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TTIP news. Analisi e riflessioni dalla Lega Nord nel 2014

TTIP – In tanti in questi settimane si chiedono cosa sia il TTIP e quale sia la posizione della Lega Nord sul trattato che le autorità europee stanno intrattentendo con gli Stati Uniti.  Sin dall’inizio la Lega Nord, a Bruxelles, ha seguito questo argomento con molta attenzione. Specialmente Matteo Salvini nella commissione INTA. Quello che vi propongo è un documento che risale al novembre 2014, scritto da Marco Campomenosi. Campomenosi in quel momento parte del dipartimento Europa dei Popoli – Rapporti Partiti Europei del consiglio nazionale Lega Nord Liguria. Si tratta di un documento pubblico di sintesi, oramai reso datato dall’evoluzione degli eventi legati al TTIP. Specie oggi, all’indomani del Brexit. Può essere, però, comunque utile come punto di partenza, in modo da orientarsi nel difficile argomento.

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ttip posizone lega nord 2014Una prima analisi. Novembre 2014

Diversi sono i momenti di dibattito che negli ultimi mesi si sono svolti in Parlamento Europeo sul negoziato relativo al “Transatlantic Trade and Investment Partnership” (TTIP). Questa breve e non esaustiva analisi è anche frutto degli incontri con i negoziatori della Commissione Europea (CE). Incontro che periodicamente si svolgono a margine delle riunioni della Commissione Commercio Internazionale del Parlamento Europeo (INTA).

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Lo scopo di questa nota è rendere pubblica la posizione di Matteo Salvini in Commissione INTA. Ed elencare, inoltre, alcune delle principali fonti di preoccupazione. Oggi, si badi, le trattative sono in una fase di breve sospensione. Causata sia dal passaggio di consegne da Barroso a Juncker, sia dalle elezioni Americane di “mid-term”. Il settimo round negoziale si è svolto a cavallo dei mesi di Settembre e Ottobre 2014. Il prossimo turno di trattative sarà il primo in cui i negoziatori risponderanno al nuovo Commissario al Commercio Internazionale Cecilia Malmstrom. La Malmstrom ha sostituito il predecessore Karel De Gucht.

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Di cosa stiamo parlando

Una breve nota di contenuto. Il TTIP non è il classico accordo di libero scambio. E’ il tentativo di armonizzare le norme vigenti negli USA e nell’Unione Europea per l’immissione sul mercato di prodotti e servizi.
Certo, il testo conterrà anche un’ulteriore riduzione dei dazi. Questa è stata voluta soprattutto dagli USA per favorire la loro penetrazione nel mercato agricolo europeo. Già oggi, però, tra le due parti moltissime categorie di prodotti sono, nei fatti, già quasi prive di barriere tariffarie.

La critica al TTIP

Secondo la grande industria e la CE, le regole differenti che vigono nei due ordinamenti impediscono all’interscambio UE-USA di raggiungere il massimo potenziale e il TTIP servirebbe, appunto, per semplificare le procedure, renderle omologhe e favorire un aumento delle reciproche esportazioni.
Chi critica il TTIP ritiene, però, che, specialmente in certi settori sensibili, esista un rischio assai elevato che gli standard tecnici e normativi comuni che l’accordo andrà a individuare potranno essere sfavorevoli agli interessi di consumatori e piccole imprese europee. Ecco, di seguito, alcuni degli spunti di riflessione politica su cui la Lega Nord sta lavorando su questo assai discusso negoziato.

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La mancanza di fiducia verso una Commissione Europea

Troppo spesso agisce contro gli interessi dei suoi cittadini e delle sue imprese.
– Non ci fidiamo della Commissione Europea che, in questi anni, proprio in tema di Politica Commerciale (materia, purtroppo, di competenza esclusiva delle Istituzioni Europee) ha dimostrato di non saper (o voler) fare gli interessi di tutti gli Europei, ma di favorire quelli dei Paesi Importatori del Nord Europa a scapito di chi si ostina a produrre e a dare lavoro nel Vecchio Continente.
– Preferiremmo che la CE concentrasse uomini e risorse in azioni di difesa commerciale (contro la concorrenza sleale e l’invasione di prodotti asiatici che violano norme WTO e UE anti-dumping a anti-sussidi). Invece l’Unione preferisce continuare ad aprire negoziati per accordi di libero scambio che, spesso, generano solo rischi per le nostre imprese, anziché opportunità.

Dati troppo ottimistici

– Non ci fidiamo dei dati ottimistici contenuti negli studi (di parte) redatti dalle Istituzioni Europee, secondo cui il TTIP porterebbe grandi benefici all’economia dei 28 Stati Membri dell’UE.
– Gli stessi studi prevedono che la maggior parte del vantaggio da un eventuale TTIP andrà ai Paesi (guarda caso importatori) del Nord Europa (UK e Scandinavi in primo luogo).
– Se la CE presta tanta attenzione agli eventuali vantaggi economici che il TTIP porterebbe con sé,  perché non destano preoccupazione le gravi conseguenze economiche subite dalle nostre aziende dalla guerra commerciale scatenata (guarda caso su stimolo USA) dall’Unione nei confronti della Russia?

Per quale ragione l’Unione continua a invadere le tradizionali aree di competenza commerciale Russa conferendo a paesi come la Georgia, la Moldova e l’Ucraina preferenze commerciali che servono solo a far aumentare la tensione con Mosca e i conseguenti danni per il nostro export?
Un eventuale TTIP compenserebbe i danni che, contemporaneamente, l’Unione sta coscientemente creando all’economia delle nostre imprese sul fronte opposto?

La scarsa trasparenza, specialmente nella fase iniziale

– I negoziati sono stati condotti senza trasparenza anche ben oltre le dovute cautele. La Lega Nord e il Front National hanno più volte invitato la CE a fornire maggiori dettagli sui negoziati in corso.
– Il mandato negoziale conferito dal Consiglio alla Commissione Europea, nonostante noi chiedessimo che fosse reso pubblico fin dall’inizio, è stato desecretato solo pochi giorni fa.
La difficile competizione con un ambiente più dinamico e che difende con forza i propri interessi commerciali

– Le aziende USA vivono in una realtà economica più dinamica. Con uno stato più leggero (sia fiscalmente che a livello di burocrazia). Al contrario, le aziende Europee operano nella realtà mondiale più aperta alla concorrenza dei prodotti altrui, hanno il maggior carico fiscale e il maggior costo causato dalle normative ambientali più severe del pianeta. Partiamo da posizioni troppo differenti. Non potremo mai competere con una realtà dinamica e che investe in innovazione e ricerca come quella USA.

Le lobbies del settore agro-alimentare

– Gli USA fanno molto bene i propri interessi commerciali e le lobbies del settore agro-alimentare influenzano le politiche USA contro le nostre Indicazioni Geografiche, ritenute barriere non tariffarie che impediscono alle merci Americane l’accesso al nostro mercato. In verità, sono proprio le nostre denominazioni a subire la concorrenza sleale di marchi registrati in USA che nulla hanno a che fare con le nostre eccellenze enogastronomiche (il caso del cosiddetto “Italian Sounding”). Se un merito il TTIP avrebbe potuto avere, era quello di poter, una volta per tutte, risolvere quest’annosa problematica. Invece, dal negoziato sta emergendo un testo che poco o nulla dirà a tutela delle nostre Indicazioni Geografiche.

– Dalle poche notizie che giungono da parte dei negoziatori, gli interessi offensivi Europei non stanno raggiungendo risultati soddisfacenti. Detto dell’insoddisfazione per la mancanza di notizie in tema di Indicazioni Geografiche, occorre anche aggiungere che, al momento, nessuna apertura è stata concessa dagli USA nell’ambito degli Appalti Pubblici. Al contrario, l’UE rappresenta il mercato del pianeta più aperto alle intrusioni esterne) e dei servizi finanziari.
– Nutriamo seri dubbi sul fatto che i negoziatori dell’Unione sapranno resistere alle forti pressioni USA per:
1) Eliminare le restanti tariffe doganali sull’ingresso dei prodotti agricoli USA verso l’Europa.
2) Concedere inaccettabili aperture in materia di armonizzazione normativa sugli OGM. Ricordiamo che negli USA non esiste l’obbligo di indicare in etichetta gli OGM. Casomai, al contrario, esiste solo la facoltà di indicare che un prodotto “non è OGM”.

ISDS – Investor-State Dispute Settlement

– Grande preoccupazione suscita l’eventualità che l’accordo contenga una clausola ISDS (Investor-State Dispute Settlement) secondo la quale le imprese USA, in caso di conflitto con uno Stato Membro dell’Unione, potrebbero senza alcun problema aggirarne i tribunali ordinari (la loro burocrazia e i loro tempi biblici) per rivolgersi a una sorta di arbitrato a cui, però, per le stesse problematiche, non potrebbe rivolgersi un’azienda Italiana, costretta a combattere con la burocrazia del Bel Paese seguendo le procedure ordinarie.

Le reazioni in Italia e l’ulteriore perdita di sovranità

– Come fa il Signor Renzi – sostenuto, occorre dirlo, da Confindustria – ad affermare di essere un convinto sostenitore del TTIP se i negoziati non sono ancora terminati e nessuno è in grado di dire se l’armonizzazione normativa UE-USA che ne conseguirà sarà vantaggiosa (in quale misura e per quali settori) per il nostro sistema produttivo e per i nostri lavoratori?
– La sovranità e la competenza di Stati Membri e Regioni non vengono rispettate: già abbiamo conferito a Bruxelles poteri immensi. Ora l’Eurocrazia, trasferendo competenze importanti a testi come il TTIP, condotti senza il parere dei Parlamenti Nazionali, allontana ancora di più dal cittadino-elettore il centro del potere decisionale e normativo. Si pensi solo alle norme relative alla salute, all’alimentazione, all’etichettatura e agli standard tecnici e produttivi.

Con il TTIP gli Stati Membri perderanno ulteriore competenza normativa. Potranno in futuro introdurre norme che differiscono dall’armonizzazione prevista dal TTIP o riceveranno la notifica del ricorso di una multinazionale USA attraverso l’ISDS?

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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