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Gli alieni esistono? Nuovo studio dell’università di Nottingham

Un professore dell’università di Nottingham, in Inghilterra, ha recentemente condotto uno studio statistico. Con tale ricerca, lo studioso è arrivato alla conclusione che possano esistere ben 36 specie intelligenti aliene nella nostra galassia. Il professor Christopher Conselice, di origini statunitensi, che guida la ricerca, ha dichiarato che potrebbero esserci dozzine di civiltà nella Via Lattea, tenendo conto che potrebbero essere necessari cinque miliardi di anni perché una forma di vita si sviluppi, e che poi sviluppi una qualche forma di intelligenza.

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L’equazione dei Drake, le differenze sostanziali

A differenza della nota equazione di Frank Drake, una semplice ma efficace formula matematica in grado di calcolare la probabilità che esistano altre forme di vita nell’universo, questo studio si basa sulla presunzione che lo sviluppo della vita e l’evoluzione in una specie intelligente sia qualcosa di automatico, che avviene in ogni caso, basta che ci siano le giuste condizioni.

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la scala Rho b&b

L’equazione di Drake

L’equazione di Drake: (N=R*X fp X ne X fl X fi X fc X L) Dove, N è il numero di civiltà alienane con cui si può stabilire una connessione, R è il tasso medio con cui nuove stelle nascono nella nostra galassia, fp è la frazione di stelle che possiedono pianeti, ne è il numero medio di pianeti del sistema planetario che può ospitare la vita, fl è la frazione di pianeti su cui si è effettivamente sviluppata la vita, fc è la frazione di civiltà in grado di comunicare, mentre L è la durata di queste civiltà. se come calcolo sembra complicato, basti pensare che attualmente il valore N è 1, ovvero la civiltà terrestre, cioè la nostra, in quanto non ne conosciamo altre.

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Un semplice modello matematico

Questa equazione è un semplice modello matematico con un elevato numero di variabili e nessuna costante, dato che i dati attribuiti ad ogni variabile si modificano in continuazione, man mano che si fanno nuove scoperte in ambito astronomico e astrofisico, e non ci fornisce nessun valore utile a formare una statistica.

Stessi dati, risultati diversi

Il ragionamento del professor Christopher Conselice, invece arriva a calcolare un numero tutto sommato elevato di civiltà aliene, 36, più, Ovviamente, la nostra. Ma c’è un problema: i dati in suo possesso sono gli stessi che abbiamo per calcolare il risultato dell’equazione di Drake. come possono una dare il risultato pari a 36 e l’altra 1?

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Alcuni punti fondamentali:

Purtroppo, non abbiamo attualmente nessuna idea di come la vita si sia sviluppata sul nostro pianeta. Sappiamo molto sulla terra primordiale, sui mari di metano e l’atmosfera composta principalmente da anidride carbonica, abbiamo molte teorie riguardo il “brodo primordiale” che avrebbe “miscelato” i primi aminoacidi, elementi fondamentali per la formazione della vita, ma al momento sono solo tute teorie, anche perché recentemente, per complicare le cose, sono state individuate tracce di amminoacidi, i mattoni essenziali per la formazione della vita come la conosciamo, persino su corpi celesti come le comete.

Fattori essenziali

Sappiamo che un pianeta deve essere ricco di metalli pesanti per ospitare la vita, o almeno lo presumiamo, dato che l’unico modello di forma di vita che abbiamo a disposizione è qui sulla Terra. Per disporre di metalli pesanti, un sistema solare deve essere nato dall’esplosione di una supernova. Di fatto sono le esplosioni di alcune stelle che “creano” i metalli pesanti.
Un pianeta, per ospitare la vita, necessita anche di acqua in forma liquida, un campo magnetico che possa schermare le radiazioni più letali, una forza di gravità ne troppo elevata ne troppo bassa, un’orbita abbastanza regolare, che non porti a forti sbalzi di temperatura. Alcuni ritengono che sia necessaria anche una Luna di dimensioni simili alla nostra, per mitigare le differenze tra periodi caldi e periodi freddi, ma questa è solo un’ipotesi.
Certo è che se anche tutte queste condizioni fossero presenti per un dato pianeta, non è detto che la una qualche forma di vita si sviluppi effettivamente.

Forme di vita su Marte.

Proprio in questi giorni, stanno partendo alla volta di Marte numerose sonde automatizzate, alcune di esse potrebbero scoprire traccie di una passata presenza di vita sul pianeta rosso. Se così fosse, una scoperta del genere, anche se rivoluzionaria, non cambierebbe molto dal punto di vista della ricerca di civiltà extraterrestri. Il fatto che la vita microbica sia possibile altrove, non dimostra per nulla che tutte le forme di vita evolvano in qualcosa di più complesso.

L’evoluzione sul nostro pianeta.

Inizialmente la componente principale dell’atmosfera del nostro pianeta non era l’ossigeno. L’atmosfera era composta principalmente da anidride carbonica e azoto, L’ossigenazione dell’atmosfera, ha avuto invece origine direttamente dalle prime forme di vita marine, sotto forma di microorganismi e licheni, in grado di utilizzare l’idrogeno presente nell’acqua, liberando nel processo, ossigeno. Questo processo di ossigenazione atmosferica ha richiesto circa tre milioni di anni per arrivare ai livelli odierni.
L’ossigeno, che attualmente è il 21% dell’atmosfera terrestre, ha permesso lo sviluppo di forme di vita complesse sulla superficie, come licheni, poi piante e in fine le prime forme di vita animale. Tutto questo, senza ossigeno non sarebbe stato possibile.
L’evoluzione poi ha avuto ben cinque momenti critici di estinzione di massa, uno dei quali notoriamente, ha riguardato tutte le specie di dinosauri e l 75% delle specie presenti sulla Terra. Se i dinosauri non si fossero istinti, probabilmente i mammiferi primordiali da cui deriviamo, non sarebbero mai evoluti fino al punto di diventare primati, specie a cui apparteniamo.

La battaglia per la sopravvivenza

Sulla terra l’evoluzione è una conseguenza della continua battaglia per la sopravvivenza. Un ambiente ostile, fa si che solo ciò che è in grado di resistere continui la propria esistenza. Questo vale per gli individui, per le specie, e persino per l’intera fauna e flora di un pianeta.

Questo ci porta ad una domanda la cui risposta non è poi così scontata.

Perché siamo intelligenti? E per quale ragione siamo l’unica specie sul nostro pianeta ad aver sviluppato un linguaggio complesso e una tecnologia?
Per tecnologia possiamo intendere i razzi che viaggiano verso Marte, o i cutter in pietra risalenti al periodo del neolitico. La tecnologia infatti è principalmente costruire qualcosa tramite la conoscenza, al fine di ottenere uno scopo.
Lo sviluppo dell’essere umano, è passato attraverso diverse fasi, e non è facile stabilire in quale momento siamo passati da un semplice istinto ad un ragionamento complesso utile a sviluppare tecnologia. Del resto anche alcuni animali costruiscono utensili rudimentali per nutrirsi, ma non per questo li consideriamo esseri intelligenti.

Diversi scenari diversa evoluzione

Se la vita potesse svilupparsi in ambienti non ostili come il nostro, forse la ricerca di cibo non sarebbe necessaria, perciò non sarebbe nemmeno necessario sviluppare sistemi difensivi per evitare i predatori, ragion per cui non ci sarebbe il processo evolutivo che ha fatto si che l’intelligenza umana si sviluppasse sulla terra.

La tecnologia dipende anche da un mutamento culturale?

Anche qui possiamo prendere come esempio solo e soltanto quello che abbiamo come punto di riferimento, ovvero, la vita sulla terra.
Il cervello umano, è identico a quello degli uomini del secolo scorso, di 500 anni fa, di 2000 anni fa e di 10.000 anni fa. La specie che noi chiamiamo Homo Sapiens, ovvero l’uomo moderno, si suppone sia sulla terra da ben 300.000 anni. Come mai allora, se le capacità intellettuali sono state potenzialmente le stesse, il più grande balzo tecnologico si è avuto dalla metà del 1800 ai giorni nostri? Possiamo presupporre che sia merito del mutamento culturale, che ha permesso a più menti di contribuire all’evoluzione tecnologica, ma non abbiamo nessuna certezza, perciò non possiamo nemmeno lontanamente comprendere come una forma di vita aliena potrebbe evolvere fino al punto di sviluppare una tecnologia in grado di permetterle di comunicare con noi, che poi è quello che ci interessa in questo articolo.

Società individuale o collettiva.

Alcuni insetti, come ad esempio le formiche, sembrano avere un’intelligenza collettiva e non individuale. Potrebbe una società del genere, evolvere un giorno in una società tecnologica? Molte scoperte scientifiche le dobbiamo ad illustri scienziati, a geni della scienza e della logica. Isac Newton, Leonardo da Vinci, Albert Einstein, Stephen Hawking. Una civiltà basata su un modello unicamente collettivo, potrebbe non sviluppare mai individui così geniali da farla progredire verso una società tecnologica.

Calcoli basati su assenza di dati

Come avete visto, calcoli probabilistici basati su un unico dato certo, ovvero la vita e l’unica civiltà esistente sul nostro pianeta, hanno un valore pari a zero. Ergo, sulle civiltà tecnologiche aliene siamo tutti “esperti” allo stesso modo.

Quando gli alieni arriveranno

Se un giorno, una flotta di astronavi, o una nave generazionale raggiungerà il nostro pianeta, sapremo qualcosa di più, ma la mia modesta opinione, che spero sia prima o poi totalmente smentita, è che toccherà a noi viaggiare per la nostra galassia, magari fra centinaia e centinaia di anni, per poterla esplorare e popolare.
Per riassumere tutte queste parole in sola una frase, gli alieni non esistono fino a prova contraria.

Nota della redazione
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Gianluca Preti

Videomaker, grafico, fotografo, appassionato di Milano.

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