La Casa d’accoglienza di Magenta compie 25 anni. Sempre più ospiti italiani fragili. Stasera la passeggiata dell’accoglienza.

Di anni, da quel 22 maggio 1987 in cui si costituì l’Avas (Associazione Volontaria Accoglienza Solidarietà onlus) con atto notarile, ne sono passati ben 25. La Casa d’accoglienza «Maria Rosa» Oldani», sita in strada per Pontevecchio di Magenta, ha così festeggiato il primo quarto di secolo di storia e lo ha fatto con una mostra iconografica, ma anche con una serie di eventi che raccontano il percorso evolutivo della struttura e dei volontari.

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Oggi di volontari Avas se ne contano una settantina e la Casa è in grado di ospitare una ventina di persone che vengono accolte per un periodo standard che va da uno a tre mesi e che comunque può essere ben più dilatato in quanto, chi viene ricevuto, non è certo un numero ma una componente di questa grande famiglia estesa. Per gli ospiti viene definito un percorso personalizzato fine al loro reinserimento o inserimento nel tessuto sociale e lavorativo.

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Solitamente è il connubio organizzativo di Avas, Servizi Sociali, parrocchia, «Non di solo pane» (refettorio di via Moncenisio, Magenta) o anche delle forze dell’ordine come i Carabinieri a favorire l’inserimento in struttura. Ma c’è anche chi, più semplicemente, bussa alla porta della Casa d’accoglienza in quanto qui, recentemente, è stato introdotto anche per esterni in difficoltà il servizio doccia, guardaroba, e riparo-emergenza dal freddo.

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Una realtà in evoluzione

Com’è cambiato il tessuto sociale di chi si rivolge alla Casa d’accoglienza? «Spesso si pensa erroneamente che la struttura sia meta soprattutto di stranieri. Non è così – premettono i volontari – Abbiamo avuto dei picchi storici, come nel 1994, durante i quali gli ospiti provenivano in prevalenza dall’Europa dell’Est (albanesi, kossovari, ex blocco sovietico) perché giungevano in Italia per trovare un lavoro.

Comunque sia, gli italiani rappresentavano già allora il 35% degli ospiti. Ora che di lavoro non ce n’è per nessuno, questa categoria è diminuita – proseguono – Sono invece passati dall’1% al 13% gli asiatici (sri lankesi, pakistani ecc.), ma gli italiani sono saliti al 39% e, oltre alle donne in difficoltà o maltrattate (italiane o straniere), ai papà single in difficoltà dopo la separazione, ai rifugiati, il numero degli ultra 60enni italiani è raddoppiato. C’è anche chi perde la casa a seguito della perdita del lavoro.

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Nel 1994 avevamo invece a che fare soprattutto con persone di età inferiore ai 30 in temporanea difficoltà economica o sociale – aggiungono – Oggigiorno trattiamo spesso persone che hanno concluso un percorso riabilitativo sociale e che si trovano senza casa e famiglia. Anziani in difficoltà economica e sociale. Insomma, la difficoltà sta proprio nel tipo di fragilità difficile da risolvere e che, associata all’età, rende spesso arduo ragionare su un progetto individuale di reinserimento completo in società».

La passeggiata dell’accoglienza

Stasera, giovedì 25 maggio 2019, si terrà la passeggiata dell’accoglienza con meta finale alla Casa «Maria Rosa Oldani» a cura del Centro didattico di Valentina Milanta e Marcello Mazzoleni. Si toccheranno i luoghi storici magentino che hanno segnato la storia cittadina dell’accoglienza. Il ritrovo è alle 20.45 in piazza mercato.

Nota della redazione
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Articolo aggiornato il 23/06/2019 15:09

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