Cronaca Lombardia

Quando i bambini scappano dalle comunità e li ritrovi a Rogoredo

Milano. Questa mattina è stata ritrovata la piccola Julie, 17 anni, che ieri mattina era fuggita dalla comunità per bambini tolti alla famiglie Lega del bene fondazione Martinetti, di Pavia.

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Julie era sparita dalla comunità per minori tra l’altro ieri notte e ieri mattina. Non si sa dove abbia passato la scorsa notte, ma oggi poco prima delle 11 era a bordo di un treno proveniente da Pavia. Un capotreno stava controllando biglietti e si accorto di lei, minorenne e senza biglietto. Ha avuto una sensibilità davvero rimarchevole nel sospettare che ci fosse qualcosa che non andava. Ha quindi avvisato la stazione della polizia ferroviaria più vicina, quella della stazione di Rogoredo, che ha disposto un controllo sulla ragazzina.
La polfer Rogoredo ha quindi scoperto che nella banca dati delle forze di polizia c’era la richiesta di rintraccio, derivata dalla denuncia di scomparsa effettuata dalla comunità di Pavia e dai servizi sociali di Lodi, cui la ragazzina è affidata, dopo che si sono accorti della fuga della giovane. La Polfer ha messo al sicuro la giovanissima e avvisato il Pm dei minori che ha disposto il riaffiddamento alla comunità. Quindi alcuni operatori della Comunità sono andati a prenderla in consegna nella stazione di della Polizia ferroviaria di Rogoredo. Anche i genitori erano stati avvisati della fuga, ed erano spaventatissimi, e poi del ritrovamento.

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La storia di Julie

Vi racconto la storia di Julie perchè è un’altro caso di affidi in comunità borderline, di quelli che non avrebbero dovuto avvenire. La sua storia e quella dei suoi genitori è già nota ai giornali, ma uso comunque un nome di fantasia per Julie. E’ per evitare che ciò che scrivo possa pesare sul suo futuro. La sua, e quella dei suoi due fratelli, è una storia che comunque va raccontata. Non è possibile che chi si considera al di sopra dei genitori, al punto da determinare la loro impossibilità di esserlo, la passi del tutto liscia quando i fatti dimostrano che non sono loro stessi all’altezza del compito.

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Julie , insieme ai suoi due fratelli, è stata adottata. Proviene dal Costa Rica. L’adozione dei tre bambini, già grandicelli, è avvenuta sotto lo stretto controllo del tribunale dei minori nella sezione che si occupa delle adozioni internazionali. I genitori sono stati esaminati fin nei più incredibili angoli della loro vita, prima che il tribunale consegnasse loro il decreto con cui li rendeva genitori che potevano accedere all’adozione internazionale. Questa coppia è andata in Costa Rica dove hanno avuto altrettanti controlli. Una volta tornati in Italia con i tre bambini sono stati monitorati fino a che il tribunale non ha deciso che erano degni di diventare a tutti gli effetti genitori. Passano 10 anni, in cui i bambini vanno a scuola, e sono anche bravi, sono seguiti e amati. Si arriva all’adolescenza. Una brutta bestia per tutti, ancora di più per chi ha vissuto traumi infantili della portata di quelli subiti da questi tre ragazzini.

Accusa e assoluzione

Poi il sistema impazzisce, va in tilt, non si fida più nemmeno di sè stesso, e per alcune cavolate scritte o dette dai tre ragazzi, i genitori si ritrovano con una denuncia penale per maltrattamenti e con i servizi sociali che prelevano i loro figli a scuola e li trasferiscono in una comunità per minori. Non glieli lasciano vedere per due anni. Poi, lo scorso settembre, i due genitori sono assolti dal tribunale penale. Come si sa, questo non significa i bambini siano restituiti automaticamente ai genitori. Anzi, pare che, come in altri casi, tra il momento dell’assoluzione dei genitori, in cui il “sistema” si da torto da solo, e il momento in cui chi ha causato il danno cerca di rimediare, passino mesi e mesi di tentativi e di scuse per autogiustificarsi e trattenere i minori sotto lo stretto controllo dello stato, e dei Comuni di residenza dei ragazzi, che pagano fior di soldi pubblici in rette delle comunità per minori.

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Le comunità

Julie è fuggita dalla comunità che avrebbe dovuto tutelarla e farla star bene. Cioè se l’intento di portarla via dalla famiglia era quello di sottrarla a dei pericoli diciamo che la comunità non si è dimostrata all’altezza anche solo della mera custodia. Dovrebbe essere fornita di educatori sgamati, invece Julie, da quanto mi dicono i genitori, non è più andata a scuola da quando è stata ricoverata in comunità. Il suo profilo Facebook, (ne ha un certo numero) è quello di una ragazzina che manca del naturale controllo parentale. Nome e cognome e accessibilità libera a tutti, foto non particolarmente osè ma comunque non prudenti, e una barcata di amicizie con persone con nomi arabi e che dichiarano di abitare in posti del mondo dove sarebbe bene, per una ragazzina occidentale, non aver contatti. Anche una sola di amicizie fb di quel tipo farebbe rizzare il pelo a qualunque genitore.

Questi servizi sociali e queste comunità!!!

Questa mattina, dopo aver saputo della fuga di Julie, ho chiamato i servizi sociali di Lodi per avere delle conferme e per avere dei particolari. Infatti, aiutare nella ricerche di un minorenne che scompare è uno dei doveri deontologici dei giornalisti. Sono emergenze che passano avanti a qualunque altra notizia. Alle 10.49 la dott. ssa Galasso dei servizi sociali di Lodi, mi ha richiamato per dirmi che Julie era rientrata. Doveva aver appena saputo che era stata ritrovata, dopo quasi due giorni che l’avevano persa.
Diciamo che ciò che mi ha detto la dott. ssa Galasso, e anche quello che non mi ha detto, mi ha messo alcune pulci nelle orecchie. Capisco benissimo che i servizi sociali non diano informazioni ad esterni sui casi che trattano, anche se, in quanto funzionari pubblici, devono dare notizie esatte, fin dove possono, ai giornalisti che gliele chiedono. C’è una differenza fra il dare una notizia sbagliata e dire che non si possono dare indicazioni su un dato particolare. Il nostro ruolo è anche quello di guardiani della libertà di informazione dei cittadini. Comuni e servizi sociali non devono nascondere, quindi, dei fatti. Soprattutto questi fatti.

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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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