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Tre coltellate nella pancia e non vuol dire chi è stato

La scorsa notte intorno alle 2 al pronto soccorso dell’ospedale di città studi, il policlinico, si è presentato un uomo sanguinante.

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Aveva tre larghe ferite da coltellata all’addome. Due superficiali, la terza più profonda. Era solo. Chi lo aveva accompagnato in ospedale è sparito velocemente. L’uomo ha dato il suo nome ai carabinieri chiamati dai sanitari.

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Max Ciavarella nato nel 1973. Poi si è chiuso nel mutismo e non voluto dire chi lo ha ridotto in quel modo. Ai carabinieri che lo hanno interrogato ha detto che era nei pressi dell’ospedale quando era stato pugnalato da degli sconosciuti.

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Le generalità e i documenti sono bastati ai carabinieri del nucleo operativo Duomo a identificare il ferito come un pluripregiudicato, fin troppo ben conosciuto dalle forze dell’ordine e anche ai giornali. Nel 2011, quando era già un pluripregiudicato,  fu al centro di un rocambolesco arresto.  I carabinieri lo avevano sorpreso mentre stava nascondendo un panetto di cocaina.

Tentò di scappare mezzo nudo dal suo appartamento in via Tiepolo, poco lontano da Città studi, chiedendo anche l’aiuto degli altri inquilini del palazzo per sfuggire all’arresto. Un aiuto che non ottenne. Nella sua soffitta, i carabinieri trovarono 2,2 kg di cocaina, per un valore di oltre 100mila euro, e 13mila euro in contanti.  In quel momento, il suo cognome portò a confonderlo con il fratello di un altro Ciavarella, Michel Morris Ciavarella, l’uomo che uccise di botte il povero tassista Luca Massari, che aveva 39 anni, per aver investito un cane scappato al controllo della sua fidanzata.

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Vecchie omertà

I carabinieri stanno indagando sul ferimento di ieri notte. Arriveranno comunque a capire cosa sia successo, nonostante il silenzio del ferito. Un silenzio anomalo per questi tempi. Anche i delinquenti, al giorno d’oggi, tendono a dare il nome di chi li ferisce a coltellate. Non fosse altro che per prevenire il ripetersi della situazione.  Un simile atteggiamento, quel non parlare per fare gli omertosi e il non fidarsi delle forze dell’ordine, fa pensare al rinascere delle faide mafiose antistato degli anni ’70. Un pensiero che porterà sicuramente ad un maggior impegno per comprendere in che ambito si è consumato il tentato omicidio di questa notte.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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