Europa e formaggio con il latte in polvere. Il perchè di un no

Busto Garolfo – Nelle piazze di molti Comuni padani si trovano le casette dell’acqua e del latte. Un servizio ottimo, un’idea geniale che oggi è diventata simbolo della resistenza ad un’Europa che ci vorrebbe imbottire di cibi di plastica, che vorrebbe imporre il formaggio con il latte in polvere e che ci espone alle conseguenti reazioni allergiche. Un’Europa che entra troppo nelle nostre vite imponendoci modelli e cibi di plastica.

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La casetta dell’acqua generalmente è costruita per diminuire il numero delle bottiglie di pet e di vetro in cui è venduta l’acqua minerale gettate nella spazzatura, spingendo al riutilizzo. Il sistema ha funzionato ovunque sono state costruite: in un paio di anni si abbattono i costi di investimento per la costruzione, le famiglie risparmiano sia sulla spesa sia sulla bolletta dell’acqua sia sulla tassa sulla spazzatura e l’amministrazione diminuisce l’apporto di spazzatura. Ma il vero tocco di genialità è stata la casetta del distributore del latte fresco, appena munto, che funziona anche quando il lattaio è chiuso. Un lattaio che, comunque, non per colpa sua, oggi vende quasi sempre solo il latte lavorato e prodotto industrialmente.
L’idea mi è venuta lì, al momento, oggi pomeriggio a Busto Garolfo, quando, dopo una passeggiata nel parco comunale, ho visto la casetta del latte nella piazzetta del mercato. Perchè no? Voglio provare, a Ossona non c’è né la casetta dell’acqua né, tanto meno, quella del latte. Usare la casetta è facilissimo. Si compra la bottiglietta sterile (20 centesimi) e poi la si mette sotto l’erogatore. Si compera tanto latte quanto ne serve. 1 euro al litro, ma se ne serve meno se ne compra meno. Ne ho preso per un euro e mezzo diviso in tre bottiglie. Erano anni che non bevevo il latte fresco, così fresco, munto questa mattina, da bollire prima di consumarlo. L’ho fatto sobbollire i canonici 20 minuti, come si usava una volta, prima di mangiarlo accompagnandolo con una pagnotta di pane con i semi di sesamo. Mi sono emozionata vedendo che formava la pellicina di panna. Non la vedevo affiorare nella tazza da quando ero una bambina. Ho aggiunto lo zucchero, un po’ di caffè, e ho ritrovato il sapore e la soddisfazione delle cena dalla nonna. E, per la prima volta dopo anni, dopo aver bevuto del latte non ho dovuto correre in bagno a causa della reazione allergica di cui soffro da un paio di decenni.
Ed è stato proprio nel momento in cui è realizzato di aver digerito benissimo il latte fresco, senza nessun sobbalzo o contorsione delle viscere,  che mi è venuto in mente che l’Europa vuol obbligarci a fare i formaggi con il latte in polvere e anche molte altre cose molto strane. Ho sentito che nelle mie viscere qualcosa si ribellava, ma non era il latte, era il mio No all’Europa di quei burocrati nemici delle cose buone. Ho realizzato che la casetta del latte, e anche quella dell’acqua, diventeranno il centro della mia resistenza alimentare. D’ora in poi quello sarà l’unico latte che berò. A proposito, la mia cena tradizionale è costata, in tutto, tra pane, sobbolittura e altro, circa 1,50 euro. Ne è valsa la pena. e mentre pucciavo il pane in quella delizia bianca mi sono tornate in mente le parole che mi ha detto tanti anni fa Gilberto Buson, uno degli indipendentisti del campanile di San Marco, in Veneto. ” Mangiavamo maiale, che era buonissimo e poco costoso. Ci han detto che ci faceva male ed aveva il colesterolo e abbiamo smesso di mangiarlo. Ora ce lo servono al ristorante, lo chiamano cinghiale e ce lo fanno pagare come se fosse oro, ma è sempre il nostro maiale con la polenta.” Perchè lo tolleriamo? Perchè ci lasciamo prendere in giro? Resistiamo.

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Nota della redazione
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Articolo aggiornato il 14/08/2015 10:24

Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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Testata registrata presso il Tribunale di Milano n. 47/2020 del 3/06/2020 Direttore responsabile Ilaria Maria Preti
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