Prendimi per mano. Percorso gratuito per i bambini di Corbetta
Prendimi per mano è un’emozionante collaborazione tra lo Spazio Montessori di Cerello, frazione di Corbetta, e lo Studio Stregatto di
Dietro a questo episodio c’è un’altro di quei strani casi ossonesi che spiegano come a Ossona sono amministrati i beni pubblici. Come sempre, qui si danno delle spiegazioni e al lettore sono lasciate le conclusioni che preferisce.
Gli appartamenti dedicati agli anziani che sono situati all’inizio di via Baracca sono di proprietà comunale ma non sono delle case popolari. Si tratta infatti di uno dei primi esperimenti di housing sociale effettuati in Lombardia e che dobbiamo a Enrico Vismara, che ne seguì la costruzione quando era assessore, parecchi anni fa. Gli appartamenti , dedicati rigorosamente ai residenti ossonesi che hanno superato i 65 anni e sono quindi pensionati, sono costruiti in modo da essere adatti al massimo ad una coppia di anziani. All’interno della Corte vi è anche lo spazio per garantire la presenza continua di assistenti sanitari e di educatori.
Le misure, le altezze, l’impiantistica era pensato tutto a rendere la vita più semplice e autonoma a chi diventa anziano. Erano state costruite anche per facilitare la vita ai giovani, figli o nipoti, che volevano sposarsi, in quanto gli anziani spesso possedevano appartamenti di proprietà troppo grandi per loro mentre figli e nipoti erano costretti a vivere in appartamenti piccoli e in affitto.
Vendite, permute e difficoltà in cui si ritrovavano in quei tempi le famiglie di Ossona avevano convinto la giunta di allora a accettare la soluzione di costruire una comunità protetta per gli anziani che, così, avrebbero lasciato le case di proprietà ai figli e a nipoti e risolto molti problemi di abitazione.
Con il sostegno economico di un altro ente, non ricordo se fosse stata Regione Lombardia o direttamente lo Stato, il Comune di Ossona finanziò la ristrutturazione di un antica corte di via Baracca. Questi appartamenti sono richiedibili tramite una domanda da fare in Comune, il quale stila un graduatoria annuale nella quale il punteggio più alto è dato alla necessità fisica familiare e non alla mancanza di reddito. Una postilla al regolamento di affidamento delle case per gli anziani dice che nel caso in cui in lista non vi siano ultra 65enni, queste case possono essere, temporaneamente, affidate ad altri che ne facciano domanda. S’ intendeva, in questo modo, dare un aiuto a chi aveva altri motivi per rivolgersi all’Housing sociale come, ad esempio, persone con handicap gravi e con una autonomia limitata, ma che percepiscono una pensione e spesso anche quella di accompagnamento all’invalidità.
Un Comune piccolo come Ossona, con il suo bilancio limitato, non potrebbe mai permettersi di mantenere delle vere e proprie case popolari. In realtà, nessun Comune può permetterselo, nemmeno quelli più grandi. Infatti, le case popolari sono affidate alla gestione dell’Aler che, essendo a livello regionale e avendo anche un patrimonio commerciale che garantisce reddito, può gestire casi sociali e garantire la casa a un affitto simbolico a chi è senza lavoro e entrate economiche fisse.
Il fatto che persone senza pensione e senza reddito, e con una età inferiore ai 65 anni, siano state sistemate all’interno della casa degli anziani è uno dei vari sintomi del raffazzonamento e carenza gestionale con cui sono da tempo amministrate le deleghe assessorili ai servizi sociali a Ossona. Il costo di mantenimento, fra spese e manutenzione ordinaria e straordinaria, delle case degli anziani è infatti tale che non si può pensare che possa essere completamente a carico del Comune.
Anche chi ha diritto alla casa popolare, comunque, deve pagare le spese condominiali, e se gli si rompe un tubo internamente, lo deve sostituire a spese sue. Può arranggiarsi e trovare la soluzione che vuole, ma non può pretendere che la comunità se ne faccia carico. Affidare una delle case delle case degli anziani ad una persona che non ha lavoro nè pensione è stato un gravissimo errore dei servizi sociali. Cosa avrebbe dovuto fare il comune per garantire il diritto alla casa era semplice: intervenire con Aler.
E’ una questione di organizzazione e di conoscenza di leggi, di economia e di finanza. Facendo fare alla famiglia una domanda all’Aler, si trova il sistema di affidare a chi rimane senza casa e senza lavoro una vera casa popolare che non sia a carico del bilancio comunale.
Articolo aggiornato il 17/08/2014 21:55
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I pompieri in via Baracca a chiudere i rubinetti non ci son MAI stati, ma trattasi di 2 volontari Ossonesi che senza pubblicità hanno cambiato il rubinetto rotto (a loro spese ) permettendo così l'uso anche se precario del bagno
anche per questo dicevo che ero un po' perplessa della notizia che circolava.... su settegioni sembrava proprio che la richiesta di intervento ci fosse stata. (ilaria)
infatti la cosa mi aveva lasciato un po' perplessa, Domenico. Come al solito i volontari di Ossona si distinguono per la loro generosità, però il discorso non cambia. e' stato fatto un grave errore di fondo in quell'affidamento. Non perchè non bisognasse dare al casa alla signora Pesce,anzi, ma perchè è la tipologia di casa, e di convenzione, completamente sbagliata dal punto di vista amministrativo.