la coppia aveva lasciato l’Italia con i 3 figli maschi di 2, 4 e 6 anni e aveva raggiunto al Siria attraverso la Turchia. Era da tempo, anche con il marito, in un campo di prigionia curdo.
L’accusa nei confronti della donna è di associazione a delinquere con finalità di terrorismo e l’ordinanza di arresto cautelare è stata emessa dal Gip di Milano Manuela Cannavale su richiesta della direzione distrettuale antiterrorismo. I Ros hanno recuperato e rimpatriato anche i bambini, che ora hanno 11, 9 e 7 anni, insieme al fratellino più piccolo nato in Siria. Il marito Mohamed Koraichi sarebbe morto. Aveva partecipato a diverse azioni militari del califfato.
Alice Brignoli era scomparsa insieme al marito Mohamed Koraichi ai primi di marzo del 2015. Con loro c’erano i 3 figli maschi. La nonna, madre di lei, aveva denunciato la scomparsa della famiglia il 6 marzo 2015. Si diceva preoccupatissima per i nipotini.
Dopo le prime indagini si è avuta la conferma che la coppia e i bambini si erano recati in Siria attraverso la Turchia per unirsi all’Isis.
La storia di Alice Brignoli
Dopo aver sposato Mohamed Koraichi, di 8 anni più giovane di lei, Alice Brignoli, che ha ora 43 anni, si era convertita all’Islam. La famiglia viveva in Brianza, come la madre di lei, in uno dei piccoli comuni fra la provincia di Como e quella Lecco, Bulciago. Koraichi era nato in Italia e cresciuto in Lombardia, nel lecchese, figlio di una coppia di origini marocchine, islamici ma non integralisti.
La loro radicalizzazione è stata rapidissima e imprevedibile, da quanto si diceva nel 2016. In un articolo dell’Espresso si racconta come poco dopo la strage di Charlie Hebdo, Koraichi ad una cena con dei connazionali avesse difeso i terroristi, e come fosse passato in pochi mesi dall’alcool e dalle discoteche, all’islam e al fanatismo religioso.
Una volta in Siria, Alice Brignoli avrebbe inviato alla madre delle foto dei figli in tuta mimetica. Da quanto comunicato dai Ros, una volta in Siria, Koraichi ha partecipato direttamente alle operazioni militari dell’Isis. Alice Brugnoli, invece si sarebbe occupata dei figli istruendoli alla causa della jihad. Karoichi è morto un mese fa per una infezione intestinale. La coppia e i 4 figli si trovavano in un campo di prigionia curdo in Siria.
“Riprendetevi i vostri fighter, che non ci servono più”
L’Isis è stata ridimensionata militarmente e, attraverso mille rivoli, riconsegna i Foreign Fighters alle autorità dei paesi di origine senza preoccuparsi troppo della loro sorte. Sono circa 140 le persone partite per la Siria dall’Italia, una 50ina sono morti, 8 sono rientrati in Europa e 3 sono ancora nei campi di prigionia Curdi in Siria. Lo scorso anno erano 5. L’attenzione dei Ros è sempre stata sui bambini di Alice Brignoli.
Una cosa è certa, con tutti guai che sta passando la Siria con il Covid 19 e con la guerra che non finisce mai, e dopo che la strategie e le azioni militari dell’Isis sono state fortemente limitate, era ben difficile che continuassero a mantenere una donna straniera, anche se convertita all’islam integrale, e i suoi 4 figli. Hanno già da pensare a dar da mangiare alle loro famiglie. La vita nei campi di prigionia deve essere diventata più infernale di quello che era già prima della pandemia mondiale. La collaborazione internazionale e l’intervento dei Ros è stato quindi determinante per recuperare i bambini e la stessa Alice Brignoli, che erano in un campo di prigionia curdo in Siria. Per Alice Brignoli si apre il carcere. E’ difficile invece pensare a quale sarà il futuro di quei 4 bambini. Bisognerebbe conoscerli, capirli e capire cosa hanno assorbito veramente della vita in Siria e se riusciranno a superare ciò che hanno vissuto.
Altri casi di donne con cittadinanza italiana nei campi di prigionia curdi
Un altro caso di una donna jahadista, l’egiziana 22enne Fahmy Fatma Ashraf Shawky, avevamo raccontato la sua storia in Jahadista donna a Milano. Espulsa dall’Italia e anche dall’isis. Aveva tentato andare in Siria a combattere ma non l’avevano voluta: pare fosse considerata troppo occidentale, quella sua voglia di combattere..
Nei campi di prigionia curdi ci sarebbero altre due donne con la cittadinanza italiana: una è Sonia Khediri, italo-tunisina residente n provincia di Treviso e partita per la Siria nel 2014 a soli 17 anni. Aveva sposato Abu Hamza al Abidi, poi ucciso in combattimento. L’altra è Meriem Rehaily, 24 anni, originaria del Marocco ma con cittadinanza italiana. Su di lei c’è già stata una pronuncia della giustizia. E’ stata condannata per arruolamento con finalità di terrorismo.
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