Living Library. La vita delle persone diventa un libro grazie a“Young effect association”

Grazie alla “Young Effect Association”, nella mattinata di sabato 8 giugno 2019, il parco di Casa Giacobbe è diventato una libreria a cielo aperto dove i libri non si sfogliavano ma si affittavano per circa mezz’ora. La particolarità sta nel fatto che il libro altri non era che una persona che ha raccontato la storia della sua vita, di certo non comune, proprio perché il vissuto era degno di un libro. Sono stati in tutto 13 i “libri” parlanti, ognuno proveniente da una nazione diversa: Inghilterra, Messico, Pakistan, Vietnam, Marocco, Ucraina, Uganda. E poi ancora studenti che rientrano nel progetto Erasmus. Ognuno ha potuto conoscere l’altro in uno scambio alla pari seguendo il motto: “Non giudicare un libro dalla copertina”. Per tutti il rinfresco e la torta

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Le Thuy Dong, 62 anni, Vietnam

Nell’estate del 1979 la Marina italiana portò in salvo 900 profughi vietnamiti in fuga dal regime. Tra loro c’era Le Thuy Dong, oggi 62enne di Susa che ha partecipato all’evento nella città di Magenta in cui vive la nipote. «Non ho avuto scelta – spiega la donna – dopo la fine della guerra del Vietnam, nel 1979, il governo ha sequestrato le terre e, allora poco più che ventenne, avrei dovuto fare il servizio militare al nord mentre io abitavo al sud. Ho dovuto fare dei debiti per imbarcarmi su un’imbarcazione di circa 22 metri che tuttavia conteneva circa 300 persone: morire nel mio paese o morire in mare non faceva differenza e, nonostante la paura di morire, la speranza di potermi rifare una vita era la cosa a cui mi sono aggrappata con tutte le forze». In Italia la signora si è fermata ed è rimasta anche per senso di gratitudine, come ci spiega, nei confronti di chi l’ha salvata e gli ha dato un lavoro da operaia per poter pagare il debito del viaggio. Se non lo avesse fatto, ci sarebbero state ritorsioni nei confronti della madre e dei parenti rimasti in Vietnam. Gli occhi della donna sono ancora lucidi nel rammentare la traversata e mettono in luce la storia che si ripete.

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Jeorge Carretero, 45 anni, Messico

«Da quando nel mio paese, Guadalajara, presero il controllo i narco trafficanti, la vita diventò pericolosa – ricorda Jorge – Mio zio fu rapito e con difficoltà riuscimmo a liberarlo. Nel mio paese facevo l’educatore popolare nelle comunità indigene ma non si poteva continuare a vivere così. Temevo per la mia vita e per quella della mia famiglia. Così ho deciso di fare la specializzazione a Lugano in Filosofia e poi di venire in Italia – prosegue – Qui ho fatto un corso Asa dato che non sono riuscito a farmi riconoscere gli studi e ora ho il permesso di soggiorno come badante. Indietro non possiamo tornare».

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Iram Raja, 25 anni, Pakistan

«Mio papà lavorava a Corbetta e ha voluto che la sua famiglia lo raggiungesse qui perché in Pakistan non c’è studio o lavoro. In Italia ci sono opportunità – premette la ragazza – Sono arrivata qui a 10 anni e le compagne di scuola mi hanno subito accettata. Non sapevo cosa mi aspettava e non è stato facile sapere che dovevo rimanere qua a vivere. Poi però ho conosciuto il luogo e la gente e mi sono trovata bene perché qui in Italia non si ha paura a parlare – prosegue – A parte qualcuno, a Corbetta che mi ha vociferato dietro “è Carnevale?” quando indosso il vestito tradizionale pakistano, qui mi trovo davvero bene. Ho amici, sono estetista e vorrei rimanere qui».

Nota della redazione
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Articolo aggiornato il 08/06/2019 14:38

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