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Matteo Salvini, le sue mani e il giornalismo di sinistra

Politica – Un giornalista ha scritto: “guardando da vicino le mani di Matteo Salvini si capisce che non ha mai lavorato.” Lui non se la è presa, ma si è fatto una domanda:”ma che giornalismo è?”

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congresso lega nord matteo salviniLa risposta è semplice. Non è giornalismo. È una frase denigratoria pescata da un repertorio vecchio e stantio espressa da un giornalista che ha una visione politica di parte e che non è stato onesto con i suoi lettori. La figura dell’uomo che ha i calli alle mani perchè lavora è sorpassata. Lo dovrebbe sapere anche ha descritto le mani di Matteo Salvini. Dall’avvento dei computer anche ai giornalisti è sparito il callo professionale. Si chiamava callo dello scrittore e  si trovava all’interno del dito medio della mano destra (sinistra per i mancini), dove si appoggiava la penna. Io sono nata prima dell’avvento dell’era digitale e lo ho avuto per molti anni. Un fastidio tremendo che dovevo curare  molto. Poi, quando è sparito, colpa dei computer che hanno limitato l’uso della penna, mi sono disperata. Mi sembrava di non lavorare più, senza il mio callo. Di fatto oggi i giornalisti non hanno calli, come non li hanno i chirurghi, come non li ha nessuno. Nemmeno le casalinghe e tantomeno gli agricoltori. Le mani belle e morbide sono una delle caratteristiche di chi vive nell’era digitale, non quella di chi non lavora.

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Questa storia è però un anticipo di quello che ci aspetta nella prossima campagna elettorale. Le camere sono state sciolte da due giorni e la campagna elettorale impostata da Renzi è già posizionata sul binario dell’insulto retorico all’avversario politico e ha una corte abbastanza allargata di persone che gli andranno dietro scatenando la loro fantasia e i loro pregiudizi nel creare nuove interpretazioni della denigrazione. Sinceramente penso sia un atteggiamento insopportabile, specie se viene da un giornalista. O anche da un blogger. E’ lo stesso.

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Non si tratta di non avere o non esprimere idee politiche, di fare o non fare propaganda per un Movimento o un progetto. Io sono una leghista convinta, approvo completamente la linea politica adottata da Matteo Salvini, mi piace come persona, ne ammiro le doti, anche professionali. Lo trovo chiaro, sintetico, concreto e con una forte carica ideale, come deve essere un politico del nostro tempo. Uno che, prima di parlare, mette idee, dati e risultati sul tavolo. Però, come giornalista ora, e come blogger ieri, non mi metterei mai a parlar di lui, o a parlar male dei suoi avversari politici, senza avere dati, teorie e argomenti seri, inerenti alle scelte politiche, da mostrare. La considero una questione di rispetto per i lettori,  per il politico, per me stessa e per la professione di giornalista.

La questione è sempre la stessa. Può un giornalista esprimere idee politiche o fare propaganda? Per me si, se ha l’accortezza e l’onestà di dichiararle e di raccontare i fatti per quelli che sono, senza bugie. Se si fa un commento, specie se è come quello sulle mani belle di Matteo Salvini, bisognerebbe assolutamente dichiarare per chi si vota e di chi si è, o si vuol diventare, addetto stampa. Invece i giornalisti di sinistra si sentono esenti da questa attenzione nei confronti dei loro lettori, specialmente mentre  provano a trasformarli in elettori. La propaganda va bene, ma che sia onesta.

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Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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