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La HMS Courageous e la battaglia dell’Atlantico

L’inizio dell’invasione della Polonia da parte della Germania il primo settembre 1939 segnò anche l’avvio delle operazioni della Kriegsmarine (la Marina Militare tedesca) nell’Atlantico.

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L'U - Boot U2

Il piano tedesco prevedeva di imporre nuovamente un blocco marittimo alle isole britanniche per limitare l’afflusso di materie prime e viveri per portare il Regno Unito alla resa, come già sperimentato durante la Guerra Sottomarina Indiscriminata nel 1917.
In aggiunta alle attività dei sommergibili e della flotta di superficie, questa volta i tedeschi poterono contare anche sulla Luftwaffe (l’Aeronautica Militare tedesca) per intercettare il naviglio nemico. Il Regno Unito allora affidò alla Home Fleet ed alla Grand Fleet il compito di pattugliare le acque territoriali per limitare le attività tedesche; fra queste navi, vi erano anche alcune portaerei.

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cambiamenti. Social journalism

La HMS Courageous

La HMS Courageous era una delle navi più vecchie in servizio nella Royal Navy. Venne varata nel 1916 come incrociatore da battaglia per la Grand Fleet e venne utilizzata fino alla fine del conflitto in ruoli prevalentemente marginali. Questa nave presenziò al confinamento della Hochseeflotte (la Flotta d’Alto mare Imperiale tedesca) nella baia di Scapa Flow nel 1918 ed al suo autoaffondamento l’anno successivo.

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Nel 1924 vennero cominciati i lavori per riconvertire l’unità in una portaerei in grado di ospitare quarantotto aeromobili; dopo quattro anni la Courageous ritornò in servizio per poi subire ulteriori modifiche nel periodo 1935/36. All’inizio della battaglia dell’Atlantico la Home Fleet utilizzò le sue sette portaerei durante i pattugliamenti antisommergibile. Il 17 settembre 1939 la Courageous, sotto scorta di quattro cacciatorpediniere, si trovava 300 km a largo della costa irlandese in missione di pattugliamento, visto che i mercantili venivano già minacciati dalla Luftwaffe e dalla Kriegsmarine.

La HMS Courageous e la battaglia dell'Atlantico

Nel momento in cui due delle cacciatorpediniere di scorta vennero dirottate (18:00) in soccorso di un’altra imbarcazione sotto attacco, un U-Boot in pattugliamento, individuò la portaerei con soltanto due imbarcazioni di scorta e cominciò ad inseguirla a quota periscopio.

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Dopo quasi due ore (19:50) di inseguimento la Courageous virò a sinistra posizionandosi controvento per permettere il decollo dei Fairey Swordfish; tuttavia con questa virata offrì il fianco sinistro ai tubi lanciasiluri del sommergibile. In quel momento il Kapitänleutnant Otto Schuhart, il comandante dell’U-29, diede l’ordine di lanciare tre siluri da 533 mm in direzione della portaerei nemica.

Due di questi colpirono la Courageous che si capovolse in appena diciassette minuti ed affondo assieme a 518 uomini dei 1 216 dell’equipaggio compreso il Capitano W. T. Mackaig-Jones. Immediatamente l’U-29 dovette immergersi ancora più profondamente per sfuggire alla bombe di profondità lanciate per quattro ore dai due cacciatorpediniere superstiti, che tuttavia non danneggiarono particolarmente l’U-Boot. Nove giorni dopo il sommergibile rientrò nella base di Wilhelmshaven, aggiungendo 22 500 tonnellate affondate ai suoi successi.

Le gravi perdite causate dall’affondamento di una portaerei, in aggiunta al precedente attacco alla portaerei HMS Ark Royal 15 settembre da parte del U-39 ed il successivo attacco alla baia di Scapa Flow 13 ottobre, spinsero l’ammiragliato britannico a ritirare le portaerei dai pattugliamenti antisommergibile ed a rivedere completamente la loro strategia difensiva.

L’inizio della battaglia dell’Atlantico volse a favore del Reich, tanto da indurre Mussolini ad avviare anche la Regia Marina ai combattimenti nell’Atlantico tramite la base BETASOM a Bordeaux. Bisognerà aspettare il 17 dicembre 1939 per vedere un primo successo britannico: in quel giorno infatti la Admiral Graf Spee venne autoaffondata per non cadere nelle mani dei britannici che la avevano confinata nella baia dell’est un’aria del Rio della Plata in Argentina.

Nota della redazione
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Cristopher Venegoni

Sono nato e cresciuto tra Arluno e Ossona e studio giurisprudenza. la mia passione sono gli aerei e il volo, per questo sono guida volontaria al Museo di Volandia, Varese.

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